RETTIFICA DEL 26 NOVEMBRE 2020 In merito a quanto riportato nell’articolo seguente ci è giunta richiesta di rettifica il cui testo è raggiungibile cliccando qui.

Ha fatto qualche rumore, nel fine settimana, l’intervista in cui Davide Casaleggio è sceso in campo a difesa di Amazon alla vigilia del Black Friday: che in Italia resta per ora confermato per il 27 novembre. È pressoché certo, tuttavia, che il prossimo venerdì la maggior parte delle regioni italiane sarà ancora in lockdown-Covid rosso o arancione. L’ormai abituale corsa d’apertura agli acquisti natalizi si profila quindi come una partita senza storia a svantaggio del commercio tradizionale – cioè quello nazionale – e a beneficio quasi esclusivo dei canali digitali, stradominati dal colosso americano. È per questo che le associazioni dei commercianti italiani stanno alzando la voce: soprattutto dopo quanto è accaduto in Francia.

Il Paese transalpino – in lockdown nazionale in vigore fino a  domenica prossima –  ha deciso di rinviare di sette giorni la data di riferimento del Black Friday, spostandola al 4 dicembre. Il Presidente Emmanuel Macron non sta facendo mistero di pensare a venerdì 27 per la riapertura dell’intera rete commerciale, chiusa il 30 ottobre scorso sotto l’incalzare del virus. In questo modo i piccoli esercenti e le reti della grande distribuzione nelle città e nei territori potranno prepararsi adeguatamente per il 4 dicembre, predisponendo anche tutte le misure di sicurezza.

Amazon avrebbe potuto confermare per il 27 il suo Black Friday digitale e “apolide”: ma il Governo Castex ha formalmente invitato il gigante di Jeff Bezos a uniformarsi al provvedimento al fine di evitare discriminazioni concorrenziali con i commercianti francesi. Dopo qualche esitazione, giovedì sera il capo di Amazon France ha garantito a Matignon il rispetto delle nuove linee guida. Il Black Friday in Francia ha un valore stimato di 6 miliardi. Parigi è la cancelleria Ue più determinata nell’offensiva contro i giganti tech statunitensi su tutti i fronti (fisco, concorrenza, tutela della privacy).

È su questo sfondo che il patron della Casaleggio & Associati ha deciso di prendere posizione in termini molto netti: “Condannare Amazon non risolve il problema, ma lo aggrava”. Secondo il figlio di Gianroberto Casaleggio (il co-fondatore di M5S con Beppe Grillo) “è in corso un’accelerazione della digitalizzazione in tutti i contesti della nostra vita”, che sarebbe un errore frenare. L’e-commerce va invece incentivato, favorendo la confluenza delle realtà locali sulle piattaforme globali.

L’intervista non fa riferimenti al caso francese, mentre vi compare una domanda riguardo la campagna “Natale senza Amazon” avviata da Matteo Salvini e Fratelli d’Italia. Risposta di Casaleggio:  “Più che fare campagna contro un servizio specifico, che ho il sospetto possa tra l’altro semplicemente pubblicizzarlo verso chi non ci stava ancora pensando, credo dovremmo promuovere i servizi online dei commercianti italiani. L’autarchia digitale non è qualcosa che possiamo permetterci”. La Casaleggio & Associati, dunque non sembra aver dubbi: l’Italia deve allargare senza indugio ogni possibile corsia preferenziale alla  “stay-home-economy”, a cominciare evidentemente dall’e-commerce globalista; imboccando quindi il Black Friday di Amazon senza se e senza ma.

Nel Casaleggio-pensiero va dato evidentemente ulteriore gas al titolo Amazon che – fra un lockdown e l’altro – a Wall Street è passato da un minimo di 1.676 dollari il 12 marzo a un massimo storico di 3.531 dollari il 2 settembre. Nello stesso periodo la Confesercenti – oggi fra le più decise a sollecitare lo slittamento del Black Friday in Italia – ha stimato che oltre 90mila fra le oltre 700mila attività commerciali italiane siano state costrette a chiudere i battenti.  Nel frattempo i sussidi statali d’emergenza in deficit/debito per il settore commerciale sono già nell’ordine delle decine di miliardi. 

