In occasione delle recenti elezioni presidenziali in USA l’Hastings Center, un importante istituto americano di ricerca indipendente e apartitico dedicato alle questioni etiche nell’assistenza sanitaria, nella scienza e nella tecnologia, ha pubblicato una breve ma documentata (ed allarmante!) riflessione sulle prospettive di cura e di assistenza sanitaria per gli anziani non autosufficienti (Long Term Care, LTC –  Nancy Berlinger, After the Election, Our Aging Society Will Still Need Care Policy).



Questo intervento, oltre a gettare luce su un contesto conosciuto troppo spesso solo per sentito dire, come gli Stati Uniti, offre temi di attenzione che anche per noi sarebbe decisivi. L’approccio e i dati riportati sono prevalentemente economici, ma già il fatto che essi siano riportati in una rivista di bioetica dovrebbero farci riflettere. Quando si discute di spesa sanitaria i problemi non sono solo economici, ma rivestono da subito una rilevanza etica, di scelta, morale, di dilemma sull’uso delle risorse, soprattutto in un’ottica di equità intergenerazionale: quanto riceve ogni generazione dall’intervento pubblico? Quanto ogni persona può aspettarsi, in funzione dei propri bisogni da anziano, rispetto a quanto ha versato nel corso della vita? Quanto le generazioni più giovani sono chiamate a supportare le generazioni più anziane e fragili, in termini di tempi di cura, di risorse pubbliche, ecc.? Vediamo un po’ qualche aspetto del contesto statunitense che certamente dice qualcosa anche a noi.



In primo luogo sorprendono i numeri sul caregiving familiare, su quanto le famiglie (più precisamente, le generazioni più giovani, e quasi sempre le donne) negli Stati Uniti sono una risorsa di cura per i propri anziani: l’articolo segnala che (ricerca AARP) nel 2021 c’erano in USA 38 milioni di caregiver familiari (“più o meno la popolazione del Canada”, ricordava l’articolo, ben oltre il 10% della popolazione statunitense – 331 milioni al 2020). In Italia le stime più recenti parlano di circa 7 milioni di caregiver (anche qui oltre il 10% dei circa 59 milioni di italiani), cifra che scende a circa 3 milioni di caregiver familiari (5% circa) se si considerano quelli che in Italia dedicano più di 20 ore settimanali alla cura dei propri familiari bisognosi di cure. Insomma, negli USA molto più che in Italia la famiglia intergenerazionale rimane una risorsa di cura insostituibile per una società che invecchia.



In secondo luogo le famiglie statunitensi impegnano molte delle loro risorse economiche nella LTC. Anche solo concentrando l’attenzione sui destinatari di MediCare/Medicaid (due sistemi il sistema di protezione sanitaria pubblica, che negli Usa non è universalistico come in Italia, ma sostiene sostanzialmente “chi non è in condizione/non è stato in grado di proteggersi da solo”), a fronte di una spesa pubblica USA di 829 miliardi di dollari il valore del lavoro di cura non retribuito è stato stimato pari a 600 miliardi di dollari; evidentemente una quantità di cure a domicilio insostituibile con servizi o interventi finanziati con ulteriori risorse pubbliche. In Italia circolano stime internazionali su un valore del lavoro di cura attorno ai 10,8 miliardi di dollari – anche per noi difficilmente sostituibili con ulteriori risorse pubbliche (ILO/OIL, Organizzazione Internazionale del Lavoro, delle Nazioni Unite, 2018) A questi dovremmo poi aggiungere le risorse familiari impegnate per retribuire le assistenti familiari (“badanti”), che sono circa un milione (di cui tra il 40% e il 50% in regola e il resto in condizioni di lavoro grigio o peggio nero), con pochissimi sostegni da parte pubblica per i costi sostenuti dalle famiglie (qualche deduzione fiscale, molto parziale).

Il terzo aspetto riguarda più direttamente la “circostanza politica” delle elezioni presidenziali, perché la continuità stessa di Medicare/Medicaid (il già ricordato sistema di cure sanitarie finanziato con soldi pubblici) sembrava a rischio di continuità già nelle esternazioni preelettorali del Presidente eletto Donald Trump, senza che sia ancora chiaro quale modello alternativo potrebbe essere introdotto per proteggere le persone più fragili. Se Medicare/Medicaid venisse meno (in tutto o in parte), la ricaduta dei costi sanitari e di assistenza sulle famiglie sarebbe davvero una sfida impossibile, Infatti il divario tra il reddito medio annuo di un beneficiario di Medicare (38.000 dollari) e i costi annuali dei servizi di assistenza a lungo termine (che vanno dai 68.640 dollari per un assistente sanitario domiciliare per 40 ore settimanali fino ai 288.288 per assistenza domiciliare 24 ore su 24) non sono opzioni reali per la maggior parte degli americani più anziani.

Certo, alcuni di loro, come nel nostro Paese, potrebbero forse avere come bene rifugio una casa di proprietà (sempre secondo le riflessioni dell’articolo), ma vendendola per pagarsi le cure si troverebbero poi “senza una casa dove farsi curare”, e dovrebbero trovare una soluzione residenziale (ancora più costosa), Insomma, un dilemma che la singola famiglia non potrebbe certo risolvere. In questo senso il nostro sistema sanitario universalistico, pur con tutti i limiti del caso, sembra offrire agli anziani in Italia una prospettiva meno angosciante e potenzialmente dignitosa. Non che questo possa essere dato per scontato, soprattutto a fronte delle prospettive demografiche per i prossimi due o tre decenni, ma dobbiamo pur sempre riconoscere che la riforma sanitaria del 1978, pur migliorabile, è tuttora un fattore di civiltà e di modernità del nostro Paese.

 

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