Sembrava una missione impossibile. È finita con un lungo convinto commosso applauso da parte di una platea di duecento persone accorse alla prestigiosa Carnegie Hall di New York per ascoltare i Canti Beneventani che ricordano i Gregoriani, ma che di questi sono più antichi e che si possono definire come la matrice a partire dalla quale si è sviluppata l’intera disciplina.



Cinquanta minuti di sospensione dalla realtà con cori e voce narrante a spiegare le tappe di un percorso che conduce l’umanità a interrogarsi sull’aspetto sacro della propria vita rivolta alla salvezza dell’anima. Nella frenetica città che per definizione non dorme mai era una scommessa ardita ed è stata vinta a piene mani grazie all’intuizione, forse ostinazione, di chi l’ha voluta.



A promuovere l’iniziativa è il Conservatorio della città papalina di Benevento che ha scoperto di avere in pancia un patrimonio artistico e culturale unico al mondo, sotterrato dalla decisione vaticana – molti secoli fa – di favorire la versione ambrosiana, milanese, che infatti ha avuto grande successo e sembrava l’unica depositaria dell’antica virtù canora a cappella: solo voci, niente strumenti.

Cercando, scavando, viaggiando, si è capito che la tradizione nascosta voleva a tutti i costi venire alla luce. E che le tracce che ne documentano l’esistenza, la consistenza, il valore, sono molto più numerose di quello che si credeva. Quando si sa che cosa cercare anche i segni più sbiaditi diventano evidenti e si creano connessioni inaspettate tra studiosi che nemmeno si conoscono.



Si scopre così che in America esistono due cattedre universitarie che si occupano incredibilmente della materia mentre in Italia, dove tutto ha origine, persino s’ignorava l’esistenza di un fenomeno così antico e originale: approfondito e sviscerato con esperti dei due mondi in un seminario tenuto presso l’Istituto Italiano di Cultura alla vigilia di una performance che ha sbalordito un po’ tutti.

Accade poi che il giovane e intraprendente parroco delle due cattedrali di San Patrick – inviato nella Grande Mela da papa Francesco in persona per rivitalizzare la locale comunità cattolica – intuendo il valore della proposta abbia voluto offrire ai fedeli della domenica una prova della novità portata dai dodici cantori sanniti facendoli esibire in chiesa durante una messa particolarmente affollata.

Anche l’incontro con i giovani studiosi di gospel dell’Università Adelphi a Long Island si trasforma in un’esperienza unica, con le formazioni dei due atenei che si alternano sul palco ciascuna mostrando all’altra il risultato del proprio ingegno e del relativo impegno sotto la guida di direttori che ne seguono la crescita personale e professionale con motivato orgoglio.

In ultimo ma non per ultimo bisogna mettere in luce il coraggio dei vertici, presidente e direttore dell’istituzione musicale, che hanno deciso di uscire dalla loro zona di conforto per giocare una partita molto difficile riuscendo a ottenere la fiducia del ministero competente – cosa non scontata – e giocare la loro partita Oltreoceano come prima tappa di un cammino che si annuncia luminoso.

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