Il giocattolo si è rotto. Tesla ha registrato una diminuzione degli utili del 44%, il titolo è calato del 9% in Borsa ed Elon Musk ha perso in solo giorno 16 miliardi di dollari. Lui può permetterselo, ma questa debacle è la dimostrazione che sono sempre meno quelli che possono permettersi le sue auto elettriche. E il miliardario deve essersene accorto visto che per ben due volte ha abbassato i prezzi di listino dei modelli più venduti.
Questa situazione non riguarda soltanto i veicoli elettrici di Tesla, ma tutto il settore: le auto sono troppo costose e non sono in molti quelli che possono comprarla. A dire il vero lo andiamo ripetendo da almeno un paio d’anni. Il combinato disposto tra inflazione, necessità di fare cassa per investire sulla tecnologia elettrica e l’azzeramento degli sconti ha fatto crescere il prezzo di tutte le auto oltre il livello di guardia. Ora se ne stanno accorgendo un po’ tutti.
Xavier Martinet, direttore vendite, marketing e operazioni della Dacia, ha osservato che, nonostante le immatricolazioni Ue delle auto nuove siano in crescita rispetto allo scorso anno, esse rappresentano sempre un calo del 22% rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia. «Inflazione e normativa europea», ha spiegato Martinet, «fanno crescere i prezzi delle auto, che diventano quasi dei beni di lusso. C’è una parte del mercato che non esiste più, si tratta di clienti che non possono più comprare un’auto nuova».
Mark Fields, Ceo di Ford dal 2012 al 2017, ha sottolineato, invece, che negli Usa il prezzo medio delle auto nuove è oggi il 30-35% più alto di quello del 2020 e anche le auto usate sono diventate più care di una percentuale simile. E visto che negli Stati Uniti, come in Italia, quasi tutti comprano le auto a rate, quest’ultima è arrivata in media a 760 dollari al mese e bisogna guadagnare almeno 100 mila dollari lordi l’anno per potersi permettere un’auto nuova, senza rischiare di trovarsi dopo a non poter pagare la rata.
Forse la cifra è un po’ esagerata, dettata forse dal diverso atteggiamento verso i prestiti degli americani, ma anche in Italia la situazione non è molto differente. Secondo un’indagine del Centro Studi di AutoScout24, il portale di annunci auto e moto, il prezzo medio delle 10 auto nuove più vendute nella fascia entry level è passato dai 10.590 euro di 20 anni fa ai 21.040 euro del 2023. Si tratta di un rincaro quasi doppio (+99%). E se nel 2003 per acquistare un’auto nuova di piccola cilindrata occorrevano 4,7 redditi familiari. Oggi ne servono 7,7. I dati, però, si riferiscono esclusivamente alle auto diesel e benzina: chi vuole un’auto elettrica deve rassegnarsi a pagare 12,8 mensilità del reddito familiare totale, stimato in 35.130 euro.
Negli ultimi due anni il prezzo della Fiat Panda è aumentato di 1.750 euro, quello della Lancia Ypsilon di 1.800 euro e quello della Dacia Sandero di 3.450 euro (Martinet dove sei?). Tutte costano attorno ai 16 mila euro e per ottenere un prestito di quattro anni per acquistarle bisogna sborsare circa 400 euro al mese. Il prezzo medio di vendita delle auto in Italia è, però, di circa 28 mila euro e in questo caso la rata del prestito è superiore ai 700 euro al mese. Secondo i dati Istat, la retribuzione media annua lorda per dipendente in Italia si aggira intorno ai 27.000 euro, che corrispondono a uno stipendio mensile di circa 1.600 euro. Queste cifre dimostrano al di là delle medie, come sia a dir poco complicato, per una larga parte degli italiani affrontare la spesa per l’auto, anche a rate.
Con l’avvento dell’auto elettrica la situazione non è destinata a migliorare. Tocca sperare nelle auto cinesi. In ogni caso c’è un piano B: tenere l’auto vecchia fino alla consunzione con buona pace dell’età media del parco auto circolante, già alta, e dei piani green dell’Unione europea.
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