Nell’intervento agli “Stati generali dell’economia”, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha dedicato un passaggio all’incertezza riguardante la capacità delle politiche di sostegno, adottate nei diversi Paesi, di influenzare la fiducia e i consumi delle famiglie e le aspettative e gli investimenti delle imprese. “Sarà assai difficile prevedere, in questa situazione, quante risorse saranno necessarie, come saranno impiegate e quale sarà il loro grado di efficacia. A un livello più profondo non sappiamo come e quanto l’esperienza della pandemia finirà per modificare i nostri comportamenti, le abitudini di consumo, l’allocazione del possibile aumento del risparmio precauzionale. Ci si chiede quali nuovi bisogni si affermeranno, quali consuetudini saranno definitivamente superate, quali saranno le conseguenze per l’organizzazione della società e dell’attività produttiva”.
Condivido Governatore la difficoltà che intravvede per, magari, ripristinare la normalità. Ma…. sant’iddio quel normale che generava ricchezza con il debito, fatto da consumatori affrancati dal bisogno, che dovevano smaltire la sovraccapacità delle imprese? Quel normale che, alla fine della fiera, ci ha portato alla stagnazione? Ennò, quello no! Solo le norme di dottrine scadute, che hanno consentito tutto questo, sono in grado di sperare in tal nuovo normale.
Dottrine scadute, ripetute a memoria: Tridico sfida la crisi dicendosi sicuro sarà vinta e che vedrà “l’Istituto a fianco di chi fa impresa producendo lavoro e valore”; come pure il Colao del “Sicuramente l’impresa e il lavoro sono l’urgenza su cui intervenire per rilanciare l’economia”.
Non è normale, invece, pensare di spesare chi fa la spesa, quella spesa che fa crescere l’economia. Ma s’ha da fare. Non è normale abbassare il prezzo delle merci, ancorché sovraprodotte, per rifocillare la capacità di spesa e smaltire il magazzino. Ma s’ha da fare. Non è normale rifocillare quella spesa che paga, con il prelievo fiscale, la spesa pubblica e con un resto che, investito, finanzia la spesa per gli investimenti delle imprese. Ma s’ha da fare.
Perché, giova rammentarlo, la crescita si fa con la spesa, non con la produzione, né con il lavoro; proprio quella spesa che, smaltendo il sovraprodotto, fa fare all’impresa nuova produzione e che genera pure il lavoro.
Si, insomma, per generare nuova ricchezza serve una nuova eresia non un nuovo normale!Nell’Economia dei consumi, è bene lo si rammenti, occorre esser prodighi per esser prosperi, prosperi per poter esser prodighi! Giust’appunto, l’eresia; sta oltre quel normale che già nel 2019 aveva generato 1,7 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta; 4,6 milioni di individui non prosperi né prodighi. Figuriamoci domani.