La proiezione di potenza cinese a livello economico in termini globali ha imposto alla Cina il ricorso a compagnie private indispensabili per difendere le infrastrutture e il personale che se ne occupa. Ma l’uso delle compagnie private è servito più recentemente anche per evacuare i cittadini cinesi dalla Libia nel 2011 e dallo Yemen nel 2015. Analogamente i recenti attacchi contro cittadini cinesi in Pakistan hanno imposto a Pechino l’utilizzo sempre più ampio delle compagnie private. Ma naturalmente è uno strumento che serve per consolidare e ampliare le sue operazioni militari all’estero in via ufficiosa. Diamo alcuni dati: alla fine del 2022, c’erano circa 7.000 compagnie private cinesi, con 20-40 di tali compagnie operanti all’estero in ben 40 Paesi. Bisogna tuttavia precisare che l’ambito di cui si occupano le società di sicurezza cinesi è molto ampio poiché va dalla sorveglianza elettronica, alla consulenza, alla fornitura di personale armato sul campo per difendere fisicamente persone e beni cinesi.
Dal punto di vista strettamente geografico le compagnie private cinesi si sono soprattutto ramificate in Asia e in Africa dove vi è un forte atteggiamento di anticolonialismo nei confronti della Francia e del Regno Unito, grazie al quale hanno costruito gran parte della loro fortuna e credibilità. Al contrario, almeno fino a questo momento, le compagnie private cinesi hanno avuto un minore impatto in America latina e nei Caraibi soprattutto per la fortissima concorrenza con altre compagnie private europee e non che hanno una presenza consolidata ormai da decenni.
A tale riguardo però bisogna fare alcune importanti precisazioni: dal 2000, le aziende cinesi hanno investito oltre 184 miliardi di dollari in America Latina e nei Caraibi in 600 progetti. Vediamo a tale proposito alcuni dati: alcune importanti società petrolifere cinesi che operano, per esempio, in Ecuador sono state oggetto di ripetuti attacchi da parte di manifestanti; un caso analogo si è verificato anche nei confronti del giacimento petrolifero di Emerald Energy in Colombia nel 2011 che ha portato alla presa di ostaggi cinesi. In Perù, ci sono state violenze regolari legate a proteste e attività criminali nelle miniere gestite dalla Cina. Questi attacchi hanno costretto la Sinohydro a sospendere la costruzione della diga di Patuca III in Honduras; analogamente ci sono stati numerosi attacchi contro i progetti di costruzione idroelettrica e stradale cinese in Bolivia. Ma certamente le violenze maggiori si sono verificate proprio quest’anno in Colombia, violenze che hanno costretto la Zijin, con sede in Cina, a chiudere le operazioni nella miniera d’oro di Burtica e hanno costretto Emerald Energy di proprietà cinese a sospendere le sue operazioni petrolifere.
Rivolgendo la nostra attenzione al teatro dell’America latina dobbiamo osservare come in Perù la China Security Technology Group ha un memorandum di cooperazione con Grand Tai Peru, una società che fornisce sicurezza nel settore minerario. Beijing Dujie Security Technology Company ha un ufficio in Argentina e la China Overseas Security Group afferma di aver condotto ricerche sul campo alla ricerca di opportunità nel paese. Le società di sicurezza cinesi operano anche in Uruguay e Venezuela, collegate al conglomerato cinese Tie Shen Bao Biao.
Per quanto riguarda l’America centrale la Zhong Bao Hua An Security Company afferma di avere “attività di cooperazione strategica” a Panama, El Salvador e Costa Rica. Tie Shen Bao Biao pubblicizza servizi di protezione personale a Panama. Particolarmente radicate sono le società private in Messico dove il “Consiglio di sicurezza messicano-cinese”, formato nel 2012 dall’ex funzionario del governo cinese Feng Chengkang, ha la missione di proteggere il personale d’affari cinese con sede in Messico dalla violenza delle bande.
Dal punto di vista strettamente politico le compagnie private cinesi collaborano con le stazioni di polizia che, come sappiamo, sono presenti in tutto il mondo. Infine esiste un altro aspetto che deve essere sottolineato con estrema chiarezza: molti dipendenti di società di sicurezza con sede in Cina hanno un background nell’Esercito popolare di liberazione o in altri servizi di sicurezza. Le aziende orientate al sistema di sorveglianza sono intrinsecamente legate alla proliferazione delle architetture digitali cinesi nella regione, con i dati accessibili dalle aziende cinesi che li distribuiscono e dallo stato cinese tramite la legge di intelligence nazionale cinese del 2017.
Accanto alle compagnie private di sicurezza la Cina pone in essere anche influenze di altro genere analoghe per certi versi, facendo le giuste proporzioni, a quelle attuate da Soros. Stiamo facendo riferimento a uno dei più noti imprenditori cinesi e cioè a Jonathan Choi, amministratore delegato del gruppo Sunwah Group Jonathan Choi. Questo imprenditore ha costruito nel corso degli anni una fitta rete di relazioni con diplomatici francesi, britannici e soprattutto con funzionari cambogiani e vietnamiti. La sede centrale di questo gruppo naturalmente è a Hong Kong ma uno dei più efficaci strumenti di cui si serve è certamente il Sunwah Innovation Center, un incubatore di start-up simile al centro di innovazione Sunwah-France a Nanjing, in Cina. Trattandosi di un imprenditore ricchissimo promuove anche attività filantropiche anche in relazione al Fronte Unito e questa attività gli permette di essere direttore esecutivo della China Overseas Friendship Association e membro della conferenza consultiva politica del popolo cinese, due entità direttamente controllate dal Fronte unito.
Dicevamo poc’anzi della presenza in Vietnam: attraverso strumenti analoghi a quelli utilizzati da Soros anche l’imprenditore cinese con la Sunwah Education Foundation finanzia da tempo progetti universitari, fra i quali la Vietnam National university. Non a caso la facoltà di lingue straniere e studi internazionali dell’università ha aperto un centro di lingua cinese nel 2011 e un centro culturale nel 2015 che porta il nome del fondatore del gruppo. A gennaio del 2023 Jonathan Choi ha coordinato una delegazione di imprenditori di Hong Kong ad Hanoi e ad Ho Chi Minh City, in qualità di presidente della Camera di Commercio cinese di Hong Kong, dell’Unione degli imprenditori del Guangdong-Hong Kong-Macao Bay Area e della Camera di Commercio di Hong Kong-Vietnam. Sempre in Vietnam, i suoi interessi sono rappresentati da VinaCapital che il presidente del consiglio Jonathan Choi ha co-fondato con l’uomo d’affari Don Lam.
Per quanto riguarda la Cambogia Sunwah ha investito parecchio denaro nello sviluppo del settore immobiliare ma ha investito anche nel settore dell’istruzione. Questa attività ha avuto delle ovvie ricadute politiche, come dimostra il fatto che il segretario di Hong Kong per il commercio e lo sviluppo economico Algernon Yau Ying-wah ha visitato la Cambogia a settembre. Per quanto riguarda la sua influenza in Francia nell’ottobre 2021 il gruppo francese Edf Renouvelables ha investito 100 milioni di dollari nella controllata di VinaCapital, SkyXEnergy in Vietnam.
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