Dopo le polemiche per i primi 5 verbali desecretati del Comitato Tecnico Scientifico e soprattutto dopo l’altro verbale del 3 marzo – reso noto dall’Eco di Bergamo – dove si osserva come il Cts abbia intimato il Governo di istituire la zona rossa su Alzano e Nembro senza dover chiudere tutta Italia, oggi il Corriere della Sera aggiunge la terza casella all’intricata vicenda lockdown-verbali-Governo. In mano alla collega Fiorenza Sarzanini è giunto il verbale del 10 marzo scorso, il giorno dopo la chiusura totale dell’Italia per via della pandemia da coronavirus esplosa ormai in diverse aree del Paese. In quelle pagine si legge, riporta il CorSera, il sostanziale ok del Cts alla scelta di Conte di chiudere l’intero Paese con il Dpcm “IoRestoaCasa” annunciato l’8 marzo notte in conferenza stampa e attivo dal 9 marzo in poi. È l’inizio della fase 1 ma secondo il verbale ancora segreto del Comitato Tecnico Scientifico – stante quelle condizioni – il Governo ha fatto bene a chiudere l’Italia: il documento riportato dalla Sarzanini evidentemente si inserisce nella bagarre Governo-opposizioni circa le tesi sempre sostenute dal Premier Conte in merito ai quei giorni caldissimi di fine febbraio-inizio marzo e convaliderebbe la scelta, seppur “postuma”, del Governo anche in seno al Comitato Tecnico Scientifico.
COSA AVVENNE TRA IL 3 E IL 10 MARZO
Ma l’articolo della Sarzanini, oltre a riportare le considerazioni del Cts compie anche una sorta di recap di quanto avvenne in quelle ore tra il 3 a il 10 marzo 2020: il 3 marzo (verbale pubblicato dall’Eco, ndr) il Cts chiede al governo di chiudere i Comuni della Val Seriana dopo le richieste della Regione Lombardia, ma Palazzo Chigi rimanda la decisione. Il 7 marzo (verbale desecretato e pubblicato dalla Fondazione Einaudi, ndr) c’è un nuovo documento del Cts, che chiede due livelli di protezione: uno per le aree a maggior contagio, cioè Lombardia e le province del Nord più colpite, l’altro per tuta Italia. L’8 marzo però il Premier Conte annuncia la chiusura della Lombardia e di altre 14 provincie, salvo poi solo 24 ore dopo istituire zona rossa in tutta Italia con effettiva valenza del Dpcm dal 9 marzo mattina. In quel giorno, riporta la Sarzanini sul CorSera, «si contano 133 morti, il numero più alto da inizio emergenza, 1.326 malati e 83 ricoveri in più nelle terapie intensive». Nel verbale ancora segreto Silvio Brusaferro spiega «Non c’è una parte dell’Italia completamente immune, ci sono parti d’Italia dove il virus al momento circola meno e dunque dipende dai nostri comportamenti quanto circolerà». È lo stesso Presidente Iss che invia un documento al Cts di fatto la base del nuovo parere che i tecnici invieranno il 10 marzo al Governo Conte con il via libera alla linea dell’esecutivo però già avvenuto 24 ore prima. Il verbale, ancora riservato, potrebbe essere consegnato al Parlamento nei prossimi giorni secondo le richieste del Copasir: per ora ne parla il Corriere, spiegando che tra le righe del documento si legge «necessità di rallentare la diffusione per diminuire l’impatto assistenziale sul Servizio sanitario nazionale oppure diluirlo nel tempo» e poi ancora «In riferimento alla decisione presa di estendere la chiusura a tutto il territorio nazionale, le misure adottate sono coerenti con il quadro epidemiologico configuratosi. Inoltre potrebbero venirsi a creare situazioni locali in cui possano essere necessarie ulteriori misure di contenimento».