Wolfgang Munchau – opinionista tedesco naturalizzato britannico sul Financial Times – è regolarmente citato dalla stampa italiana in quanto instancabile fustigatore di mercato di ogni cattivo costume politico-economico dell’Europa continentale, meglio se italiano. Anche nell’ultimo post della sua rubrica Eurointelligence Munchau non ha mancato di attingere in Italia un caso concreto di cose che non hanno funzionato o sono comunque da cambiare in fretta.
“L’età degli esperti al governo volge al termine” è stato il titolo di una lunga ed elegante riflessione sul ruolo degli economisti di professione nella governance globale dell’ultimo quarto di secolo. Da John Maynard Keynes (economista principe del ‘900 senza mai una cattedra, premiership o presidenza di banca centrale) Munchau giunge a volo d’uccello a Larry Summers e Ben Bernanke: non bocciati ma certamente rimandati, rispettivamente come segretario al Tesoro clintoniano dei favolosi anni ’90 e presidente della Fed a cavallo del 2008. Ma quando deve dichiarare obsoleta “l’idea platonica del re filosofo”, Munchau non ha dubbi: il caso dell’Italia della stagione tecnocratica di Mario Monti (ma qualche riga sopra viene citato anche Romano Prodi) è esemplare di un sistema-Paese che dapprima si affida a occhi chiusi a un “esperto”, ma successivamente vira in modo brusco verso un Governo populista, “quasi del tutto disinteressato al contributo degli economisti”.
E Mario Draghi? Munchau prova a salvarlo, ma a costo di un raro errore puntuale. “Il presidente della Bce, pur avendo un dottorato in un’università Usa, non ha mai avuto un incarico accademico”: invece – e non solo perché lo afferma Wikipedia – ha avuto incarichi in diverse università italiane (fra queste Venezia e Firenze) ed è stato visiting nella prestigiosa JFK School di Harvard. In ogni caso anche il suo profilo di economista-tecnocrate appare datato: quello del suo successore – si legge su FT – “sarà probabilmente molto diverso”. Del resto l’attuale presidente della Fed, Jay Powell, + un ex avvocato.