Il Corriere della Sera ha pubblicato un intervento di Guido Alpa, giurista e avvocato noto ai più per essere – secondo wikipedia – “maestro e mentore” del premier Giuseppe Conte. Quel che è certo è che il presidente del Consiglio in carica è stato socio attivo dello Studio Alpa fino al giorno prima di essere chiamato a presiedere il governo M5S-Lega. E l’ascesa di Conte prima alla docenza e infine alla cattedra di diritto privato è avvenuta alla scuola del civilista della Sapienza. Ai “nuovi confini del diritto civile” è in effetti dedicato l’articolo che il Corriere ha accolto nelle sue pagine di commenti, anche se prendendone qualche distanza (inequivocabile, in gergo redazionale, la pubblicazione come “lettera al direttore” in fondo a una pagina interna pari). 



Il contenuto è facilmente sintetizzato: l’accelerazione della storia – fra globalizzazione e scosse epocali come la pandemia Covid – sta ridando “liquidità” al dualismo strutturale fra il diritto pubblico (la disciplina dei rapporti “verticali” fra il singolo e l’autorità statale o sovrastatale) e il diritto civile, quello che invece regola le relazioni “orizzontali” fra singoli. E in modo altrettanto leggibile si dipana il filo problematico: è il diritto civile (quello che tiene al centro le persone) il primo a dover fare i conti con un “ridisegno dei confini” interni allo stato di diritto, confrontandosi con l’inevitabile proliferazione del diritto “pubblico” delle Autorità eccetera.



Il tema è apparentemente da addetti ai lavori e non per caso Alpa prende spunto da una novità libraria specialistica: firmata da Andrea Zoppini, sottosegretario alla Giustizia nel governo Monti. Ma la monografia viene segnalata e recensita quasi di sfuggita da Alpa: molto più interessato a un lungo exscursus di storia del diritto, ricco di citazioni dotte. Fra queste una riguarda Giuliano Amato, ex Premier, oggi giudice costituzionale e candidato alla guida della Consulta; e un’altra Sabino Cassese, ex ministro ed ex giudice costituzionale, all’epoca vicino di banco del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sarebbero stati anche loro, secondo il “maestro” di Conte, ad aver teorizzato in Italia una nuova “costituzione economica”, imperniata sulla crescita delle Autorità indipendenti. E grazie anche a loro sarebbe quindi emersa “una nuova concezione del diritto privato” eccetera. 



La riflessione storico-teorica dello Studio Alpa è stata proposta nelle ore in cui il partner-premier stava preparando l’ennesimo Dpcm socio-economico. Nel frattempo si sono fatte più insistenti le indiscrezioni sulla conclusione delle trattative fra Cdp e famiglia Benetton per la cessione del controllo di Autostrade: imposta in via breve (senza provvedimenti di legge vistati dal Parlamento o atti formali del Consiglio dei ministri, salvo la minaccia politica di revoca di una concessione pubblica legalmente assegnata) dalla Presidenza del Consiglio. Un diktat  pubblico (o “privato”…) a investitori privati in una società quotata in Borsa, al centro di procedimenti giudiziari non ancora sfociati neppure in pronunce di primo grado. Comunque: due casi reality  di ridislocazione “liquida” dei confini fra “nuovo diritto pubblico” all’offensiva verso il “vecchio diritto privato”. 

Nel primo caso è protagonista un Premier anomalo proprio perché perché “privatissimo”: l'(ex) socio dello Studio Alpa, non risulta essersi mai sottoposto al vaglio democratico in alcune sede in Italia e purtuttavia è dotato da nove mesi di poteri eccezionali, peraltro mai attribuiti in passato ad Alcide De Gasperi o Aldo Moro, a Bettino Craxi o Giulio Andreotti, a Romano Prodi o Silvio Berlusconi, a Mario Monti e neppure a Matteo Renzi. Il secondo caso vede al centro una grande società ex statale, privatizzata e quotata in Borsa da un quarto di secolo: e con essa il più fondativo dei diritti privati – quello di di proprietà – e il diritto d’impresa, esso pure tutelato dalla Costituzione (pubblica, senza virgolette) della Repubblica italiana in vigore da 72 anni.  

Non ha sorpreso d’altronde che a fianco della “lettera al direttore” di Alpa sia comparso in pagina anche un corsivo di Cassese, editorialista in charge del Corriere. Il titolo – “L’illusione ‘democratica’ del metodo M5S” – è sembrato risentire del recente successo referendario con il quale il partito di Conte è riuscito a realizzare la promessa di Beppe Grillo di “aprire il Parlamento come un apriscatole”. Il testo è una preoccupata disamina critica di come la piattaforma Rousseau – la spectre di Davide Casaleggio nel cuore di M5S – stia pericolosamente premendo sui confini dello stato di diritto, anzi dello Stato italiano: tentando di estendere la sua influenza e i suoi metodi alla selezione degli incarichi pubblici formalmente di competenza del Governo (e del Parlamento laddove previsto dalla legge). Particolarmente duro ed emblematico il finale del corsivo: “Perché una persona scelta dal Movimento e tra i suoi simpatizzanti darebbe maggiori garanzie di altre? Queste proposte, ammantate dall’illusione della democrazia, dimostrano soltanto che forze politiche che si dichiarano populiste non vogliono mollare la presa. Invece di sopprimere i posti di sottogoverno non necessari e di proporre per quelli che restano l’accesso a tutti, mediante regolare concorso, giudicato da commissioni imparziali, propongono di consolidare il diritto di appropriarsi dello Stato, a proprio uso e consumo”.  

P.S.: È passata (gravemente) sotto silenzio la scelta di Conte di abbandonare il Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue – principalmente sull’attuazione del Recovery fund – lasciando la delega al cancelliere tedesco Angela Merkel. La motivazione ufficiosa è stata la partecipazione del premier ai funerali del presidente della Regione Calabria, Jole Santelli (che si sono meritati minuti di visibilità su tutti i tg pubblici e privati).  La questione rimane comunque – da più di un anno – la stessa: il premier Conte sta rispettando il giuramento prestato (due volte) nelle mani del Presidente della Repubblica di operare sempre, unicamente e massimamente nell’interesse del Paese? Oppure – da giurista-avvocato “in sonno privato”, seguace del “maestro” Alpa – è anche lui fautore di un ridisegno “liquido” del confini eccetera eccetera? Piacerebbe leggere sul tema qualche intervista (anche “liquida”, a titolo personale) come quella concessa all’inizio del 2019 dall’allora presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi: sull’intollerabile incostituzionalità dei “decreti Salvini” contro i “diritti civili” dei migranti.