Nel corso della manifestazione romana di sabato, le Sardine hanno risposto a una delle dieci domande che il Sussidiario aveva posto loro: la numero 6 (“Favorevoli o contrarie all’abolizione dei cosiddetti “decreti sicurezza” varati dal Conte 1 per la regolazione dei flussi migratori?”). Bisogna dar loro atto di aver debuttato in un angolo spinoso del terreno della concretezza politica. Una piazza nata all’insegna dell’“opposizione all’opposizione” si è infatti ritrovata subito a criticare il governo in carica: quella maggioranza giallorossa che nei suoi primi cento giorni ha clamorosamente eluso la cancellazione stra-annunciata, esemplarmente “fondativa”, delle misure che portano il nome del leader leghista Matteo Salvini.
Oltre al sollecito sulla riapertura ai flussi migratori e alle Ong, fra le Sei Pretese lette sul palco dai leader del movimento non c’è altra indicazione circostanziata. Neppure un accenno all’affannoso salvataggio della Popolare di Bari: eppure – nel mezzo del lungo Consiglio dei ministri aperto venerdì e chiuso domenica sera – poteva starci un accenno alla lunga emergenza italiana sul fronte “risparmio e credito”. Oppure una presa di posizione sul tema dell’intervento pubblico in economia (domande 8 e 9 del Sussidiario, su Ilva e Alitalia): fra l’altro a poche ore dal crollo elettorale della sinistra laburista britannica su una piattaforma statalista.
Nel frattempo sembra assumere ogni giorno più rilievo un altro punto del questionario del Sussidiario: il numero 10 (“Le Sardine sarebbero pronte a rendere pubblici fin da ora soggetti ed entità dei finanziamenti al loro movimento?”). Su quali basi finanziarie e organizzative può contare un movimento sedicente “spontaneo” ma già capace di spostarsi a cadenza quasi quotidiana da un capo all’altro della penisola o di braccare Salvini in Belgio? È davvero casuale il fatto che Mattia Santori – uno dei leader di un movimento “apartitico” – lavori come ricercatore junior per Rie?
Quest’ultima è una nota società di studi e consulenza nel settore dell’energia ed è guidata da Alberto Clò, ex ministro dell’Industria e a lungo consigliere dell’Eni, storico membro del cerchio magico bolognese di Romano Prodi. E a scorrere il sito del Rie l’impressione è che l’”energia” di cui si occupa anche Santori (responsabile dell’area “comunicazione e sostenibilità”) non sia propriamente quella di Greta, ma soprattutto quella dei giganti internazionali “oil & gas” che commissionano ricerche e consulenze, assieme a grandi banche e multiutility. E non è facile capire se l’“Energia” della rivista fondata da Clò e Prodi (ministro dell’Industria nel governo Andreotti 4 e di lì a poco presidente dell’Iri) sia quella programmaticamente “verde” dell’attuale presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen oppure quella più tradizionale e “geopolitica” dello stesso Prodi, predecessore di von der Leyen a Bruxelles e co-inventore del governo “Orsola” attualmente in carica in Italia.
La stessa domanda 10, d’altronde, sembra sempre più difficilmente ignorabile mentre il tema del finanziamento della politica è ridiventato bollente: con le inchieste sul leader di Italia Viva – l’ex segretario Pd Matteo Renzi – e, secondo ultime indiscrezioni, con la ripartenza di quelle sulla Lega. Senza dimenticare, peraltro, che anche Nomisma – il think tank storico del prodismo, attualmente presieduto dall’ex presidente dell’Enel, Pietro Gnudi – è stata sfiorata in passato più di una volta da inchieste giudiziarie su commesse ricevute da enti o società pubbliche.
P.S.: può darsi che questo articolo possa essere giudicato dalle Sardine non conforme alla Quarta e Quinta Pretesa fra quelle da loro enunciate in Piazza San Giovanni. Può darsi che non lo promuovano come esercizio di “informazione corretta”. Che a loro paia denunciabile per “violenza nei toni e nei contenuti”. Chi qui ha scritto non può che confermare il proprio impegno giornalistico fatto di osservazione e ricerca di di elementi di fatto; e di giudizio critico di quei fatti nel rispetto della legislazione civile e penale consolidata a tutela di chi è protagonista della vita pubblica e quindi oggetto di giornalismo. Per il resto confida nell’imminente apertura dei lavori della commissione Segre, chiamata a raccomandare nuovi standard per i “linguaggi” della politica in Italia. Non trascurando, comunque, una notazione giunta proprio ieri sul Messaggero da un osservatore di cose italiane come Luca Ricolfi, che ha messo in guardia le Sardine dai rischi del “bullismo etico”. Ha scritto il sociologo torinese: “Se dipingi l’avversario politico come un nemico, se arrivi a considerarlo una bestia o un non-uomo, diventi parte attiva di quel clima d’odio che dici di voler combattere; contribuisci tu stesso a imbarbarire il confronto politico; e, in qualche misura, finisci per proiettare sull’altro la profonda ostilità che senti in te. Soprattutto, non riesci a farti la domanda delle domande: perché le piazze delle Sardine attirano i ceti medio-alti, e quelle della destra i ceti medio-bassi? Come è possibile che la gente beneducata, colta, civile, preoccupata delle sorti dei deboli, scenda in piazza per squalificare i leader di quei medesimi deboli?”.