Uno spot su un panino alla finocchiona è stato censurato da Facebook. “L’inserzione non rispetta gli standard della community in quanto insulta o prende di mira gruppi specifici di categorie protette”, questo come riportato da Tgcom24 è stato il messaggio apparso ai gestori della pagina del progetto culinario Interiora Design, che si stava occupando di sponsorizzare il prodotto. È, inevitabilmente, il frutto di un equivoco, ma è stato impossibile far comprendere all’algoritmo di Meta che non c’era nulla di offensivo nel post.
“Caro Facebook, vorremo dirti che “Finocchiona” non è un insulto ma un insaccato tipico toscano! L’offesa sta nel non conoscere questa prelibatezza!”, hanno commentato i promotori dopo avere raccontato quanto è accaduto. I fatti, purtroppo, non sono isolati. A parlarne sono stati i pubblicitari di Laboratorio Com: “Ci capita spesso e per motivi anche più assurdi. Facciamo campagne su alcuni tipologie di categorie, come persone con determinate malattie, e Facebook ce le blocca puntualmente pensando siano discriminatorie: è il limite dell’intelligenza artificiale tanto bella quanto dannosa”.
Spot con panino alla finocchiona censurato da Facebook: la denuncia
La questione si è risolta soltanto nel momento in cui la pagina Interiora Design ha ricreato lo spot con il panino alla finocchiona che era stato censurato da Facebook, omettendo ciò che veniva ritenuto offensivo da Meta. Il post si è trasformato alla fine in una vera e propria lezione di tradizione culinaria, che ha avuto come destinatari anche lo stesso algoritmo del social network.
“La Finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia. L’origine risale al Medioevo, quando i norcini per sopperire all’uso del pepe, perché troppo raro e costoso, aggiunsero all’impasto i semi di finocchio. Nacque così la Finocchiona e nel corso dei secoli successivi diventò la regina delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana”, questo quanto si legge.