SPORTWASHING, COS’E? PUTIN, IL PRECURSORE
Può il calcio diventare una maschera per far apparire buoni i cattivi? La risposta è sì ed esiste anche un termine specifico coniato quasi dieci anni fa: sportwashing. In poche parole è paragonabile al riciclaggio di denaro, ma con al posto dei soldi la coscienza. Si investono cifre ingenti nel calcio, interesse della maggior parte della popolazione, passando da dittatori che violano diritti umani a idoli ed eroi per tifosi e federazioni sportive.
Il precursore dello sportwashing è stato Vladimir Putin, tra i personaggi più discussi dell’epoca moderna. L’ascesa di Roman Abramovich ha reso il Chelsea in quasi un ventennio una delle squadre più vincenti d’Inghilterra con 5 Premier League e due Champions League, con un parco giocatori attuale dal valore di centinaia di milioni di euro. A ruota ecco anche l’Arsenal con Usmanov, possessore del gruppo USM holding divenuto sponsor dell’Everton. E poi ancora Rybolovlev col Monaco e il Cercle Brugge, Demin con il Bournemouth fino al 2022, Savvidis patron del PAOK Salonicco e Oyf sbarcato in Olanda con il Vitesse. Cos’hanno in comune tutti questi nomi? Tutti in qualche modo collegati a Putin, alcuni anche mantenendo un profilo basso e schivo come Valeriy Oyf.
SPORTWASHING, COSÌ LA RUSSIA MONOPOLIZZA IL CALCIO
Come viene spiegato su Il Corriere della Sera da Milena Gabanelli e Francesco Tortora, il boom arriva con la Gazprom, specializzata nell’estrazione e vendita di gas naturale controllata dal Governo della Federazione Russa. La compagnia statale è divenuta sponsor della Champions League, accrescendo ancora di più la Russia all’interno del mondo del calcio e in maniera molto discussa, come aveva sottolineato il The New York Times, ecco che i Mondiali del 2018 vengono assegnati proprio alla Russia.
A far cessare l’egemonia russa è dovuta arrivare la triste invasione dell’Ucraina, un velo pietoso sulla tanta ipocrisia durata circa 15 anni: dall’acquisto del Chelsea da parte di Abramovich nel 2003 all’organizzazione dei Mondiali nel 2018, con ulteriori 8 squadre finite nel calderone putiniano e l’assegnazione di una compagnia statale come sponsor della massima competizione dello sport più seguito. Come detto, l’invasione russa in Ucraina fa magicamente cambiare idea al mondo del calcio con il papà del Chelsea moderno Abramovich e Usmanov, principale azionista dell’Arsenal e proprietario del gruppo divenuto sponsor dell’Everton, che vengono sanzionati sia dalla Ue che dal Regno Unito con conseguente vendita della squadra da parte di Abramovich e l’obbligo di lasciare la capitale. Infine, la FIFA sospende le squadre russe dalle competizioni internazionali e fa cessare immediatamente tutti i contratti di sponsorizzazione.
SPORTWASHING, IL PIANO DECENNALE (E FALLIMENTARE) DELLA CINA
Esistono paesi che nonostante l’oltre miliardo di abitanti non sono mai riusciti ad avere una vera e propria cultura calcistica. E quale miglior modo di avvicinare il proprio popolo al calcio se non partendo da zero? Benvenuti in Cina dov’è in atto una feroce repressione verso le minoranze tibetane e uigura, un’etnia turcofona di religione islamica residente nel territorio cinese. Queste discriminazioni non vengono viste bene dall’Europa e dunque il presidente Xi Jinping, segretario del Partito Comunista cinese, prova a farsi amico il Vecchio Continente con il calcio.
