Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha rilasciato di recente un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt per rispondere a molte domande sull’Unione europea, i suoi problemi e i possibili sviluppi. I temi vanno dai populismi che minacciano la coesione europea, agli investimenti cinesi e la Via della seta, al rapporto con gli americani e alle rimostranze tedesche contro le mancate riforme dell’Italia e i “risparmiatori” tedeschi che non vogliono pagare per le perdite delle banche italiane.



La prospettiva tedesca all’Unione europea è molto particolare; il sistema attuale con i suoi pregi e con i suoi difetti ha beneficiato la Germania enormemente e più di ogni altro Paese europeo. Per questo per i tedeschi sostanzialmente non dovrebbe cambiare niente e quando si scontrano con alcune riforme necessarie perché la costruzione europea non si sfasci o non diventi un incubo per alcuni Paesi la risposta è, nella maggioranza dei casi, sempre la stessa: è colpa degli altri, noi non abbiamo intenzione di pagare per le cicale e comunque ci opponiamo a modifiche dello status quo, soprattutto se ciò comporta una “solidarizzazione” dei debiti.



È Juncker che rispondendo a una domanda sulle colpe degli italiani che non fanno le riforme “spingendo il Paese verso una crisi più profonda” segnala le 18 violazioni del patto di stabilità da parte della Germania. In particolare, segnala il surplus delle partite correnti. Questa questione è vitale ed è spesso interpretata alle nostre latitudini come un’inutile lamentela nei confronti di un Paese e di un sistema economico così produttivo. Molto più banalmente questa sarebbe una obiezione da populisti e che non si deve fare in quanto espressione di dubbi sull’inevitabilità del percorso storico che porta a una maggiore condivisione della sovranità in sede europea.



La realtà è che questa non è un’obiezione da populisti e tantomeno da sovranisti. Questa sarebbe un’obiezione da europeisti in buona fede e sinceramente preoccupati per il futuro dell’Unione. In un sistema come quello dell’euro, con un’unione monetaria senza Stato, senza consolidamento del debito e senza Parlamento, il surplus della Germania nei fatti costituisce un “viaggio gratis” sulla moneta comune. In sostanza la Germania beneficia dell’euro basso e della moneta unica che impedisce ai Paesi più deboli una svalutazione, anche solo temporanea e anche solo limitata, senza pagare il conto. Noi qua non stiamo dicendo che la svalutazione sia la terra promessa, ma semplicemente che è da sempre uno dei tanti strumenti di flessibilità che gli stati hanno, anche quello solidissimi, e che nell’euro non c’è.

La Germania non dovrebbe avere quei surplus commerciali perché fin dall’inizio si è voluto limitarli per evitare che, appunto, qualcuno viaggiasse gratis sulla moneta comune prendendone i benefici e non pagando i costi. Esattamente come si è voluto limitare i deficit per evitare che qualcuno facesse politiche fiscali irresponsabili senza pagarne le conseguenze perché aiutato dai bilanci solidi degli altri membri della moneta unica.

Juncker dice questo; esattamente come da mesi lo ripete Soros dipingendo un’unione con difetti tali per cui i creditori dispongono a piacimento dei debitori dettando regole o non applicandone altre a proprio uso e consumo e per questo divaricando la performance tra Paesi membri. In sostanza si applicano o non si applicano regole per beneficiare di alcune economie in virtù non di leggi o regolamenti, ma di rapporti di forza economici in cui al debitore o all’economia debole, in virtù della costruzione comune, manca ogni possibilità e ogni strumento di resistenza.

Parlare di questo e parlare del fatto che queste violazioni durano da 18 anni significa ammettere che la costruzione è stata gestita favorendo molto alcuni e danneggiando molto altri. Perché all’Italia si può imporre la disciplina fiscale, la deflazione via “spread” con distrazione momentanea della Bce e imposizione di governi tecnici e di misure come il Jobs Act che servono semplicemente a imporre all’Italia l’unico strumento di flessibilità. Chi ha taciuto e ha continuato a dipingere l’Europa come la terra promessa perfetta e noi italiani come dei fannulloni non può parlare di questo altrimenti dovrebbe spiegare come mai l’ha permesso e per quali interessi e perché gli italiani hanno pagato per la costruzione enormemente di più di altri. Per esempio, dei tedeschi che infatti vorrebbero che non cambiasse niente e l’impressione fortissima è che se davvero dovesse cambiare qualcosa di sostanziale saluterebbero tutti portandosi via un bottino colossale costruito in 20 anni di integrazione europea asimmetrica.

Ora, dire queste cose è da sovranisti o da europeisti? Ovviamente sarebbe da europeisti se il termine non fosse stato così abusato da tanti europeisti che hanno nascosto per così tanto tempo la realtà da non essere più credibili.