Nell’estate 2011 i grandi media finanziari globali emisero una condanna preventiva (e largamente strumentale) contro l’Italia molto prima che Il Sole 24 Ore intimasse di “far presto” a cacciare Silvio Berlusconi e a dare pieni poteri a Mario Monti. Otto anni dopo, invece, lo spread italiano è al momento in vacanza e i media dei mercati sembrano molto meno convinti che l’ennesima impasse italiana vada risolta estromettendo l’apparente “uomo nero” di turno, Matteo Salvini. Anzi.



“Italy’s Heil Matteo Pass”, titolava ieri un editoriale del Wall Street Journal: che – com’era lecito attendersi – ha avuto eco nulla o quasi sui media italiani, solitamente affamati di un titolo in inglese contro Roma. Il punto è che lo stesso nomignolo – in sé pesantuccio – affibbiato al leader della Lega non voleva in realtà prendere di mira lui, ma i suoi avversari: “i mandarini di Bruxelles”, l’establishment politico-burocratico europeo, oggi arroccato attorno al presidente francese Macron e ossessionato dal terrore che Salvini possa democraticamente guidare uno dei tre Paesi big della Ue.
Invece (in sottotitolo): “Se Salvini riuscirà a vincere le elezioni, Bruxelles dovrà cominciare ad aprirgli spazi di manovra”.



Il resto dell’endorsement è pura analisi, la cui semplice traduzione non sembra aver bisogno di chiose. “Salvini sarebbe il probabile vincitore di un passaggio elettorale. Gli ultimi sondaggi accreditano la Lega fino al 40%, rispetto al 18% raccolto al voto dell’anno scorso. Ciò è dovuto in parte alla linea dura tenuta da Salvini come ministro dell’Interno sul fronte dell’immigrazione. Ma alla sua ascesa hanno contribuito anche le prese di posizione in campo economico. La Lega si è costruita una reputazione come forza politica pro-business. Salvini ha posto il taglio dell’imposizione fiscale alle imprese al centro del suo piano per rilanciare le fortune dell’Italia”.



Proprio questa “scommessa fiscale” è stata d’altronde “alla base dei recenti scontri fra Roma e la Commissione europea. I contabili di Bruxelles brandiscono previsioni economiche largamente inventate (sic) per resistere all’intento di Salvini di sperimentare la sua riforma fiscale”.

Le linee di politica economica della Lega sono d’altronde in collisione con “le grandiose promesse di M5s di espandere la spesa in welfare, ciò che la Ue dovrebbe inflessibilmente scoraggiare”. È questo “braccio di ferro” che “non piace ai mercati”. Tanto più che “i timori di un’uscita dell’Italia dall’eurozona sono stati fugati anche da un recente sondaggio Eurobarometro, in cui il 65% degli italiani sostiene l’appartenenza del loro Paese alla Ue”.

La Ue “dovrebbe consentire all’Italia di giocare la scommessa fiscale, qualunque cosa dicano le regole dell’Unione. Un’Italia non riformata e ridotta in miseria (sic) presenta rischi per la stabilità politica ed economica europea non minori di quelli di un’Italia scossa dal tentativo di Salvini di rianimarla”.