Secondo alcune indiscrezioni emerse sulla stampa negli ultimi giorni, la banca francese Credit Agricole avrebbe contattato l’amministratore delegato di Banco Bpm, il terzo gruppo bancario italiano, per una possibile acquisizione. Le indiscrezioni, sostanzialmente rimaste senza smentita, sono state ritenute credibili dagli investitori viste le performance messe a segno in borsa dalla banca italiana. Credit Agricole ha una presenza storica sul nostro mercato che ha visto diverse fasi e che oggi passa da una presenza diretta concentrata nel nordest; l’acquisizione di Banco Bpm avrebbe grande senso industriale sia perché permetterebbe di estrarre sinergie, sia perché farebbe fare a Credit Agricole un salto quantico nella quota di mercato in Italia, in un’area ricca, anche di risparmio, come il Nord Italia. L’acquisizione trasformerebbe Credit Agricole nel terzo operatore italiano e permetterebbe di sfidare sia il campione nazionale Intesa Sanpaolo che Unicredit.



Il contesto in cui avvengono questi contatti è ovviamente particolare. La pandemia ha e sta avendo effetti profondi sull’economia globale, su quella europea in particolare e su quella italiana in modo più pronunciato con un calo del Pil senza precedenti. Il contesto agisce in almeno tre modi: il primo è sul profilo reddituale delle banche tradizionali, colpite sia sui ricavi, via calo dei tassi di interesse, sia sui costi per l’esplosione delle sofferenze; il secondo è quello sui costi e sulla rete fisica che deve essere efficientata per recuperare il calo di redditività; il terzo è su un modello di business che presenta caratteristiche da “retail” puro che deve essere “aggiornato” alla luce dei cambiamenti che il Covid provocherà sulle abitudini delle famiglie e dei consumatori. Significa che fare acquisizioni e aumentare la dimensione diventa inevitabile; significa anche che le valutazioni delle banche sono particolarmente compresse; significa infine che i governi devono supportare un settore che subirà le conseguenze della crisi.



Il Governo italiano deve affrontare alcune questioni irrisolte sul sistema bancario che in primis riguardano il destino di Banca Mps. Oggi, dopo la pandemia, dovrebbe avere ogni interesse ad avere un sistema solido e allineato alle esigenze dello sviluppo e della ripresa economica del Paese; l’obiettivo è avere un sistema che sa parlare con le imprese italiane e che è in grado di concedere credito. Credit Agricole potrebbe diventare il terzo operatore, ma è un esito che non avrebbe paragoni in Europa in nessun Paese con dimensioni economiche simili al nostro; avverrebbe a prezzi di saldo e in una fase particolarissima e completerebbe la riforma delle popolari di Renzi suggellandone per sempre il senso: trasformare un terzo del sistema bancario italiano in società scalabili, senza azionisti di controllo e manifestando l’unico esito possibile e cioè, in assenza di qualsiasi coordinamento governativo, prima la speculazione e poi la colonizzazione. Ogni Paese europeo invece vuole avere un sistema bancario allineato e ricettivo al sistema Paese.



C’è poi un’ultima considerazione: ormai la teoria di operazioni transalpine in Italia è lunghissima e spazia nei settori più disparati e strategici. Il tutto è stato abbondantemente lubrificato da narrazioni mistiche sul comune destino europeo e da tante legioni d’onore. Ci rimane solo questo dubbio: per l’Italia non sarebbe meglio, se il destino inevitabile è quello della colonia, mettere in mezzo, ogni tanto, qualcun altro oltre alla Francia? Almeno ci darebbe un po’ più di flessibilità e potere negoziale; sempre meglio trovare un secondo o un terzo compratore per massimizzare l’incasso.