L’intervista presenta Casaleggio esclusivamente come “uno dei maggiori esperti di e-commerce”, senza mai citare il ruolo tuttora centrale della sua società nel partito di maggioranza del Parlamento italiano. Quel M5S che esprime il Premier in carica, Giuseppe Conte, nonché Stefano Patuanelli, titolare del Mise competente anche per le politiche del commercio. Nessun accenno al fatto che soltanto una settimana fa lo stesso Casaleggio – proprietario della piattaforma Rousseau – fosse su tutte le prime pagine per ragioni di squisita politica interna, lontane dai megatrend digitali.

Gli Stati Generali M5S (rigorosamente digitali) hanno nei fatti avuto al loro centro il rapporto sempre più problematico e controverso – in tema di conflitti d’interesse – fra un partito di oltre 300 parlamentari eletti e la holding della famiglia Casaleggio. Una realtà che non cessa di attirare sospetti e accuse di opacità; e tuttavia ancora capace ancora di imporre regole-Spectre alla democrazia interna grillina, nonché una “fiscalità” di partito che dirotta obbligatoriamente una parte degli appannaggi parlamentari al fatturato della Casaleggio & Associati.

L’uscita di Casaleggio Jr ha incuriosito anche per la decisa scelta di campo a favore della civiltà digitale made in Usa: in contrapposizione sempre più frontale e globale con quella made in China, simboleggiata dalla pressione di Huawei per la conquista del mercato 5G in Europa. Ed è nota  l’opzione filocinese di fondo dell’intera maggioranza giallorossa, ma in particolare del Premier Conte – anche in contrasto con gli orientamenti Ue – e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che resta nei fatti il leader politico di M5S.   

Proprio in coincidenza con la sortita di Casaleggio, Di Maio ha ufficializzato la disponibilità al dialogo con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha a sua volta aperto al supporto parlamentare alla pericolante maggioranza giallorossa in sede di approvazione della manovra 2021. Ma questo è avvenuto soltanto dopo che che il governo Conte ha varato per decreto l’ennesima golden rule ad aziendam a protezione di Mediaset, sotto assedio in Borsa da parte di Vivendi. E che M5S non veda ombra di conflitto d’interesse lo ha confermato ieri il presidente della Camera Roberto Fico.

Poche ore prima dell’appello pro-Amazon di Casaleggio, il gigante di Seattle ha dal canto suo annunciato una nuova iniziativa strategica: il lancio di un portale Pharmacy, anche in coincidenza con l’arrivo sul mercato di una pluralità di vaccini anti-Covid. Per gli abbonati americani Amazon Prime privi di assicurazione sanitaria saranno previsti sconti fino all’80% sui medicinali generici e fino al 40% su quelli delle principali case farmaceutiche. Per acquistare i prodotti su prescrizione i clienti con più di 18 anni dovranno registrare sul portale  propri dati personali e – se lo riterranno opportuno – potranno inserire informazioni sanitarie in merito ad allergie o eventuali patologie e altre informazioni assicurative: queste potranno essere condivise con parti terze con esplicito consenso. I clienti Amazon potranno anche chiedere al proprio medico di inviare direttamente la ricetta a Pharmacy, così da velocizzare la procedura di ordine Il servizio sarà disponibile in 45 Stati su tutto il territorio statunitense. 

Immediatamente dopo l’annuncio di Amazon le principali catene distributrici di farmaci  negli Usa – Cvs e Walgreens – hanno accusato perdite a Wall Street superiori al 7%, mentre è arretrata anche Walmart, storica rivale di Amazon nella grande distribuzione.