Caro direttore,
durante la presentazione dell’ultimo libro del Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico ha trovato spazio una riflessione, rilanciata dai media: “La logica che ha portato all’introduzione delle baby pensioni non è stata sconfitta” ed è una logica “pericolosissima, come quella dei bonus”, che è basata “sull’opportunismo” (Ansa).
Nel volume (“Il lavoro di oggi e la pensione di domani”, scritto da Tridico con Enrico Marro) si può leggere: “Nel complesso, i lavoratori che hanno beneficiato delle cosiddette baby pensioni sono stati circa 256.000. Quelle ancora vigenti sono circa 185.000, di cui 149.000 pagate a donne. La spesa annuale è di circa 2,9 miliardi di euro. L’età media alla decorrenza della pensione degli attuali beneficiari era di circa 42 anni per le donne e 45 anni per gli uomini”.
È una sottolineatura che – in sé – pare difficile discutere: sul piano politico-finanziario come anche su quello etico-politico (“ideologico”). Le “baby pensioni” – che tuttora pesano sul bilancio dell’Inps – sono d’altronde il prodotto di un’era lontana. Furono introdotte mezzo secolo fa da un Governo presieduto dal cattolico Mariano Rumor, espressione compiuta di un centrosinistra statalista e assistenzialista. A condannarle oggi è, al passo d’addio, un Presidente dell’Inps designato da M5S dopo la vittoria elettorale del 2018, mentre ad ascoltarlo interessati sono accorsi – fra altri – il Presidente delle Cei, cardinale Matteo Zuppi, e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, fra l’altro ex ministro nel Governo Monti ed ex leader di Scelta Civica. E tutto questo sembra meritare qualche nota a margine.
La prima è che certamente anche l’Inps di Tridico si è vista affidare la gestione di specifiche “pensioni anticipate”: quelle della cosiddetta “Quota 100” decise dal Governo presieduto da Giuseppe Conte (indicato da M5S, come Tridico), mentre vicepremier con delega allo Sviluppo economico e al Lavoro era il leader M5S Luigi Di Maio. Premesso che appare sotto ogni profilo scorretto avvicinare ai “baby pensionati d’annata” i neo-pensionati 62enni con almeno 38 anni di anzianità contributiva, è vero che “Quota 100” fu promossa dall’altro partito della maggioranza che sosteneva il Conte-1: la Lega del Vicepremier Matteo Salvini. Ma è altrettanto incontestabile che non è stata “Quota 100” il prodotto politico-economico principale di quel Governo: che pretese di “aver sconfitto la povertà” grazie anche alle idee dell’economista calabrese issato dal partito grillino al vertice dell’Inps.
M5S e Tridico verranno invece ricordati principalmente per l’introduzione del “Reddito di cittadinanza“: il massimo dell’assistenzialismo (“opportunistico” per chi ne beneficia e poi è naturalmente spinto a ricambiare con il voto). Un Rdc che – a differenza di “Quota 100” – sopravvive tuttora alla rapida (quanto democratica) eliminazione di Di Maio dalla scena politica e di M5S dalla maggioranza di governo. E di questo, curiosamente, non pare esservi stata eco durante un evento politico-culturale così severo contro i “baby pensionati” di ogni stagione.
Fra fatwe e silenzi sembra invece emergere un abbozzo di teoria socioeconomica che appare articolazione della “decrescita felice” di cui Tridico resta grande ideologo in Italia. La teoria può essere sintetizzata così: chi lavora è bene continui a farlo (ed è opportuno negargli una pensione pre-giudicata come “opportunistica”) e mantenga così via Rdc chi non lavora e – se mai ha lavorato – è evidentemente opportuno continui a non lavorare.
Val la pena di ricordare che la prima parte della teoria è stata alla base della principale decisione per cui verrà ricordato il Governo Monti: l’innalzamento dell’età pensionabile incardinato nella riforma Fornero, simbolo dell’austerity imposta all’Italia dai tecnocrati Ue e dai mercati. Una decisione ormai estesamente giudicata “infelice” per i suoi esiti socioeconomici; e sempre più sospettata di intenti di strumentalizzazione politica, interna e internazionale A bordo di quel Governo – poi leader del fallimentare tentativo di “partito montiano” – c’era comunque lo stesso fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Vi era stato chiamato a gestire i fondi della cooperazione internazionale: apparentemente senza molto costrutto, viste le successive crisi migratorie nel Mediterraneo.
Fu d’altronde radicato in quel passaggio il potente riflesso populistico sfociato nella “non vittoria” del Pd nel 2013 e quindi nella stra-vittoria elettorale di M5S nel 2018: spinta – anche – dalla rivolta di un’Italia “esodata” da Monti. Oggi non si può non registrare che Riccardi – dopo l’insuccesso di un progetto di “campo stretto” centrista, appoggiato da parte della comunità cattolica nazionale nonché dalla Santa Sede (prima dell’elezione di papa Francesco) – si mostra interessato oggi all’ennesimo tentativo di “campo largo” fra il Pd di Elly Schlein, e i resti del partito grillino, guidati da Conte, sedicente “cattolico democratico”. Sullo sfondo il modello assistenzialista/pauperista caro a Tridico: inequivocabilmente lontano dal libero-mercatismo bocconiano di Monti.
Nel frattempo poche cifre possono essere utili alla riflessione sulla dimensione finanziaria della questione in sé. Sono tratte da uno studio congiunto Inps-Ufficio parlamentare di bilancio, pubblicato a metà 2022. In tre anni (2019-20-21) sono state presentate all’Inps 481mila domande di pensione “quota 100”. Ne sono state finora accolte 380mila: il 45% in meno di quelle preventivate al varo della manovra. Analogamente, la crescita della spesa Inps (11,8 miliardi) è inferiore di 6,7 miliardi rispetto a quella messa a previsione. Il passaggio a “Quota 102” deciso dal Governo Draghi ha fatto intanto crollare le richieste di pensione anticipata (che sono state solo 3.800 nei primi cinque mesi del 2022). I nuovi pre-pensionati restano a oggi previsti in aumento fino a 450mila circa entro il 2025. Entro allora la lievitazione nominale è prevista in 23 miliardi: comunque inferiori ai 33,5 delle stime iniziali. E il Reddito di cittadinanza?
Sempre secondo dati Inps, nel 2022 le famiglie che hanno percepito almeno una mensilità di Reddito/Pensione di cittadinanza sono state 1,685 milioni (in leggero calo rispetto agli 1,77 milioni dell’anno precedente). Gli assistiti complessivi hanno raggiunto quota 3,66 milioni (in ottobre risultavano beneficiari 204mila extracomunitari con permesso di soggiorno e 83mila immigrati comunitari) Il costo complessivo per il bilancio annuale è stato di circa 8 miliardi: che si vanno ad aggiungere ai 20 miliardi spesi dallo Stato nel primo triennio di vigore. Nel 2023 – dopo le prime misure di contenimento decise dal nuovo Governo, il costo del Rdc è previsto in riduzione a 6 miliardi.
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