Come abbiamo già avuto modo di illustrare in un precedente articolo le strategie e le tecniche che furono poste in essere dai francesi durante la guerra di Algeria furono esportate al di fuori dell’Europa. Una delle nazioni che beneficiò di questo innovativo approccio strategico – cioè quello relativo alla guerra sovversiva in funzione anticomunista – fu certamente il Brasile e il colonnello francese Paul Aussaresses giocò ancora una volta un ruolo rilevante. Infatti, Aussaresses ricorda che quando assunse il suo ruolo di addetto militare in Brasile nell’ottobre del 1973, ebbe modo di incontrare il generale João Batista Figueiredo, capo del servizio nazionale d’intelligence, il quale insieme al commissario francese Sergio Fleury diresse gli squadroni della morte brasiliani.
Non dimentichiamoci infatti che il governo brasiliano condusse una lotta senza quartiere contro i comunisti addestrati dall’Unione Sovietica. Il commissario Sergio Fleury, della polizia francese, catturava tutti quelli che sembravano dei sovversivi, soprattutto presso l’Università di São Paulo. I poliziotti arrestavano le persone e poi gli squadroni della morte, composti da uomini d’armi e paracadutisti, completavano il lavoro. E fu proprio durante queste repressioni che fu catturato uno studente che era oltretutto figlio di un ufficiale brasiliano. Dopo essere stato persuaso in modo molto convincente, lo studente diede l’indirizzo di Marighela, il capo del Partito Comunista, che alla fine fu ucciso.
Allo scopo di condurre una lotta sistematica e capillare contro il comunismo, il Brasile – grazie agli insegnamenti della scuola francese e grazie naturalmente al sostegno statunitense – istituì scuole militari basate su modelli americani, con lo scopo di formare i suoi ufficiali ma anche i civili nelle strategie di controguerriglia e di guerra psicologica. Indubbiamente la scuola di addestramento più importante fu quella del “Centro d’instrução de Manaus” (Centro di Istruzione di Manaus), creato nel 1964, che si ispira ad un modello di formazione militare americano. L’addestramento era rigido e si svolgevano esercizi di sopravvivenza nella giungla.
Situato nel cuore dell’Amazzonia, alla confluenza dell’Amazzonia e del Rio Negro, il Centro fu creato con un decreto del maresciallo Castelo Branco che aveva rovesciato, il 31 marzo 1964, il presidente João Goulart con un colpo di Stato. Certo, non era la prima volta che i militari prendevano il potere in Brasile, il cui retaggio “tradizionale” risale ai tempi dell’impero (1822-1889). Da allora, l’esercito non ha mai smesso di giocare un ruolo importante nella vita politica del Paese. Ma il colpo di Stato del 1964 segna un cambiamento importante: è la prima volta, in Brasile, che i militari prendono il potere non solo per mantenere o ristabilire l’ordine, ma anche per mettere in atto un cambiamento radicale imponendo la dottrina della sicurezza nazionale. Il maresciallo Branco, capo della giunta, e la sua eminenza grigia generale Golbery do Couto e Silva erano alleati incondizionati degli Stati Uniti, con i quali avevano combattuto durante la seconda guerra mondiale, specialmente durante la campagna d’Italia. È per questo che Castelo Branco era conosciuto nella CIA, che dopo il golpe del 1964 seguì con interesse la situazione brasiliana, convinta che il Brasile avrebbe potuto svolgere un ruolo chiave nell’emisfero americano fondando, con l’aiuto degli Stati Uniti, l’Escola Superior de Guerra nel 1949 a Rio de Janeiro, replicando il National War College di Washington. Nel 1966, i corsi di formazione prevedevano 222 ore sulla sicurezza interna, 129 ore sulla contro-intelligence, 24 ore sulla guerra convenzionale.
Ritornando al centro di addestramento, questo acquisì ben presto una reputazione almeno altrettanto invidiabile di quella della École des Amériques, ove sono stati formati anche molti dei suoi istruttori. Prima di prendere il comando del centro, il colonnello Art Jorge Teixeira de Oliveira aveva partecipato a un corso di formazione presso il Jungle Operations Training Center di Fort Sherman, Panama. È molto probabile che i creatori della scuola dell’esercito a Manaus si siano ispirati anche al Centro di Addestramento di Arzew, in Algeria, che, come il centro panamense, era dedicato all’addestramento degli ufficiali stranieri nelle tecniche di pacificazione e di contro-guerriglia durante la guerra d’Algeria e che rimaneva, per ragioni storiche e linguistiche, un luogo privilegiato per la formazione dei militari portoghesi, i quali, per le relazioni strette mantenute con i loro omologhi brasiliani, avevano sempre avuto un ruolo importante in Brasile.
