Nell’ultimo articolo sulla migrazione di Amadeus verso la rete 9-Warner Bros. mi ero permesso di immaginare l’attuale DG Giampaolo Rossi tra l’incudine di imperative richieste di carattere politico e il martello di un esercito sbandato senza colonnelli e quadri intermedi ben preparati. A distanza di qualche giorno è scoppiatoil caso del monologo di Scurati in occasione del 25 aprile, descritto con fulminante sintesi da Guia Soncini:”Serena Bortone, conduttrice d’un programma da quattro per cento del sabato sera su Rai 3, chiede ad Antonio Scurati – premio Strega, bestsellerista, professionista dell’antifascismo – un monologo da declamare in trasmissione. Lui scrive una paginetta di compitino su Matteotti, e qualcosa va storto.”. Lo storto è stata la richiesta di un compenso di quasi 2.000 euro per poco più di un minuto che è stata bocciata da un qualche funzionario troppo zelante nei confronti dei potenti di turno, peraltro non intervenuti in quanto non al corrente.



Merita citare ancora la superlativa Soncini: “Il compitino riassumibile in «Matteotti ucciso, Meloni fascista» – compitino che sarebbe scomparso, morto d’irrilevanza, in un programma televisivo di cui normalmente non s’accorge nessuno – viene diffuso come fosse un gol dei mondiali”. Grazie al caos montato dalla Bortone che non ha perso l’occasione di farsi martirizzare insieme a Scurati come eroina dell’antifascismo. E infatti ai poveri “censurati” l’intero comparto della stampa ha dedicato cumuli di pagine. Anche perché, sorpresa delle sorprese, la Presidente Meloni, con un’abile mossa del cavallo, ha spiazzato il coro degli antifascisti in servizio permanente effettivo pubblicando il monologhetto sui suoi social.



Ma su questo non occorre aggiungere altro.

Merita piuttosto rilevare che in varie decadi di strapotere della sinistra sulla Rai, sull’editoria e sulla cultura in generale, a nessun moderato è mai stato concessa nemmeno una riga per le esclusioni e le censure ritenute ovvie per definizione. Con il centro-destra al Governo, invece, a ogni minimo tentativo di sostituzioni o avvicendamenti si annunciano scioperi e insurrezioni, anche quando le star se ne vanno altrove perché meglio pagate. E così si è obbligati pure ad abbozzare con qualche personaggio dalle capacità discutibili promosso in passato, di cui ben pochi capiscono la presenza in video



Ricordo benissimo che ai tempi in cui fui consigliere della Rai (dal 1998 al 2002) il Presidente Zaccaria teorizzava che il tempo televisivo andava ripartito per 1/3 al Governo, per 1/3 alla maggioranza e per 1/3 all’opposizione. Per non parlare delle nomine nei posti di rilievo per i quali i militanti di sinistra erano sempre considerati ottimi professionisti, mentre su quasi tutti gli altri pendeva spesso lo stigma di “raccomandati”.

Come se non bastasse, il doppio standard vale anche per i principi. Proprio in una puntata del programma della Bortone, la vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia ha coraggiosamente sostenuto che “prima che un diritto, l’aborto è un delitto”, portando a sostegno della sua affermazione le parole di Madre Teresa di Calcutta e di Papa Francesco. Niente da fare: sollevazione di scrittrici, giornaliste, femministe e cantanti in studio, e successive stroncature sulla stampa. Che guarda caso, non ha mancato di citare malignamente la sua “velocissima” carriera, che invece è una più che doverosa “sostituzione” in quanto a capacità di esporre, presenza e carisma televisivo.

Ci vorrà tempo per uscire dalla morsa di questa doppia morale, anche perché, come dimostra l’eccezionale spreco di carta e d’inchiostro per l’occasione del monologo Scurati, l’esercizio del “chiagni e fotti” consente ancora ottimi risultai mediatici.

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