Del ritrovato benessere italiano abbiamo dato notizia a inizio anno. Un’inaspettata sorpresa che certamente mancava da molto tempo che, in quel non troppo lontano dì, auspicava (velatamente) la speranza di poter assistere alla continuazione di un’ulteriore serie positiva per il nostro Paese. Ormai trascorse alcune settimane, se si guarda alla cronaca finanziaria, possiamo effettivamente ammettere che il susseguirsi di alcuni numeri ne stanno confermando la beneaugurata via. Da ultimo, infatti, quanto diffuso da Istat in tema di crescita tricolore: «Lo scorso anno, l’Italia ha registrato un incremento annuo del Pil dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell’area euro (+0,4%)».
Tutto bene ciò che finisce bene. Ma, quando la situazione è di buon auspicio capita sovente di incappare in qualche leggerezza, una svista, una sorta di scivolata a causa di un malcelato intoppo e, forse, di tale malaugurato inghippo si sta trattando in Italia. Sottovoce. In queste giornate. Ad alcuni, infatti, potrebbe essere sfuggito l’avvio di una consultazione pubblica a firma di Banca d’Italia. Si tratta di un combinato disposto che fa capo a uno dei principi caratterizzanti del più ambito e responsabile buon padre di famiglia che, instancabile, cerca di poter proteggere la cosa propria da possibili eventi esterni. Una forma di prudenza, decisamente inaspettata, poiché di inaspettato sono il suo stesso tempismo che la modalità di ricerca: l’avvio di una consultazione. A rincararne la dose, inoltre, il tema oggetto del contendere ovvero la tutela del sistema bancario italiano.
Nel comunicato stampa dell’8 marzo scorso Banca d’Italia dava il via ad una prima fase, quella conoscitiva, tra i protagonisti del sistema-banco-centrico italiano. Si legge: «La Banca d’Italia avvia una consultazione pubblica sull’intenzione di attivare per tutte le banche e i gruppi bancari autorizzati in Italia una riserva di capitale a fronte del rischio sistemico (systemic risk buffer, SyRB) pari all’1,0 per cento delle esposizioni domestiche ponderate per il rischio di credito e di controparte. Il buffer obiettivo dell’1,0 per cento sarebbe raggiunto gradualmente: lo 0,5 per cento andrebbe rispettato entro il 31 dicembre 2024; il restante 0,5 per cento entro il 30 giugno 2025». E ancora: «L’attivazione del SyRB – una riserva di capitale prevista nell’ordinamento europeo e prontamente rilasciabile dalle autorità quando necessario – è volta a rafforzare ulteriormente la resilienza del sistema bancario italiano a fronte di eventi avversi, originati anche al di fuori del sistema finanziario, e a favorire, così, la capacità degli intermediari di assorbire eventuali perdite continuando a finanziare le imprese e le famiglie italiane».
Sostanzialmente potrebbe essere nulla di grave, infatti, le banche italiane, finora, sono ben viste dai molti osservatori: la riprova è presto attribuibile all’agenzia di rating Moody’s che, recentemente, ha rivisto le proprie prospettive sull’intero settore. Resta, comunque, il dubbio (almeno da parte nostra) su questo inaspettato interpello. Una possibile soluzione, se tale può essere considerata, si ritrova nel documento di consultazione a corredo del comunicato stampa: «La continua evoluzione del contesto economico di riferimento rende difficile individuare con precisione e in maniera precoce l’emergere di vulnerabilità e rischi di natura sistemica. Eventi avversi imprevedibili come epidemie e guerre, seppur originati all’esterno del sistema finanziario, possono avere gravi ripercussioni su di esso. A fronte di questi shock è fondamentale che il sistema bancario rimanga nel complesso ben capitalizzato e mantenga un’adeguata offerta di credito alle famiglie e alle imprese, così da prevenire effetti prociclici ed evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche».
Nulla da eccepire, anzi, ben venga tutto il possibile, infatti, proseguendo nella lettura emerge: «A settembre del 2022 lo European Systemic Risk Board (ESRB) ha pubblicato un warning in cui – nel segnalare l’acuirsi delle vulnerabilità per il sistema finanziario europeo – ha sottolineato come un aumento delle riserve macroprudenziali rafforzerebbe la resilienza del sistema e permetterebbe alle autorità di avere riserve rilasciabili all’occorrenza. Le linee guida del Comitato di Basilea (BCBS) prevedono l’attivazione della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) durante fasi cicliche espansive. Di recente il BCBS si è espresso a favore dell’attivazione del CCyB o di altri strumenti macroprudenziali, se disponibili, anche in fasi cicliche non espansive, senza cioè attendere il surriscaldamento del ciclo reale o finanziario. Anche la Banca centrale europea (BCE) si è espressa in tal senso».
Riportato il preambolo istituzionale ecco il primo (il secondo lo riporteremo tra poco) elemento significativo (mancante) alla base di questo inaspettato agire di Banca d’Italia. Continuando nella lettura: «Nei trenta paesi dello Spazio economico europeo, solo quattro – Italia, Grecia, Polonia, Spagna – non hanno al momento attivato né un CCyB né un SyRB5. In Italia l’economia reale è particolarmente dipendente dai finanziamenti bancari; è quindi fondamentale continuare a rafforzare ex ante la resilienza del sistema bancario, preservandone la capacità di sostenere famiglie e imprese al verificarsi di shock avversi». La realtà dei fatti appare evidente e, nei fatti, prescindendo dall’attuale momento positivo italiano si è giunti (correttamente e responsabilmente) alla decisione che è meglio prevenire che curare.
Quesito: vista la mastodontica evoluzione dei margini in dote al sistema bancario italiano, tale intervento (prudenziale), è proprio necessario? Forse, una plausibile risposta (ovvero il secondo elemento significativo ndr), può essere riscontrata tra le righe in Appendice del documento: «Solo pochissime istituzioni, già all’attenzione della Banca d’Italia, avrebbero necessità di aumentare marginalmente il capitale o emettere passività idonee a soddisfare il requisito minimo di fondi propri e passività soggette a bail-in (minimum requirement for own funds and eligible liabilities, MREL)». Siamo giunti al punto. Pertanto, da quanto si apprende, l’azione di Banca d’Italia (da noi ritenuta inaspettata) sottintende a un agire più ampio che, favorito dall’attuale momento, mira alla tutela del sistema bancario italiano attraverso un (plausibile) criterio di urgenza al fine di poter evitare la forza dirompente di non più celati soggetti in difficoltà.
Appreso questo, che il benessere italiano possa continuare. Apparentemente.
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