È importante notare che la creazione del centro di addestramento di Manaus avvenne in un periodo in cui in Brasile non c’era né guerriglia né movimento armato di sinistra, che emersero solo dopo il colpo di Stato del 1964, in risposta esatta alla dittatura militare.
Seguaci zelanti della dottrina della sicurezza nazionale, i generali brasiliani si lanciarono nella creazione di una guerra rivoluzionaria virtuale, “neutralizzante”, secondo l’espressione usata nei documenti della sicurezza nazionale, contro tutte le forze politiche e sociali che avrebbero potuto favorire l’emergere di un “nemico interno” che il colonnello Trinquier aveva così bene concettualizzato: dall’abbattimento dei dirigenti sindacali, degli operai, dei contadini o degli studenti, ai rappresentanti del mondo universitario o dei movimenti sociali legati alla Chiesa cattolica progressista, fino ai membri del Partito Comunista. Per questo, instaurarono un apparato repressivo che si basava su una serie di decreti, chiamati “atti istituzionali”, in virtù di poteri eccezionali concessi al presidente dalla giunta. Fu così che, in nome della sicurezza nazionale, furono soppressi i partiti politici tradizionali, furono vietati i sindacati o le associazioni che minacciavano l’ordine pubblico; venne istituito un codice di procedura penale straordinario che consentiva all’esercito e alla polizia di arrestare, imprigionare, processare o anche uccidere persone che erano considerate “sospette” dalla magistratura militare, le quali includevano sia “esperti” quanto “profani”.
In collaborazione stretta con le forze dell’ordine, le organizzazioni di difesa dei diritti come gli squadroni della morte, noti come Operação Bandeirantes (OBAN), e quelli successivamente formatisi da questi, che avevano compiuto una serie di violenze e assassinii tra il 1965 e il 1970, fecero sì che gli uomini dell’OBAN, che compivano arresti arbitrari e torturavano le loro vittime tra il 1965 e il 1970, trasformarono i militari brasiliani in esperti di tortura, una competenza che fu esportata in seguito in Cile durante il regime di Pinochet. Nel medesimo tempo, i generali svilupparono un modello istituzionale considerato come il prototipo dello Stato di sicurezza nazionale. In questo modello, tutto il potere era nelle mani delle forze armate. Infatti nella loro visione di guerra totale, che si presumeva dovesse sottomettere la sovversione, l’élite militare si considerava capace di difendere la nazione contro ogni forma di minaccia. Così, tutti coloro che si opponevano al sistema di sicurezza proposto dai militari erano considerati come degli “apolidi”.
Non si tratta di vincere semplicemente degli avversari politici che propongono un progetto sociale democratico, ma di annientare fisicamente un certo numero di soggetti che venivano considerati disumani, veri e propri pericoli mortali per la nazione, dato che lo Stato, considerato come il depositario della volontà unica della nazione e come il garante esclusivo della sicurezza nazionale, non poteva evidentemente tollerare nessuna opposizione organizzata. In ogni opposizione si sospettava la sovversione, l’anarchia o semplicemente il comunismo. Insomma le forze armate brasiliane – come quelle argentine e cilene – si consideravano in guerra e ogni opposizione o resistenza era inaccettabile.
In conclusione, dal punto di vista squisitamente storico, è ormai ampiamente dimostrato che esiste un filo rosso che comincia con la guerra di Algeria e arriva fino agli Stati Uniti e da qui si dirama in gran parte nei Paesi extraeuropei come il Brasile, l’Argentina il Cile nei quali il comunismo fu contrastato in modo spietato. La stretta collaborazione tra i principali teorici della guerra rivoluzionaria e sovversive in Francia con gli Stati Uniti e con gli apparati di intelligence e di sicurezza del Brasile, di Argentina e del Cile creò l’internazionale nera che trovò modo di concretizzarsi nella Operazione Condor.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.