“Le indagini si devono fare ma con l’equilibrio indispensabile quando sono in gioco da un lato il diritto alla salute e alla vita, dall’altro il grande sforzo, possiamo dire eroico, compiuto dal sistema sanitario nell’emergenza”. Nel presentare il nuovo sito della Procura Generale presso la Corte di Cassazione, il Pg Giovanni Salvi ha enfatizzato l’importanza dell’uniformità dell’esercizio dell’azione penale da parte delle 140 Procure italiane. E l’archivio delle “linee guida” che si va arricchendo sul sito della Procura di Cassazione si propone come strumento di trasparenza democratica reale: all’interno del sistema giudiziario, presso i cittadini interessati a vario titolo da inchieste e processi, verso la più generale opinione pubblica.
Nel 2020 la Procura Generale si è ritrovata fortemente impegnata su due terreni che l’emergenza Covid ha visto fondersi sotto i fari dell’attenzione giudiziaria: la definizione di “colpa medica” e le crisi d’impresa.
Nel merito, le linee guida sulla responsabilità sanitaria puntano sull’individuazione di “comportamenti alternativi leciti” da parte di un operatore sanitario accusato di un errore; oppure sull’elaborazione di “una cronistoria dettagliata delle conoscenze scientifiche acquisite”, al fine di stabilire se si potesse pretendere, in un determinato momento, “un comportamento organizzativo e terapeutico diverso” da quello contestato. Sotto i riflettori delle guidelines anche il momento e il luogo, cioè le differenze fra una fase e l’altra dell’emergenza, nonché le specificità di singole situazioni. Il documento, ha sottolineato Salvi, ha visto il ministero della Salute – cioè il Governo Conte – come interlocutore tecnico.
In parallelo le linee guide sulle crisi d’impresa – in cantiere già prima dell’epidemia – guardano al rischio di irregolarità nell’accesso ai finanziamenti straordinari alle aziende messe in difficoltà dal contraccolpo recessivo: soprattutto nel nuovo orizzonte disegnato dal Recovery fund Ue. L’esigenza è quella di prevenire/reprimere illeciti, soprattutto veicoli di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. “Gli allarmi che abbiamo ascoltato di recente sono utili – ha detto Salvi -, ma non devono diventare un boomerang che renda complicato l’accesso o addirittura l’arrivo dei finanziamenti”. Parole che a qualche orecchio hanno evocato l’accenno alla “sensibilità istituzionale” riconosciuta dall’allora Premier Matteo Renzi alla Procura di Milano all’inaugurazione dell’Expo di Milano 2015.
“Le nostre linee guida non sono vincolanti – ha sottolineato in conferenza stampa il Pg della Cassazione – ma non sono neppure semplice documentazione da convegno. I compiti affidati dalle leggi in vigore alla Procura generale la impegnano assieme alle Procure presso le Corti d’Appello a elaborare linee-guida come un contributo all’autorevolezza dell’esercizio dell’azione penale da parte dei procuratori della Repubblica. Il nostro è uno stimolo ad approcci il più possibile omogenei nell’esercizio dell’azione penale, anche se le procure rimangono non sottoposte ad alcun coordinamento gerarchico”. Il sito web della Procura generale si propone dal canto suo come strumento “con cui l’azione delle singole procure può essere confrontata con gli orientamenti più generali all’interno del sistema giudiziario. E’ uno sforzo di dare concretezza alla responsabilità costituzionale, all'”accountability” del lavoro del Pm”.
Dalle parole di Salvi non è dunque emersa alcuna prospettiva di gestione giudiziaria accentrata degli enormi impatti socio-economici della pandemia. Ma si tratta di un terreno ancora praticamente inesplorato dai Pm. Se infatti sono già finiti nel dimenticatoio i primi dossier “sanitari” aperti per atto dovuto dalle Procure di Lodi e Padova nei primissimi giorni, è stato solo alla fine del lockdown che i magistrati inquirenti hanno cominciato a esaminare ipotesi di responsabilità istituzionale della Presidenza del Consiglio, del ministero della Salute e degli altri dicasteri oltreché, naturalmente, dei governi regionali.
Se vi sarà o no una qualche “Norimberga” – e con quali imputati, per quali reati – per i 30mila morti di Covid, non è quindi ancora dato sapere.