Il corteggiamento durò diversi anni: diventare il primo sponsor a sverginare dopo 106 primavere l’immacolata maglia di un club in ascesa vertiginosa e farsi portare in giro per il mondo da gente come Ronaldinho, Messi, Eto’o, Xavi, Iniesta era un sogno di marketing troppo ghiotto per non coltivarlo con ostinazione. Ma alla fine dovettero alzare bandiera bianca. La Giunta direttiva del Barça futbol club dopo un lungo tira e molla lasciò filtrare i risultati di un sondaggio-inchiesta tra i soci, che rivelava la assoluta contrarietà a disonorare la gloriosa camiseta blaugrana con il marchio di un’agenzia di gioco d’azzardo e scommesse sportive on line. Finì con la squadra catalana a fare pubblicità gratis al logo Unicef per 5 anni vincendo tutti i titoli in palio nazionali e internazionali, mentre gli austriaci di BetandWin dirottavano le loro mire altrove e venivano accolti immediatamente, a braccia aperte e senza remore, dal Milan con un matrimonio quadriennale.
Quasi vent’anni dopo nella Milano calcistica la storia si sta per riproporre a sponda invertita. Nel frattempo però ne è passata di acqua sotto i ponti. La sbornia del gioco d’azzardo e delle scommesse – alimentata, oltre che dalla evoluzione delle piattaforme digitali, dalla fame di introiti di uno Stato ultrabiscazziere – ha finito per creare ovunque in Europa scandali e allarme sociale (dall’aumento esponenziale della ludopatia al boom del riciclaggio passando in Italia anche per Scommessopoli e la squalifica di due nazionali), al punto che persino il nostro governo nel 2018 si sentì in dovere di porre un freno alla pubblicità di tali attività vietando tra l’altro di esporre un qualsiasi marchio di queste sulle maglie di gioco. Una foglia di fico, visto che negli stadi se ne fottevano, facendo passare pubblicità cartellonistica e nelle Tv i siparietti sui pronostici dei risultati.
Confidando nell’efficacia lobbistica di Lotito in parlamento, nella complicità del ministro competente e negli interessi del governo che deve rinnovare le concessioni alle agenzie di scommesse (più rispondono al bando e meglio è per il fisco), l’Inter si è portata avanti e ha chiuso un accordo pluriennale per cedere lo spazio della sua maglia agli svedesi (di bandiera legale maltese) di Betsson per 30 milioni a stagione. Un accordo che non ufficializza semplicemente perché la politica non si è ancora organizzata per cambiare le norme in corso. Nella sede di viale Liberazione a Milano però non si scompongono. Quando hanno messo in moto l’affare avranno sicuramente pensato dei politici quel che pensò Totti (detto per inciso: ambasciatore di uno sponsor che per 9 mesi fiammeggiò sulle maglie di Roma e Inter senza scucire un euro) sul dischetto davanti a Van der Sar: “Mo je faccio er cucchiaio”.
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