Lo spread staziona ormai sopra i 200 punti base e, intervistato dal Financial Times nel fine settimana, Ignazio Visco ha detto di non ritenere “ci sia in atto una speculazione contro il Paese, è fondamentalmente una preoccupazione per il tasso di crescita potenziale a lungo termine dell’economia”. Il Governatore uscente della Banca d’Italia ha, quindi, invitato il Governo a rassicurare i mercati, “in primo luogo con una visione del piano di crescita a lungo termine, e in secondo luogo con l’azione a breve e medio termine sugli squilibri fiscali”. Secondo Nicola Rossi, Professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata e membro del cda dell’Istituto Bruno Leoni, Visco ha «perfettamente ragione» e, guardando al livello dello spread e del rendimento del Btp decennale, aggiunge: «Credo che tutti siamo consapevoli del fatto che è e rimane una situazione delicata».
È la previsione sul livello del debito pubblico su Pil a preoccupare i mercati?
Al netto degli impatti dei bonus edilizi, nella Nadef è indicata una discesa del debito pubblico su Pil dell’1,7% in tre anni. Non è quanto sarebbe necessario, ma non è nemmeno una diminuzione molto distante da quella che il nostro Paese ha fatto registrare in anni precedenti. Il vero problema è un altro.
Quale?
Riguarda, come ha detto anche Visco, le prospettive di crescita. La stima contenuta nella Nadef per il 2024, pari all’1,2%, è superiore a quella di altri previsori nazionali e internazionali. Per concretizzarla occorre che il Pnrr venga realizzato nella maniera migliore possibile e che una serie di altre operazioni venga portata a termine al meglio. È chiaro che su questo c’è un elemento di preoccupazione, che mi sembra legittima.
Visco ha invitato il Governo a rassicurare i mercati…
E credo che in questi giorni stiano già arrivando dal Governo dei segnali di rassicurazione. Pensi al fatto che è stata avviata la selezione dei consulenti propedeutica alla dismissione della quota di Mps in mano al Tesoro, o alla predisposizione delle linee guida di palazzo Chigi sulla spending review. Si tratta di segnali intesi a indicare agli investitori internazionali che una serie di elementi presenti nella Nadef, che tutti hanno ritenuto non facili da realizzare, si stanno cominciando a fare.
Ma si riusciranno poi effettivamente a portare a termine?
Non è detto che ciò avvenga, ma certamente dal Governo arrivano segnali di rassicurazione sul fatto che per quanto riguarda gli aspetti più complessi della Nadef, come il contenimento della spesa pubblica o il programma di privatizzazioni, quanto meno si sta cominciando subito a lavorare.
Quando ci saranno le valutazioni delle agenzie di rating sul nostro debito sovrano non correremo rischi?
Non sono nella testa delle agenzie di rating, è molto difficile dire cosa realmente pensino, ma naturalmente l’auspicio è che possano valutare ogni aspetto della questione, incluse appunto le attività di questi giorni che mi sembrano dei segnali non trascurabili. Alla fine, se ci pensa, un programma di privatizzazioni simile era già stato indicato qualche anno fa, ma alla fine non è stato realizzato nemmeno in minima parte. Ora si comincia a vedere un’attività, propedeutica certamente, ma concreta. Non credo che sia poco per le agenzie di rating, almeno me lo auguro.
Sarà poi importante che la settimana prossima, e soprattutto con l’iter parlamentare, non ci siano “strappi” sulla Legge di bilancio.
Ogni anno questo è un punto delicatissimo, perché al momento di approvare la Legge di bilancio, se così posso esprimermi, è come se ci si trovasse davanti a una bestia cui bisogna dare qualcosa in pasto. Questa maggioranza, però, appare ragionevolmente solida. L’importante è che mantenga invariati i saldi, che cioè trovi fondi di copertura, senza aumentare il deficit, per eventuali altre misure che dovessero emergere dal confronto parlamentare. Cosa che negli anni passati spesso è accaduta.
Anche in un anno di elezioni?
Staremo a vedere cosa accadrà, ma i segnali di questi giorni lasciano pensare che le cose nella Nadef non sono state scritte a caso.
(Lorenzo Torrisi)
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