Il Pnrr e l’intera sua gestione sta tenendo, e terrà, ancora banco per parecchio tempo. Nella propria denominazione “Piano nazionale di ripresa e resilienza” vengono ricordati i due principali fattori che fanno, e faranno, bene all’Italia: la ripresa e la resilienza. Ripresa e resilienza, oggi, ancor più necessari per poter partire o, forse, è meglio parlare di ripartire focalizzando l’attenzione al solo interesse del “Piano nazionale” che, invece, guardando alla recente cronaca appare assai distante dalla concreta realizzazione. Attualmente, se di cosiddetta “resilienza” dobbiamo parlare, quest’ultima dote è da ritrovarsi solo in capo all’effettiva riuscita del Piano stesso. Problematiche legate alla terza rata o, fin da ora, in vista della prossima e futuristica quarta tranche sono all’ordine del giorno.



Ha ragione il Premier Meloni quando ricorda di evitare l’autolesionismo tutto italiano affermando «non si può sempre fare il Tafazzi di turno anche quando le cose vanno bene perché non ci aiutiamo». Questo avviso riguarda il quotidiano vivere di ogni Governo italiano. Ieri, ancora una volta (purtroppo), riprendendo le gesta del comico personaggio Signor Tafazzi e il suo fare, abbiamo potuto assistere al ricorso della famigerata e caratteristica bottiglia di plastica che, presa con decisione, ha assestato un gran bel colpo. Anzi, a dire il vero, si tratta di 152 colpi: tutti sul tanto atteso e finora litigato Pnrr.



Calandoci nel merito di questo recentissimo “inconveniente” (magari lo fosse), nella tarda mattinata di ventiquattro ore fa, il Direttore della UIF, Enzo Serata, ha presentato il Rapporto Annuale sull’attività svolta dall’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF) nell’anno 2022. In apertura di relazione è stato fin da subito rilevato come ci siano state oltre 155.000 segnalazioni di operazioni sospette (cosiddette SOS) che, se paragonate all’anno 2021, vedono un incremento di oltre l’11%.

Successivamente, guardando ai denominati Profili di rischio, un particolare accento è stato posto su quell’attuale, tanto dibattuto, e ancora incompleto Pnrr: «Parallelamente all’entrata a regime del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono pervenute prime informative a esso collegate, delle quali oltre la metà rientra nel ristretto numero di comunicazioni della Pubblica amministrazione, peraltro in buona parte proveniente da un unico segnalante. Le relative casistiche hanno spesso evidenziato la presenza di reti di imprese che hanno indebitamente beneficiato di finanziamenti agevolati o che hanno utilizzato in modo distorto le risorse erogate, frequentemente trasferite all’estero».



Soffermando, pertanto, l’attenzione al solo Pnrr, dal Rapporto Annuale, si può riscontrare come ci sia stata una collaborazione attiva della Pubblica amministrazione, ma, nonostante tale introduzione, i risultati siano alquanto modesti: «Nonostante non ci siano dubbi circa il ruolo attivo richiesto alla Pubblica amministrazione nella prevenzione del riciclaggio, i dati raccolti dalla UIF non sono molto incoraggianti e indicano la necessità che il comparto pubblico provveda quanto prima a rinforzare il quadro dei presidi di prevenzione e dell’antiriciclaggio in particolare». Proseguendo, nella consultazione dell’intero rapporto, si giunge all’agognato mal-essere rilevato e riconducibile al solo e unico Pnrr: «Nel 2022 l’Unità ha ricevuto 152 segnalazioni di operazioni sospette classificate come attinenti al Pnrr (di cui oltre il 27% relative a contesti potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata) per un importo complessivo dell’operatività sospetta segnalata superiore a 264 milioni di euro. Oltre la metà sono state inoltrate dalla Pubblica amministrazione, mentre la parte residua principalmente da banche e Poste».

Quell’ammontare complessivo «superiore a 264 milioni di euro» deve far riflettere. Un paradosso. Incuranti degli sguardi (molti) soprattutto “esteri” rivolti al nostro generale operato, noi italiani, nel corso dell’anno 2022, abbiamo iniziato a distinguerci ancor prima di poter avviare il completamento di quanto a noi (speriamo) dovuto. Uno spreco e, allo stesso modo, una riconferma agli occhi dei tanti che vede una Italia, una parte d’Italia, prendere immediatamente il “tutto e subito”. Una credibilità che, seppur riconquistata mediante i recenti numeri di natura economica, vede svilire i neoritrovati fattori per una sana competitività: non solo nazionale a casa nostra, ma, anche in chiave internazionale. Quel poco più di un quarto di miliardo di euro in analizzate “segnalazioni di operazioni sospette (SOS)” non passerà inosservato. Non saranno certamente le sole, infatti, guardando sempre al rapporto presentato, emerge come «Nei primi quattro mesi del 2023 il numero di segnalazioni di operazioni sospette ricevute si è attestato a 51.956 unità, con un incremento dell’8,2% rispetto allo stesso periodo del 2022». Nell’insieme di queste ultime non è presente un dettaglio concernente quelle relative al solo Pnrr, ma, i dubbi su di un loro possibile ridimensionamento non appaiono concreti. Il Pnrr navigherà a vista alla ricerca di un approdo sicuro. Nel frattempo, però, nel Paese Italia, il Pnrr ha già ricevuto la sua prima “richiesta di soccorso” (SOS).

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