L’Ospedale della Fiera di Milano riempie le pagine di cronaca: non serve più (che non sia il caso di attendere almeno l’autunno prima di dirlo e di smantellarlo?…); anzi non serviva affatto.
Eppure Guido Bertolaso – rientrato appositamente in Italia per costruirlo (e l’Ospedale è stato effettivamente costruito a tempo di record, come il ponte di Genova) – è stato sua volta ricoverato in terapia intensiva a Milano, al picco dell’epidemia. Eppure a Milano ancora a fine maggio si registrano decessi da coronovirus.
Eppure l’Inps (del presidente pentastellato Pasquale Tridico, sotto la competenza della ministra pentastellata del Welfare Nunzia Catalfo) afferma che le cifre dei decessi fornite dalla Protezione civile (sotto la competenza del “premier unico” pentastellato Giuseppe Conte) sono false per largo difetto. E non serve certo l’ennesimo episodio di inciviltà istituzionale targato M5s per alimentare più di un sospetto sul fatto che troppi italiani (troppi lombardi, troppi milanesi) vadano riclassificati come “caduti ignoti” dell’epidemia. Malati “a insaputa” di chi invece avrebbe dovuto sapere: e avrebbe potuto far ricoverare – e salvare – nell’Ospedale della Fiera. Un ospedale tenuto vuoto mentre i cimiteri hanno continuato drammaticamente a riempirsi. Un ospedale “inutile”? Ma molti milanesi non hanno avuto la fortuna del segretario del Pd, Luca Zingaretti, ammalatosi a Milano, immediatamente “tamponato” al rientro a Roma e curato a casa sua (non senza qualche sussurro mediatico sulle terapie “ad personam” prestategli a domicilio).
“Fuori i nomi” dei contributori all’Ospedale della Fiera, viene intimato: come se Silvio Berlusconi – che aveva preannunciato una donazione di 10 milioni – “non potesse non essere” un esportatore illegale di capitali desideroso di utilizzare l’Ospedale della Fiera come scudo fiscale. O un pericoloso “resistente” alla fiscalità sovietica del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
Nessuno o quasi – invece – chiede a che punto è la “risposta democratica” all’Ospedale della Fiera di Milano. Ansa, 11 aprile, da Bologna: “Un hub nazionale per mettere a disposizione di tutta l’Italia 146 posti di terapia intensiva per affrontare l’emergenza Coronavirus. Lo ha annunciato la Regione Emilia-Romagna, presentato insieme al ministro della salute Roberto Speranza, sarà realizzato in due mesi e sviluppato su cinque poli, con un investimento da 26 milioni. La protezione civile metterà a disposizione l’attrezzatura, mentre l’intero progetto è realizzato con la collaborazione e la consulenza del Politecnico di Milano per la progettazione e di Emergency per la gestione. Tutte le strutture diventeranno definitive e resteranno anche una volta passata l’emergenza”.
Chissà se il budget era ricompreso nel primo decreto del 17 marzo, nei 6 “fantastiliardi” inviati via Facebook dal premier al commissario Domenico Arcuri. Aiuti che molti italiani non hanno mai visto, anche se probabilmente è dipeso dalla Regione di cui erano residenti.