E così, anche la Croazia ha adottato l’euro. La notizia, con grande enfasi e malcelato orgoglio, è riportata sul sito ufficiale della Bce, dove si può leggere, in un riquadro ben in rilievo, “Nessun aumento dei prezzi: È vietato qualsiasi aumento di prezzo connesso alla transizione all’euro. Se un’impresa dovesse contravvenire a questo divieto, i consumatori potranno segnalare ogni incremento ingiustificato di prezzo alle autorità, che possono imporre un’ammenda, quale misura di tutela dei consumatori”.



Nemmeno il tempo di un fiato e i prezzi in Croazia sono schizzati in alto, facendo infuriare la popolazione. I politici hanno risposto con fantomatiche iniziative di controllo e fantasiose proposte per impedire il rialzo dei prezzi. L’amara verità è che, con l’adesione all’euro, la politica si è consegnata mani e piedi alle leggi, a volte cruente, del libero mercato come leggi superiori e supreme, di fronte alle quali la politica non può nulla.



Il fatto grave è che tutti i Paesi europei hanno consegnato una sorta di onnipotenza a un organismo, la Banca centrale europea, che onnipotente non è, così come non è privo di errori, anche grossolani, nella sua azione.

La riprova è ormai la storia di questi due decenni di euro, duranti i quali la Bce ha tentato in tutti i modi, invano, di spingere la crescita economica immettendo fiumi di denaro (e preparando lo scoppio di bolle finanziarie) e poi si sta dimostrando incapace di contrastare l’inflazione, commettendo in aggiunta un errore gravissimo col rialzo dei tassi, perché è inutile contrastare in questo modo un’inflazione che non dipende da eccesso di moneta, ma da un fattore esterno (il costo di gas e petrolio).



Ancor peggio, in una situazione economica che non si è mai ripresa dalla crisi del 2007-2008, aggravata da un’inflazione a due cifre (+11,8% l’ultimo dato), il rialzo dei tassi rende più oneroso (e meno profittevole) prendere denaro a prestito, deprimendo ulteriormente l’economia. Se aggiungiamo il fatto che lo Stato spreca denaro inviando costose armi e munizioni in Ucraina e che le sanzioni stanno soffocando l’economia italiana (mentre stanno favorendo quella russa…), il quadro è quasi completo.

Dico “quasi” perché da questa descrizione non può essere esclusa la catena di menzogne che in questi anni sono state propinate al grande pubblico. La prima e più nota è quella di un diffuso benessere portato magicamente dalla moneta unica, una menzogna condensata dalla celebre frase di Prodi secondo il quale “lavoreremo un giorno di meno e guadagneremo come se avessi lavorato un giorno in più”. Al contrario, il dominio delle ottuse leggi del libero mercato (dominato dalla finanza) portarono a un’inesorabile compressione degli stipendi e a una crescita anemica. La seconda è quella della “parità di condizioni per tutti”; una parità che non c’era fin dall’inizio e che non poteva essere realizzata con il consenso di chi (come la Germania) dalla moneta unica traeva grossi benefici. E così, anche grazie alla moneta unica, le differenze anziché diminuire si sono ampliate.

Da queste a cascata sono derivate tutte le menzogne successive, in particolare quella di un’istituzione (la Bce) nata per tenere sotto controllo l’inflazione. Ma questa era divenuta troppo bassa e nonostante tutti gli interventi della Bce non si è mai alzata (il tentativo di alzarla corrispondeva alla necessità di favorire la crescita economica). E non si alzava per un motivo molto semplice: la Bce è nata per favorire la speculazione finanziaria (quella sì che è cresciuta a dismisura, come mostra la crescita dei mercati finanziari in questi anni) e non l’economia reale, soprattutto la piccola e media impresa italiana.

Poi, negli ultimi due anni, è arrivata l’inflazione, quella vera e di nuovo la Bce si è dimostrata totalmente incapace di controllarla. Al contrario, l’aver favorito la speculazione per tanto tempo ha portato a una situazione, come quella attuale, nella quale alcuni settori, in particolare quello immobiliare, si trova di nuovo in una condizione di bolla estremamente pericolosa, una bolla ancora peggiore di quella del 2007 (ricordate i mutui subprime?), una bolla che sta per scoppiare, se è vero che i prezzi degli immobili in diversi Paesi iniziano a soffrire.

Anche l’attuale Governo, che non a caso ha messo al ministero dell’Economia il filo draghiano Giorgetti, continua nel solco del precedente (e dei precedenti), continua cioè ad adottare politiche economiche secondo i desiderata europei e non secondo le necessità dell’economia reale che dovrebbe essere sostenuta da un radicale taglio della tassazione, divenuta ormai insostenibile. Il risultato scontato è che il debito pubblico continua a crescere a un ritmo sempre maggiore della crescita del Pil.

Ovviamente così non può durare e il disastro è sempre più vicino.

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