Il tema dello spreco alimentare è tornato nello studio di Uno Mattina, che ha voluto porre il riflettore su un tema spesso ignorato ma che oltre a causare un gravissimo danno economico, provoca anche conseguenze a catena sulla crisi climatica. Per parlare del tema nello studio, da remoto, è stato intervistato Andrea Segrè, direttore dell’Osservatorio Waste Watcher che si batte proprio perché il tema dello spreco alimentare entri nell’agenda politica e dei media, affinché si trovino soluzioni strutturali, ma anche nel piccolo della propria abitazione.



Soffermandosi sui numeri dello spreco, Segrè spiega che in Italia ci si attesta su quantità del tutto simili a quelle europee e mondiali, anche se nel nostro paese si rilevano sprechi nell’intera “filiera campo-tavola”. Sono, infatti, numerosi i prodotti che “si perdono o non vengono raccolti perché non trovano mercato”, per una perdita di valore complessiva pari a “13 miliardi di euro“, dei quali più della metà, Segrè parla di “7,4 miliardi”, sono relativi allo spreco alimentare nelle case, “cibo che noi compriamo e per qualche ragione finisce nella spazzatura”.



I dati dello spreco alimentare: “A settimana ognuno di noi butta mezzo kg di cibo”

Insomma, lo spreco alimentare è un tema decisamente importante, che causa perdite economiche per oltre 13 miliardi di euro, danneggiando sia la filiera agricola, che l’intero pianeta. Oltre al valore effettivo dello spreco, però, Segrè sottolinea anche “se prendiamo il bidone della spazzatura italiano scopriamo che ogni settimana, a testa, ci finisce mezzo chilo, circa 30 kg all’anno, di cibo che sarebbe ancora buono”.

Numerosi gli alimenti sprecati, tra i quali spiccano, secondo le osservazioni di Waste Watcher, “frutta, insalata, pane e latte, quasi la metà degli alimenti della dieta mediterranea”. Oltre al costo economico, però, Segrè pone anche l’attento sul costo che il pianeta paga per il nostro spreco alimentare, e che è “altissimo. Ha effetti sul cambiamento climatico ma anche sulla biodiversità, perché per produrre abbiamo bisogno di acqua, energia, suolo e terra, tutte cose che già sfruttiamo male. Il 20% dell’inquinamento“, spiega, “deriva da una produzione che non viene consumata, perché abbiamo usato prodotti, fertilizzanti e trasporti e poi gettiamo cibi ancora buoni che oltre a sprecare dobbiamo anche smaltire”.