In settimana sono date in partenza tre commissioni parlamentari d’inchiesta: Regeni, banche e Forteto. Sono state istituite per legge già nella prima metà del 2019 e da ultimo sono rimaste congelate per l’intero mese di gennaio assieme all’intera vita parlamentare: a causa delle campagna elettorale in Emilia-Romagna e Calabria. L’unica certezza riguarda per ora l’apertura dei lavori della monocamerale istituita a Montecitorio per indagare sulla morte di Giulio Regeni. La commissione è stata decisa nell’aprile scorso ed è la sola ad aver nominato il suo presidente (Erasmo Palazzotto di Leu). All’ordine del giorno, domani, vi è l’audizione dei due genitori dello studente italiano ucciso in Egitto tre anni fa.
I 40 senatori e deputati designati per la commissione-bis sulla crisi bancaria – così come i colleghi indicati per far luce sui fatti del Forteto – risultano invece convocati per giovedì 6 febbraio. Entrambe le bicamerali – insediate già lo scorso luglio – sono formalmente chiamate a eleggere gli organi di presidenza. Ma è un doppio passaggio già andato a vuoto più volte dopo la pausa estiva: prima, ufficialmente, per il voto di fiducia al governo Conte-2, poi per la preparazione della legge di stabilità 2020.
In realtà, attorno allo start della commissione bancaria (votata dieci mesi fa dalla maggioranza giallo-verde) si sono consumati scontri duri, in qualche modo esemplari della fase politica e degli standard correnti della democrazia parlamentare. M5S – partito di nominale maggioranza relativa e promotore della commissione-bis – aveva predesignato alla presidenza Gianluigi Paragone, senatore pentastellato dal passato leghista. Ma Paragone è stato, in campo M5S, fra i critici della prima ora del ribaltone di governo, giungendo ad annunciare il distacco dal partito proprio nella prospettiva che la partnership con il Pd potesse compromettere le finalità della commissione bancaria. Un secondo candidato, Elio Lannutti, è stato silurato all’inizio di dicembre a cavallo del commissariamento della Popolare di Bari. È emerso che un figlio dell’ex senatore dipietrista, pioniere del consumerismo bancario, è dipendente della banca pugliese andata in dissesto. Mentre le inchieste giudiziarie del crack della Bari stanno alimentando nuove polemiche sul ruolo della vigilanza Bankitalia, la commissione tenta una faticosa ripartenza: alcuni rumor segnalano la possibile candidatura di Carla Ruocco, già membro della commissione Casini. L’attuale presidente della commissione Finanze della Camera avrebbe in tasca il lancio del nuovo reato di “disastro bancario”.
C’è al momento solo un avviso di convocazione anche per la commissione sui fatti del Forteto. Al centro vi è una vicenda quarantennale – relativamente poco nota al grande pubblico – riguardante una cooperativa-comunità in provincia di Firenze. Tre procedimenti giudiziari (con pesanti condanne) e due commissioni regionali d’inchiesta hanno già sviscerato un caso di abusi psicologici e sessuali e di intrecci fra politica locale e servizi sociali. Su iniziativa principale di Forza Italia, il caso è infine approdato in Parlamento: la commissione d’inchiesta è stata votata nel marzo 2019 alla Camera con larga maggioranza, ma con l’astensione significativa di Leu. Sarà interessante vedere se l’approssimarsi delle elezioni regionali in Toscana non porrà nuovi ostacoli all’avvio di un’investigazione bicamerale che tiene sotto la lente essenzialmente amministrazioni di centro-sinistra.
Nel frattempo non c’è traccia formale di progress della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” promossa dalla senatrice a vita Liliana Segre. A favore dell’istituzione si è pronunciato a maggioranza il Senato con una mozione il 30 ottobre scorso. In un’intervista, rilasciata in novembre, la senatrice si era detta disponibile ad assumere la guida della commissione. Ma negli ultimi giorni dalla Segre (89enne) è giunto più di un segnale riguardo la volontà di ridurre gli impegni pubblici.
Il Governo, intanto, è sembrato voler accelerare i tempi rispetto all’iniziativa parlamentare. Il premier Giuseppe Conte ha infatti promosso la nomina-lampo di Milena Santerini – docente dell’Università Cattolica – a “coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo”. Sarà ora interessante vedere quando la “commissione Segre” inizierà i suoi lavori e quali esiti avrà: se, in particolare, da essa uscirà una proposta di legge organica che individui strumenti operativi di contrasto all’antisemitismo in Italia. Due settimane fa, il leader della Lega Matteo Salvini, in una giornata parlamentare di studi sul tema – con la partecipazione fra gli altri dell’ambasciatore israeliano a Roma, Dror Eydar – ha sollecitato l’adozione di una normativa come quella in dirittura d’arrivo in Austria (oltre al pieno riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, come ha affermato pochi giorni fa il piano Usa di pace in Medio Oriente, presentato dal presidente Donald Trump al premier Bibi Netanyahu e allo sfidante “bianco-blu” Benny Gantz). Dopodomani, intanto, il Senato discuterà alcune mozioni a favore di iniziative culturali di rafforzamento del contrasto all’antisemitismo: primo firmatario di una a favore dei “Viaggi della Memoria” è Salvini.