Il PCC presenta un piano decennale per mettere lo sport più popolare del mondo al primo posto anche in Cina. Fondi statali investono oltre 2.5 miliardi di dollari in squadre europee tra cui Milan, Inter e Parma più varie squadre tra Inghilterra, Spagna, Francia e altro ancora. Vengono investiti ulteriori soldi, seppur in minoranza, in squadre come Manchester City e Atletico Madrid oltre a sponsorizzazioni di club europei. Infine non viene dimenticata la Cina: Tevez, Oscar, Hulk e altri diventano protagonisti del campionato cinese con stipendi anche fino a 800 mila euro a settimane come nel caso di Tevez. Nella stagione 2016/2017 la Chinese Super League anticipa quello che avrebbe fatto l’Arabia anni dopo e diventa la lega più attiva in chiave calciomercato: quasi 400 milioni in due mesi. Ma tutto ciò è servito realmente a qualcosa? Sportwashing a parte, no: la Cina non ha raccolto i risultati sperati né dal punto di vista sportivo, con la Nazionale e il campionato nazionale che non sono minimamente riusciti a spiccare il volo o ha mantenere alto l’appeal, né dal punto di vista economico dato che attualmente in Cina vige l’ordinanza di una tassa pesantissima sui trasferimenti dei calciatori.
SPORTWASHING, GLI SCEICCHI PIGLIATUTTO: DAI TOP CLUB AI MONDIALI
Poco fa abbiamo menzionato l’Arabia Saudita che insieme a Emirati Arabi e Qatar hanno fatto dello sportwashing lo sport nazionale. Battute a parte, abbiamo tutti davanti agli occhi il clamoroso investimento fatto dagli Emirati Arabi e Qatar per l’acquisizione di Manchester City e PSG, trasformate da squadre di livello mediocre a super top team. Il Qatar inoltre ha ospitato il Mondiale del 2022, impresa che per esempio la Cina non è riuscita mai a rendere realtà. Vuoi per le ragioni sportive come il possibile ultimo canto di Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar, vuoi per gli stadi appariscenti o ancora per il periodo dell’anno atipico, dato che si è giocato a dicembre invece che il canonico periodo estivo, fatto sta che il mondiale qatariota è stato un successone con l’oltre miliardo e mezzo collegato per la finalissima tra Argentina e Francia.
Non è per tutto oro quel che luccica e se la gara tra Messi e Mbappé è entrata di diritto tra gli avvenimenti sportivi più epici di sempre e dal punto di vista degli ascolti si è superato ogni record, al tempo stesso il Mondiale in Qatar è stato uno dei più grandi scandali di corruzione con Mohamed bin Hammam, ex vicePresidente della FIFA, che è stato condannato per aver versato tangenti ai funzionari dell’organizzazione.
ARABIA SAUDITA PADRONA DEL MONDO
Tornando in Arabia Saudita, la situazione ha preso una piega incredibile. Il fondo d’investimento pubblico del Paese, conosciuto universalmente con la sigla PIF, ha investito in sportwashing ben 50,7 miliardi di euro negli ultimi tre anni, 5.1 solamente nel calcio come nel caso dell’acquisto del Newcastle, le sponsorizzazioni dei club e i mirabolanti contratti, su tutti quelli di Cristiano Ronaldo (213 milioni di dollari all’anno), Benzema e Kante (107). Non è però finita qui dato che l’Arabia si è aggiudicata la Supercoppa Italiana fino al 2029, quella Spagnola dal 2022 al 2024 e il Mondiale per club del 2023.
Ma la conquista più grande, ancora più della Coppa d’Asia del 2027, è quella del Mondiale del 2034. Tra dieci anni l’evento sportivo tra i più seguiti sbarca in Arabia. Tutto ciò però non succede in uno Stato dove si vive normalmente bensì dove la discriminazione di ogni tipo è ancora a livelli altissimi e 170 persone nel 2023 sono state giustiziate in un regime che ha incarcerato oltre 300 persone solamente in qualità di oppositori politici. Insomma, mentre nel calcio si costruiscono stadi mozzafiato, si creano squadre da PlayStation e si organizzano Mondiali, il Paese cade moralmente ed eticamente a pezzi. La vera e propria definizione di sportwashing: un lavaggio del cervello per mettere la polvere sotto al tappeto.