E alla fine il tutto si concluse nel miglior modo possibile. Almeno per il momento e fino al prossimo ottobre. Nel corso delle recenti settimane, soprattutto in quella trascorsa, il destino dell’Italia ha ritrovato uno spiraglio di luce. Un vero e proprio tour de force ha caratterizzato l’operato del Premier Conte e del Ministro Tria e – di fatto – la loro partecipazione al G20 di Osaka ha infine completato l’intero piano d’azione coeso e finalizzato a sovvertire la potenziale minaccia: la tanto temuta procedura d’infrazione per mano della Commissione Ue. E se quest’ultima fosse «giustificata» lo poteva essere fino a qualche ora fa poiché lo stesso commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha dichiarato che «la procedura per debito a carico dell’Italia non è più a questo stadio giustificata e credo che l’Eurogruppo concorderà».



Non si tratta di una retromarcia, ma piuttosto di una presa visione della realtà italiana e dei conti italiani come annunciato anche dallo stesso vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis: «Accolgo con favore le azioni messe in atto dal Governo italiano per garantire un migliore risultato di bilancio nel 2019. La garanzia di finanze pubbliche sane è il fondamento della fiducia e della crescita. Al riguardo, sarà importante rispettare l’impegno di predisporre un bilancio 2020 in linea con le norme fiscali della Ue, evitando così ulteriori incertezze».



Il mercato finanziario italiano ha brindato (fiducioso) fin da inizio mattina con una costante crescita dei prezzi nel corso dell’intera giornata. L'”osservato speciale” – ovvero il nostro spread – ha definitivamente perso la sua temuta forza: area 200 punti è stata raggiunta e il rendimento dei Btp a 10 anni corrisponde all’1,64%. Già durante la giornata di lunedì, con il decennale domestico che faceva registrare un rendimento inferiore al 2% (tali valori risalgono a maggio 2018), molti operatori erano confident sul buon esito della trattativa tra Italia e Commissione Ue e alla fine il mercato ha avuto ragione, come sempre accade.



E proprio gli stessi attori che quotidianamente “sono il mercato”, nel corso del consueto sondaggio condotto da Assiom Forex (rif. giugno), hanno mutato il loro outlook in ottica di spread italiano. Il 69% degli intervistati vede il differenziale sotto quota 250 punti e precisamente: il 15% tra 150 e 200 punti mentre il 54% fra 200 e 250. Solo il 31% (rispetto al 47% di un mese fa) degli operatori considera ancora possibile l’ipotesi di un valore che oscilli tra i 250 e i 300 punti. Il dato significativo è sicuramente quello relativo a tutti coloro che considerano possibile il superamento duraturo di soglia 300: nessun operatore oggi, mentre a maggio erano l’11%.

Come indicato in precedenza, l’analisi di questa tipologia di dato si è rivelata un buon indicatore in prospettiva futura sull’andamento dello stesso spread. Inutile sottolineare come un solo “strumento informativo” sia insufficiente al fine di poter delineare una indicazione operativa, ma, rispetto al recente passato, con l’aggiunta degli elementi emersi nel corso di queste ultime ore, si può approcciare il confronto con il Bund tedesco attraverso nuove buone basi.

Come evidenziato, i presupposti finanziari provenienti dal mercato ci sono, così come gli stessi intenti economici dell’esecutivo in carica: «Per quanto riguarda il 2020 il Governo reitera l’impegno a raggiungere un miglioramento strutturale in linea con le prescrizioni del Patto di stabilita’ e crescita». Questa l’indicazione presente nella lettera inviata alla Commissione Ue e firmata dal ministro Tria e dal presidente Conte.

Il prossimo appuntamento nell’agenda italiana è il 15 ottobre: entro quella data ci sarà la valutazione – da parte della stessa Commissione Ue – del nostro progetto di bilancio per il prossimo anno. Nonostante ci sia sufficiente tempo per lavorare al miglioramento dei nostri conti è superfluo sottolineare quanto c’è molto da fare. Serve l’ennesimo gesto corale e non isolato. L’Italia (unita) è obbligata a continuare questo cammino.