A 58 anni Alessandro Benetton ha la possibilità di dimostrare se è un imprenditore o solamente un influencer. L’erede di quello che è pur sempre il secondo gruppo industriale italiano è finalmente salito sulla tolda di comando, e dovrà far vedere a se stesso, alla famiglia e al paese di che stoffa è fatto. Non potrà più giocare sulla comunicazione delle piccole operazioni fatte con la sua 21 Investimenti e dovrà dimostrare di aver imparato la lezione, dopo che dieci anni fa la sua presidenza in Benetton è durata come un gatto in tangenziale, investito da un Tir guidato dal padre Luciano e dallo zio Gilberto.
Ora la situazione è propizia: grazie alla sua capacità di comunicazione Alessandro è rimasto laterale rispetto all’ondata di fango che ha colpito la sua famiglia dopo la tragedia del Ponte Morandi. I cugini sembrano aver capito che lui è l’unico in grado di portare Edizione fuori dal guado. Fra poco arriverà un lauto assegno dalla vendita di Aspi.
Ma Alessandro dovrà mostrare una cosa che non tutti sul mercato gli attribuiscono, ovvero la capacità di mettere gli attributi sul tavolo. Finora l’ex marito di Deborah Compagnoni si è più distinto nell’evitare i problemi, ora dovrà invece entrarci e risolverli, mettendoci la sua faccia. D’altronde la scelta di fare di Enrico Laghi, un commercialista, l’amministratore delegato di Edizione è un segnale chiaro: l’imprenditore sono io. Ma ora dovrà dimostrarlo.
Sono tante le partite da giocare, partendo proprio da Atlantia. Che Alessandro non ami il CEO Carlo Bertazzo, residuato bellico di Gianni Mion, lo sanno anche i sassi. Ma il tempo stringe, fra poco più di un mese c’è l’assemblea per il rinnovo del consiglio di Atlantia, e non ci sarà la possibilità di cambiarlo. Per cui Bertazzo, la cui acquisizione di Yunex non è piaciuta a Treviso, rimarrà. Ma si scommette per poco. A fine corsa il presidente Fabio Cerchiai, troppo compromesso con la stagione del Ponte Morandi. Per la sua sostituzione Benetton sta cercando all’estero: dopo aver avuto un no in Spagna, ora sta cercando in Francia. D’altronde, una volta usciti da Aspi, il business di Atlantia sarà molto francese.
Edizione dovrà poi riuscire a mettere la società in sicurezza, vista che la dote di 9 miliardi proveniente dalla vendita di Aspi farà gola a molti. I Benetton, grazie all’acquisto di azioni proprie, sono saliti a una soglia del capitale che dovrebbe pregiudicare Opa ostili. In ogni caso si potrà sempre contare sull’aiuto di CRT, la cui quota in Atlantia verrà in soccorso nel caso ci fossero problemi.
Autogrill è impegnata in una grande operazione di fusione internazionale. Anche qui il CEO Gianmario Tondato da Ruos è a fine corsa. L’uomo di Alessandro è Andrea Cipolloni, che ha già lavorato con lui ai tempi di Pittarello.
Infine Benetton. La società che ha fatto partire il miracolo versa da anni in pessime condizioni. Perdite triple digits continue, senza che nessuno riesca ad invertire il trend. Ma c’è da scommettere che Alessandro non farà nulla, almeno finché il papà Luciano vorrà continuare a giocare a fare l’imprenditore.
Ma prima di tutto questo ci sarà la grande battaglia di primavera, ovvero quella per il controllo di Generali. La quota di Edizione potrebbe risultare fondamentale per decidere se vincerà la lista del CDA, sponsorizzata da Mediobanca, o quella di Caltagirone, che può già contare sull’appoggio della Delfin di Leonardo Del Vecchio e della CRT, alleata dei trevigiani in Atlantia.
Tutti sanno che il cuore di Alessandro batte per questi ultimi: in molte interviste ha definito Del Vecchio il suo modello ispirazionale. Si tratterà ora di capire se avrà il coraggio di mettere in campo gli attributi e esporsi per una cordata che oggi è data perdente o se invece preferirà continuare a rimanere al vento.
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