È arrivata infine la lettera di richiamo della Bce sull’ipotesi di tassa straordinaria messa sugli extra utili bancari sul tavolo dal Governo italiano. È giunta in un giorno forse non casuale: nelle stesse ore è stata infatti ufficializzata la nomina di Claudia Buch, vicepresidente della Bundesbank, a nuovo capo del Consiglio di Supervisione della Bce. Buch succede all’italiano Andrea Enria al vertice della vigilanza bancaria nell’Eurozona. Però non è scontato che gli appunti tecnocratici della Bce sortiscano l’effetto di cancellare la “windfall tax” dalla Legge di stabilità italiana (atto politico) per il 2024.
Anzitutto: l’argomento usato dall’Eurotower è apparso discutibile quando vi hanno fatto ricorso i media finanziari internazionali nelle polemiche roventi dei primi giorni. Il prelievo forzato di una parte degli utili 2024 (le stime oscillano fra i 2 e i 4 miliardi) andrebbe a indebolire il flusso di riserve patrimoniali. In realtà, i mercati hanno fatto subito la voce grossa preoccupati dei loro dividendi: comunque un “output” di risorse dalle banche. E soprattutto: il Governo italiano (ma prima ancora quello spagnolo di centrosinistra) hanno preso atto di reali “extra-utili” realizzati dalle banche proprio inseguito ai rialzi accelerati dai tassi da parte della Bce, in funzione anti-inflazione. A maggior ragione – e questo è il reale punto critico della vicenda – il sistema bancario è sotto accusa (non solo in Italia) per aver con il ritorno di tassi “non zero” riguardo conti correnti e depositi.
E non è certamente un caso che – sempre ieri – il Financial Times abbia cambiato spartito e tonalità nella sua crociata contro la “tassa Meloni”. La Premier italiana non è nominata in un lunga newsanalysis sul rilancio delle grandi emissioni di titoli di Stato da parte dei maggiori Paesi Ue. Ma i Btp speciali (“Italia” e “Valore”) inventati dal Mef di Giancarlo Giorgetti sono i veri protagonisti dell’articolo, che ha un’esplicita linea interpretativa. I Paesi come Italia, Belgio e Portogallo hanno iniziato a sollecitare direttamente il risparmio delle famiglie non solo con l’obiettivo di finanziarsi a tassi convenienti rispetto a possibili ulteriori rialzi, ma anche per premere concorrenzialmente sui sistemi bancari perché rompano il cartello dei “tassi zero”. La virata non è da poco per una voce che – a caldo – ha tacciato la “tassa Meloni” come un’alzata di populismo “nero”. E il consiglio è trasparente: se le banche italiane faranno il primo passo – introducendo forme di remunerazione estese alla clientela – allora sì potranno chiedere al Governo di cancellare (in ultima istanza) l’ormai famigerata “tassa bancaria”. Quest’ultima, del resto, non è stata motivata dal vicepremier Matteo Salvini come una misura politica economica fortemente ispirata da esigenze di “equità sociale”?
La parola è alle banche. E mancano meno di cento giorni alla fine dell’anno, all’ultimo timbro sulla manovra 2024. La Premier è la prima a saperlo e infatti ieri ha aperto a “modifiche e correzioni”.
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