La querelle sul Festival della Bellezza di Verona si è accesa e spenta nell’arco di una notte, tutta interna alla setta mediatica del Politically Correct nazionale. Non senza lasciare qualche istruttivo effetto epifanico.

Dunque: la scrittrice Michela Murgia, in prima pagina su un importante quotidiano, ha lanciato una fatwa contro la manifestazione apertasi ieri nell’Arena scaligera con una performance dello scrittore Alessandro Baricco. Il panel di “Eros e bellezza” è pressocché interamente composto da artisti e letterati uomini: quindi – a stretti canoni PolCorr – intollerabilmente sessista.



Le ha risposto a giro immediato, sulla stessa prima pagina, uno dei nomi di spicco del cast veronese: Michele Serra, primus arbiter – nella sua rubrica quotidiana – di ciò che in Italia è Corretto o Scorretto. Serra – per farla breve – ha scritto in pubblico alla “compagna Murgia” di comprendere le sue ragioni eccetera; ma di non aver nessuna intenzione di disdire la sua partecipazione. L’onesta normalità produttiva dell’industria delle kermesse culturali estive, dunque, must go on: soprattutto nel volgere febbricitante e gramo dell’estate 2020, quando anche per i produttori di carmina sembra tornare lo spettro della mancanza di panem.



Sullo sfondo Correct, intanto, la Politique non sembra più venire d’abord: sebbene proprio su questo fronte – più “sangue e melma” – Murgia qualche buon argomento per attaccare Serra & C. l’avrebbe avuto. Ma forse l’ha tenuto nella penna per non scoprire – per dirla con Karl Marx – altre “contraddizioni interne” al Politicamente Corretto italiano.

Il Festival della Bellezza – per il settimo anno – è infatti promosso da Comune di Verona e Regione Veneto. Sulla seconda è presto detto: durante il Festival si terrà – anche a Verona – il voto per il rinnovo del consiglio regionale veneto. L’esito è strascontato: il governatore leghista Luca Zaia sarà confermato per un terzo mandato, con una fiducia personale che i sondaggi stimano oggi a cavallo del 75% (sarebbe la più alta mai registrata da un governatore nella storia repubblicana). Il candidato Pd – il poco noto vicesindaco di Padova – non viene accreditato di più del 16%. M5s è fuori gioco.



Non è un caso, nel frattempo, che l’emergenza Covid abbia cementato un curioso feeling fra Zaia e il governatore della confinante Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, confermato a furor di popolo in gennaio da Sardine & C. contro il leader leghista Matteo Salvini: ma sembra già un’eternità fa. Oggi Bonaccini (pre-candidato alla guida del Pd) e Zaia (pre-pre-candidato premier o vicepremier di un ipotetico governo Draghi) parlano spesso all’unisono e in dissonanza con chiunque altro in Italia: sulle strategie sanitarie anti-epidemia, sull’autonomia speciale, sui recovery fund regionali per infrastrutture e innovazione industriale. Sarà (anche) per questo che il bolognese Serra non ha battuto ciglio nell’accogliere un invito co-firmato da Zaia?

La città di Verona e la sua amministrazione – un centrodestra composito con un sindaco vicino a FdI – restano dal canto loro assai poco “presentabili” per i chierici PolCorr. Anzi, sono diventate negli ultimi mesi bersagli esemplari: alzatevi al mattino e sparlate di Verona, non sbaglierete mai e farà bene a tutti, anzitutto ai veronesi.

Non più tardi di un paio di settimane fa, ci si è esercitato un inviato dello stesso quotidiano di Murgia e Serra. La sera prima Verona era stata spazzata da un tornado e il giornalista ci ha subito sparato dentro un tweet correttissimo: “Sono vicino a #Verona e ai veronesi per il nubifragio che ha messo in ginocchio la città. I loro concittadini nazifascisti e razzisti che da anni fomentano odio contro i più deboli e augurano disgrazie a stranieri, negri, gay, ebrei, terroni, riflettano sul significato del karma». Insomma: la bomba d’acqua e l’esondazione dell’Adige i veronesi (politicamente scorretti) se le sono cercate; Dio nei cieli c’è ed è politicamente corretto.

Il sindaco Federico Sboarina impegnato a sgomberare il centro da fango e detriti, ha reagito con un relativo aplomb, ma questo non gli ha risparmiato un comunicato di solidarietà dei colleghi al giornalista “vittima di campagna d’odio”, naturalmente di stampo fascista eccetera. Il trafiletto è uscito in pagina a poca distanza dall’Amaca quotidiana di Serra. Il quale chissà se l’ha visto. E comunque ha mantenuto il Festival del Comune di Verona nella sua fitta agenda di professionista dello showbiz.

Proprio sul Fronte dell’Odio Verona è finita in mezzo anche alla narrazione PolCorr per eccellenza: la santificazione civile della senatrice a vita Liliana Segre. Alla quale anche il Consiglio comunale di Verona aveva votato l’attribuzione della cittadinanza onoraria, inizialmente accettata dalla senatrice. Che poi però l’ha rispedita al mittente quando ha appreso che la stessa amministrazione stava valutando l’intitolazione di una via a Giorgio Almirante, storico leader del Msi.

Uno scontro – quello acceso dalla Segre – che ha fatto però alzare qualche sopracciglio, non solo a Verona. La stessa senatrice, infatti, è stata obbligata a chiedere ospitalità al correttissimo salotto televisivo di Fabio Fazio per spiegare come mai suo marito fosse stato candidato al Parlamento proprio nelle liste Msi. Nel 1979, quando Almirante era ancora segretario.

Più folkloristico – ma non meno mediatico – è stato il ballon giocato da Mario Balotelli, beccato da un “buuu” inequivocabilmente scorretto e razzistico dai tifosi gialloblu durante l’ultimo Verona-Brescia. Il centravanti – autopromossosi per un giorno icona ante-litteram del Black Lives Matter – è riuscito a conquistare perfino la homepage globale del Financial Times: immemore, quest’ultimo, che proprio le passate stagioni di Balotelli in Premier League avessero visto iniziare la sua parabola discendente di sregolato milionario dello star system pallonaro internazionale, incorreggibilmente inviso ai tifosi di svariate latitudini, etnie e fedi calcistiche per ragioni eminentemente sportive. Tanto che la carriera di Balotelli – poche settimane fa – ha registrato il licenziamento in tronco anche da parte del club bresciano.

Non sarà però questo a togliere di dosso a Verona la scomunica laica PolCorr, unanime e immodificabile. Salvo forse che per Serra: magari soltanto per la sera di sabato 19. Con Gianni Morandi on the stage al Festival della Bellezza.

Domani, naturalmente, domenica elettorale, è un altro giorno. Anche se proprio di fronte al bivio referendario, il partito trasversale PolCorr italiano sembra diviso, non meno del Pd, non meno di M5s. Mi si nota di più se voto (dico di votare) Sì o No? Entrambe le opzioni presentano profili di scorrettezza. Così come anche il rimanere in silenzio o il non andare a votare. Per non parlare della sintonia con i media datori di lavoro.

Comunque, se anche vincerà il No, se (più probabilmente) a Verona FdI si rafforzerà ancora e Zaia verrà proiettato nell’orbita politica nazionale, il Festival della Bellezza rimarrà una garanzia.