Prima o poi sarà interessante sapere perché Schwazer si ostini ingenuamente a chiedere giustizia a chi lo ha ripetutamente e in modo prepotente preso in giro, ma è pur vero che a ogni tappa del suo calvario si scopre un pezzo di vergogna del sistema sportivo. A cinque giorni dalla notizia del No della WADA alla sua richiesta di sconto di pena, prevista nel caso in cui uno squalificato contribuisca a svelare una truffa ai Regolamenti, tiene banco l’assordante silenzio degli organismi sportivi nazionali, chiamati a tutelare i nostri atleti.



È vero che un iter di denuncia basato sulla confidenzialità – qual è stato il carteggio tra Schwazer, AIU e WADA – avrebbe potuto lasciare all’oscuro CONI, FIDAL e Governo italiano sul profilo della vicenda. Ma in politica, si sa, si hanno diversi strumenti a disposizione per esercitare un doveroso controllo su come vengono trattati quelli che si hanno sotto tutela: è da luglio che il nuovo caso Schwazer è diventato di pubblico dominio, si sono avuti quattro mesi di tempo per farsene un’idea. Come si sa, l’organismo “etico” di controllo dell’atletica internazionale ci ha messo un anno e mezzo (gli sarebbero bastate poche settimane) per verificare la fondatezza della denuncia del nostro marciatore, ma alla fine ha dato parere positivo alla sua richiesta di sconto di pena. Non così l’Agenzia mondiale antidoping, che ha usato la sua discrezionalità per negare (ci ha messo altri 6 mesi) una facoltà prevista dal Codice, confermando che anche dalle loro parti vale la filosofia-Lotito: i Regolamenti si applicano o al contrario si interpretano a secondo di chi si ha di fronte. Del resto il capo ufficio legale della WADA è lo stesso che al servizio della IAAF fu tirato in ballo per le imbarazzanti mail rivelate da Fancy Bear e finite nel processo di Bolzano.



E già qui sarebbe stato il minimo sindacale pretendere in materia una dichiarazione delle nostre Autorità. Un generico “chiederemo spiegazioni nelle opportune sedi” di solito non si nega a nessuno. Ma poi si impone un altro tema, ben più importante: se, come ha riconosciuto la AIU, una Federazione estera si è effettivamente avvalsa per le Olimpiadi di Tokyo dei servizi di un “radiato a vita”, il minimo del minimo sindacale sarebbe esigere di sapere se quella Federazione, che ha barato danneggiando magari nostri atleti in competizione con i loro, sia stata sanzionata o no, tanto più che di tale obbligatoria sanzione non si è mai avuta alcuna pubblica notizia.



È vero che pretendere trasparenza da AIU, Word Athletics, WADA è come chiedere pere a un albero di cachi e che se denunci una truffa da quelle parti puoi rimediare non un premio ma una squalifica (occhio! Potrebbe succedere a Schwazer…, del resto una decina d’anni fa i tesserati russi che volevano denunciare il doping di Stato russo venivano invitati – sic – a rivolgersi alle Autorità russe), ma vivaIddio siamo pur sempre i finanziatori di tali organismi e abbiamo il diritto-dovere di alzare la voce! A meno che a inibire le nostre Autorità e a rivolgersi a lorsignori col cappello in mano ci sia l’imbarazzo di trovare l’Italia in atletica sul podio europeo degli squalificati per doping (insieme ai russi e ai turchi) e di rappresentare come italiani il 33% della lista nera WADA degli “infrequentabili” di tutti gli sport.

Del resto è un film già visto col precedente Governo: nella primavera del ’21, una settimana dopo le gravi accuse della WADA alla nostra Magistratura e a una sua ordinanza, il sottosegretario con delega allo sport incontrò proprio il d.g. della WADA fischiettando come se niente fosse, sebbene avesse un mandato politico ben diverso dal voto unanime della Commissione parlamentare Cultura a favore della riabilitazione sportiva di Schwazer.

Visto il silenzio impotente delle nostre Autorità sportive e politiche, l’unica arma a disposizione per esigere trasparenza sono i media, che però dopo il clamore della notizia, hanno accuratamente evitato – con lodevoli eccezioni – di approfondire il tema. Si sveglieranno quando – resa inutile la clausola di riservatezza – saranno resi pubblici tutti i risvolti della denuncia di Schwazer?

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