Sta facendo molto discutere il nuovo spot di Esselunga, che descrive una famiglia di genitori separati con la loro figlia. Pur partendo dallo store, la storia, della durata di due minuti scarsi, si concentra sulla vita di questa famiglia, guardandola attraverso gli occhi della bambina, arrivando poi verso un finale agrodolce. Va detto innanzitutto che la pubblicità in questione è un grande successo di marketing, se si dà per assodato il detto di andreottiana memoria (a sua volta preso da Oscar Wilde): “Bene o male, l’importante è che se ne parli”.
Questa pubblicità ha portato con sé tanti commenti spregiativi e tanta indignazione. Eppure quello che descrive Esselunga non è altro che una parte della realtà familiare del mondo di oggi, una realtà fatta di famiglie che incontrano le più svariate difficoltà che la vita pone davanti e che, in alcuni casi, arrivano a separarsi. Forse quello che irrita non è tanto il vedere una pubblicità fuori dagli schemi, ma il sapere che quello schema descrive una possibilità per ciascuno. Perché il divorzio, così ci è stato insegnato negli ultimi 40 anni di accesi scontri politici su tutte le materie familiari e morali, è un diritto. Ma quello che nessuno ha portato nel dibattito è che è soprattutto una sofferenza, una ferita. Una ferita perché esso è il rompersi di un legame con un altro a cui si aveva affidato la propria felicità, il disgregarsi di un legame d’amore che, almeno per un istante, rispondendo alle esigenze più intime dell’animo umano, aveva avuto un inspiegabile sapore d’eternità.
Allora forse questo spot può aiutare ad andare oltre. Viene descritto un rapporto rotto, pieno di tristezza e del malinconico sapore di una vita felice che entrambi i genitori hanno negato a sé stessi e all’altro, per motivi che non ci è dato conoscere. A spaccare questo quadro di normale routine ci pensa Emma, la bambina che deve ovviamente alternarsi tra la compagnia della mamma e quella del papà. Una bambina che, tornando dallo store, vede una sua coetanea godersi la compagnia di entrambi i genitori, facendo trasparire tutta la sua nostalgia di qualcosa, o meglio qualcuno che le manca, nonostante la presenza della mamma, con la quale, come si vedrà poco dopo, riesce a divertirsi e a sentirsi amata. Eppure, quando arriva il papà a prenderla (perché “è arrivato il suo turno”) saluta la mamma e si scaraventa tra le braccia dell’uomo: in sostanza, la bambina rivolge il suo affetto ad entrambi.
“Cosa c’entrano i bambini?” si legge tra i tanti commenti, invitando a lasciarli fuori dalla questione. Purtroppo non è possibile farlo: “Non c’è separazione di coppia che non porti dolore nella vita di un figlio” (Alberto Pellai, commento Instagram). Emma è forse l’unico legame rimasto tra i genitori. Emma è una bambina e come tale si comporta: il suo desiderio è che i suoi genitori vadano d’accordo, per il banalissimo fatto che vuole bene a entrambi e li desidera, nonostante tutti i loro errori. Non tornano forse alla mente alcune parole, antiche e sempre nuove: “Se non diventerete come bambini”? (Mt 18,3)
“Questa pesca te la manda la mamma”. Una semplice, innocua bugia. Una frase che strappa il quotidiano momento del “cambio genitore”. Un imprevisto, innocente come un bambino. Eppure non è forse un imprevisto “la sola speranza”?
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