Non è ancora sicuro che in Olanda la caduta del Governo Rutte abbia come sbocco le elezioni anticipate: ma la prospettiva è molto accreditata, con data indicativa nel prossimo novembre. In autunno è in calendario un’altra elezione-chiave nell’Ue, in Polonia. In Spagna, intanto, si vota (in anticipo) fra due settimane. I Paesi Bassi sono stati fondatori dell’Ue; Madrid è entrata con la seconda ondata (e ha firmato Maastricht); Varsavia è stata capofila dell’allargamento a Est dopo la fine dell’Urss.
Se in Olanda si votasse oggi – dicono i sondaggi – il Partito popolare del Premier (Vvd) non sarebbe più il primo: pur perdendo poco rispetto al 21,9% dell’ultimo voto (marzo 2021) quando all’Aja si è formata una coalizione centrista di quattro partiti La maggioranza relativa del Parlamento dell’Aja potrebbe passare a BBB, il nuovo partito populista dei “cittadini-agricoltori”, che due anni fa ha racimolato solo l’1%, ma oggi viene stimato addirittura a quota 27 dopo la clamorosa affermazione alle elezioni amministrative dello scorso marzo.
I nuovi “gilet verdi” olandesi hanno il loro vessillo originario nella reazione alla transizione ecologica accelerata di matrice Ue, che attacca frontalmente anche le emissioni zootecniche (queste sono ancora molto alte in un Paese in cui l’allevamento è tuttora parte della civiltà economica). Ma BBB – pilotato da una donna, Caroline van der Plas – è divenuto rapidamente un format politico più largo mutuando temi e programmi dalla destra europea (ad esempio quelle scandinave, tutte in forte ascesa alle più recenti consultazioni). Fra le priorità degli “agricoltori” vi è quindi anche la chiusura ai flussi migratori: esattamente il dossier su cui Mark Rutte ha gettato la spugna venerdì sera.
Il Premier ha insistito su una politica restrittiva sui nuovi ingressi, provocando una rottura con Cda e il liberaldemocratico D66, meno allineati con il rigorismo corrente nel Nord Europa. La scommessa elettorale di Rutte è in parte leggibile: andare al voto capitalizzando il suo “pedigree” di Premier da 13 anni (a cavallo di quattro elezioni), affidabile sul piano europeo. Ma anche di leader politico in grado di contenere l’avanzata del populismo, rimodulando la politica olandese (non solo nel campo ambientale) entro i paradigmi evolutivi dopo la pandemia e l’inizio della crisi geopolitica.
Fatto sta che, dopo le probabili elezioni di novembre, il primo e il secondo partito di un Paese fondatore dell’Ue potrebbero essere un partito di destra di piccoli imprenditori agrari e l’affiliato olandese del Ppe. Non è affatto detto – ma è tutt’altro che da escludere – che possano dar vita a una nuova maggioranza di governo (com’è d’altronde accaduto in Svezia). Ma il risultato sarebbe comunque significativo in un’Unione chiamata a votare dopo pochi mesi (e dove BBB non ha per ora un riferimento a Strasburgo). Ed è un’Europa in cui sono già in corso le grandi manovre per pre-costituire una maggioranza relativa di destra-centro, imperniata sul Ppe. Di queste trattative è protagonista la Premier italiana Giorgia Meloni: l’unico capo di governo a detenere la leadership di un partito a Strasburgo (European Conservatives and Reformists).
È con il Premier inglese Rishi Sunak che Meloni ha avuto in settimana una lunga telefonata: finalizzata non solo a confermare (fuori dal perimetro Ue) l’allineamento italiano con Usa e Regno Unito nella fermezza pro-Ucraina alla vigilia del summit Nato di Vilnius, ma anche a rammentare che il capo di Fdi è erede – al vertice di Ecr – di una soggettività politica originariamente creata a Strasburgo dai “tory” britannici, destra liberaldemocratica per eccellenza.
È a Varsavia che Meloni è volata per un bilaterale con il Premier Mateusz Morawiecki, con una forte tonalità politico-elettorale. Ecr raggruppa oggi, di fatto, gli europarlamentari di Fdi e quelli del Pis, il partito maggioritario in Polonia. È la forza politica che si accinge a chiedere nuovamente fiducia al suo elettorato nonostante le forti tensioni interne ed esterne (con la stessa Commissione Ue) per presunte violazioni dei principi dello Stato di diritto nell’ordinamento giudiziario. Le chance del Pis non sono comunque estranee al ruolo polacco di prima linea Nato nel confronto fra Occidente e Russia in Ucraina (analogamente, Meloni è stata l’unica leader italiana a presentarsi al voto 2022 con una linea inequivoca sulla guerra).
Non da ultimo, in Spagna Meloni è quasi personalmente in campo a sostegno di Vox: il partito di destra che – secondo gli ultimi sondaggi – sarebbe determinante al Partito popolare per imporsi nelle “snap elections” sui socialdemocratici del Premier dimissionario Pedro Sanchez.
È sullo sfondo di questo euro-risiko elettorale, naturalmente, che si stanno svolgendo le faticose trattative per i nuovi parametri di stabilità finanziaria nell’Ue: su cui non sono più d’accordo – come ormai su quasi nulla – la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Olaf Scholz.
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