Sono usciti di dati positivi sul lavoro, ma sono un inganno, un trucco maldestro per sviare l’attenzione mediatica. Proprio così, i dati positivi sul lavoro sono farlocchi. Non che siano falsi, per carità. Solo che conteggiano tra i lavoratori anche chi ha due o tre lavori (e si contano come fossero due o tre lavoratori diversi) o chi ha lavorato solo poche ore alla settimana. E le borse annaspano, ovviamente. Salgono dello zero virgola qualcosa per qualche giorno e poi scendono del 2-3% in un giorno solo. Una vita da gamberi, insomma.
A proposito di gamberi, o di chi torna sul luogo del delitto, ecco che Mario Draghi, su incarico della Commissione europea, redige un “rapporto sulla competitività” per affrontare questo difficile periodo. Il fantastico campione che ha “salvato l’Euro” nel 2012 e condannato l’economia europea (“costi quello che costi”, ipse dixit, senza specificare “quanto”), ora ci viene a dire che, sulla scorta dell’esperienza della pandemia (e qui già cominciamo male, visto che la von der Leyen ha acquistato per conto degli Stati oltre 4 miliardi di dosi di vaccini, praticamente 10 dosi per abitante, uno spreco immane) occorre attuare un centro di spesa comune per le spese militari. Ma come, invece di farla finita con la guerra in corso che nessun popolo europeo ha voluto, ci prepariamo a farne tante altre? E con quali soldi?
Facendo debito comune europeo, secondo la geniale pensata di Draghi, il nostro magnifico tecnico. Eh già, quello che i tedeschi hanno sempre disdegnato come osceno, perché perfino nella loro lingua le parole “debito” e “peccato” hanno la stessa origine; quello che hanno sempre sdegnosamente rifiutato (“pagare noi per debito che fanno altri?”) per lo sviluppo economico, ora invece per la guerra va bene?! E che sviluppo economico produce la guerra?
Per il resto, il rapporto è un libro dei sogni pieno di chiacchiere a vuoto. Parla di “decarbonizzazione” quando, secondo i seppur farlocchi indicatori ufficiali, sia l’Europa che l’Italia in particolare stanno diminuendo le emissioni di carbonio mentre la Cina le aumenta vertiginosamente. In altri termini, se il progetto era quello di salvare il pianeta (non si capisce da cosa, visto che il carbonio fa parte del pianeta e la famigerata CO2 è benefica per le piante), il progetto è destinato al fallimento, al quale noi europei aggiungeremo il fallimento economico per i costi proibitivi dell’energia.
Ma la cosa più scioccante di quel rapporto sta nel fatto di chi propone la ricetta: infatti, Draghi è sempre stato un nemico giurato del debito comune, fedele difensore delle ideologie propugnate nei Paesi del nord Europa. Sarebbe interessante chiedergli per quali motivi ha cambiato idea sul tema. Come mai ora il debito comune sarebbe uno strumento necessario per salvare l’Europa da “una lenta agonia” per “mancanza di competitività”?
Questo perché allo stato attuale si tratta di una persona di credibilità (politica ed economica) ormai sotto lo zero: come si può credere a qualcuno che nella sua gestione del potere (politico, economico e monetario) ha sbagliato tutto? Uno che affermava (appena due anni e mezzo fa, con l’approvazione delle prime sanzioni alla Russia) che la Mosca era sull’orlo del tracollo economico?L’Europa rischia una lenta agonia? Bella scoperta, ora paghiamo il gas a un prezzo che è ben 5 (cinque!) volte maggiore di quello che pagavamo prima delle sanzioni suicide.
Draghi, per essere un minimo credibile oggi, dovrebbe iniziare ogni suo discorso dicendo pressappoco: “Siccome fino a ieri ho sbagliato tutto…”. E dovrebbe spiegare in cosa ha sbagliato, cosa ha capito e perché oggi quello che dice dovrebbe essere giusto. Invece, come ha fatto recentemente, capita di sentirlo dire che “occorre la sovranità”, perché invece di essere uno dei protagonisti della storia, l’Europa rischia di essere succube dei poteri oggi dominanti, incapace di crescere per la scarsa produttività.
La “scarsa produttività” è la produttività pro capite, un indicatore economico che divide il Pil per il numero degli occupati. Purtroppo l’Italia, secondo questo indicatore, è tra gli ultimi posti in Europa. Per due motivi molto semplici: scarsa natalità, che rende sempre più pesante il fardello dei pensionati sulle spalle dei lavoratori attivi; e l’immigrazione (e la simultanea emigrazione del giovani brillanti laureati), per cui aumenta la presenza di lavoratori di basso livello (operai o manovalanza del settore agricolo) e diminuisce quella fortemente qualificata, che potrebbe produrre molto Pil.
Proprio su questi punti il Governo Draghi ha lasciato andare le cose come se nulla fosse (importante). Anzi, si è adoperato attivamente per far fallire le uniche due cose positive ricevute in eredità: il Reddito di cittadinanza (ammortizzatore sociale importante, che sosteneva i consumi delle famiglie) e il noto “Superbonus 110%”, che inizialmente doveva essere pure convertibile, ma che Draghi ha impedito lo fosse e poi ha definanziato.
Ora l’ottimo Fabio Conditi, l’ideatore originario di quel bonus, si fa delle grasse risate, poiché l’idea di un debito che si ripaga con lo sviluppo scatenato da quel debito, che è formula vincente del “Superbonus 110%”, è la stessa idea sottostante al “debito comune” ora promosso da Draghi.
L’attuale ministro dell’Economia ogni volta si lamenta “dell’enorme fardello” causato dal debito del “Superbonus 110%”; però prima dovrebbe fare il favore di spiegarci come mai l’Italia dall’anno scorso ha un Pil che cresce più di Germania e Francia (e quindi lo Stato incassa un gettito fiscale maggiore degli anni precedenti); mentre, lui fatica a mettere a bilancio per i prossimi anni il mancato gettito, dovrebbe spiegarci come mai, senza alcuno sforzo da parte sua, il Pil italiano è in crescita superiore agli altri paesi europei.
Questo è precisamente il circolo virtuoso che è stato interrotto: prima che il mancato gettito faccia capolino nei conti dello Stato, quei soldi hanno portato fatture sulle quali lo Stato ha incassato le relative tasse; mentre il rimanente profitto viene speso e quindi produce altro Pil e altre tasse da incassare. Quindi, di fatto lo Stato incassa di più e incassa prima. Questo è quello che i due hanno bloccato e fatto svanire.
Dovremmo fidarci di quei due che hanno distrutto un simile circolo virtuoso, mentre sono incapaci di dire “abbiamo sbagliato”? Dovremmo fidarci di chi ieri ha impedito del debito per lo sviluppo economico, però oggi propone come ricetta nuovo debito per le spese militari, perché sennò l’Europa è condannata a una “lenta agonia”? E chi ha portato l’Europa a una lenta agonia, quando era al potere?
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