Il vaccino russo Sputnik V potrebbe aggiungersi presto alla lista dei sieri approvati dall’Agenzia europea per i medicinali nella battaglia contro la pandemia Covid. È stata, infatti, avviata la procedura di revisione progressiva (“rolling review”) del fascicolo di registrazione del vaccino realizzato in Russia contro il coronavirus. Il Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) ha annunciato che verranno esaminati i dati per la conformità con gli standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’Unione europea. In un comunicato stampa ha annunciato che è cominciata la valutazione da parte del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dei risultati degli studi clinici e di laboratorio.



Il vaccino Sputnik V, sviluppato dagli scienziati del Centro di Epidemiologia e Microbiologia Gamaleya e registrato l’11 agosto dalla Russia, è stato approvato in 42 Paesi. È formato da due componenti e il vettore usato per indurre la risposta immunitaria si basa su un adenovirus umano. Viene somministrato due volte, con un intervallo di tre settimane, e stando ad uno studio pubblicato dalla rivista Lancet ha un’efficacia del 92%.



SPUTNIK V, IL COMUNICATO DELL’EMA

Oltre al comunicato del Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF), c’è quello dell’Agenzia europea per i medicinali, che a proposito dell’approvazione del vaccino anti Covid Sputnik V ha annunciato che potrebbe arrivare rapidamente «visto il lavoro fatto durante la revisione in corso». La procedura, infatti, è stata velocizzata proprio perché si tratterebbe di un’approvazione in emergenza. Quasi sicuramente dovrebbe arrivare dopo il via libera al vaccino di Johnson&Johnson, visto che la riunione dell’Ema per questo siero è fissata all’11 marzo.



SPUTNIK V, COME FUNZIONA: USA DUE ADENOVIRUS

Come funziona il vaccino russo? Lo Sputnik V è composto da due adenovirus, Ad26 e Ad5, modificati per contenere il gene per produrre la proteina spike di Sars-CoV-2. Non possono però riprodursi nel corpo e causare malattie. I due adenovirus vengono somministrati separatamente: Ad26 con la prima dose, Ad5 con la seconda. Ciò permette di aumentare l’efficacia del vaccino. Il gene viene trasportato nelle cellule che lo usano per produrre la proteina spike, quindi il sistema immunitario la identificherà come estranea, producendo anticorpi e cellule T per difendersi. Quindi, se la persona vaccinata entra in contatto col coronavirus, il sistema immunitario riconoscerà la proteina e l’attaccherà, impedendo il suo ingresso nelle cellule e proteggendola di conseguenza dal Covid.