Fin dall’inizio del suo mandato, nel 2013, Xi Jinping ha rappresentato la conferma della volontà della Cina di affermarsi sulla scena internazionale. Xi continuerà il suo progetto del “sogno cinese” o “rinascita della nazione cinese”. Come il leader cinese ha detto a Joe Biden in un incontro organizzato nell’ambito della riunione del G20 in Indonesia, le politiche interne ed esterne del Pcc saranno “una grande continuità e un’alta stabilità”. Di conseguenza, la politica estera della Cina continuerà a “promuovere il grande rinnovamento della nazione cinese a tutti i livelli”.
In questo senso, l’approccio cinese è neo-tradizionalista poiché afferma che la cultura tradizionale è l’anima della nazione cinese. Propio per questo intende continuare la sua lotta contro l’occidentalizzazione delle menti all’interno della società cinese.
Nel 2012, il Partito comunista cinese ha diffuso istruzioni internamente tramite il documento n. 9 (intitolato “Comunicato sullo stato attuale della sfera ideologica”) che allerta sui pericoli del pensiero occidentale e si oppone alla “democrazia e ai diritti umani”. In effetti, l’apertura al mondo ha portato a un’occidentalizzazione della società cinese, che è percepita dal Pcc come un potenziale pericolo per la sua sostenibilità.
Di conseguenza, Xi Jinping insiste sull’importanza di concentrarsi non solo sui valori asiatici, ma soprattutto sull’identità nazionale cinese. È convinto che il modo migliore per combattere l’influenza occidentale sia rafforzare l’identità nazionale. Questo rafforzamento del nazionalismo cinese si evince in particolare nello Xinjiang e nell’assimilazione forzata della popolazione uigura. Contestualmente il Pcc continuerà a riaffermare il primato della politica sull’economia, rafforzando così il ruolo e il controllo del governo cinese sull’intera economia cinese.
Questa matrice ideologica del Pcc ovviamente influenza la sua politica estera, di cui uno dei princìpi fondatori è quello di proporre un modello alternativo al modello liberale occidentale. Infatti, avendo piena fiducia nel suo modello politico ed economico, la Cina intende proporre un modello alternativo per gli Stati che desiderano svilupparsi economicamente senza occidentalizzarsi politicamente e socialmente. Il successo economico della Cina ha messo in discussione la doxa liberale secondo cui solo l’economia di mercato e la democrazia offrono prospettive di crescita economica e sono preferibili all’autoritarismo o alla dittatura. La Cina si affida all’attrattiva della sua economia per indebolire la rete di alleanze americane e proteggersi dall’isolamento economico e diplomatico sulla scena internazionale.
Inoltre, questa strategia geoeconomica mira a costituire un’area di influenza nell’Indo-Pacifico per la Cina e quindi a respingere la leadership americana di questa regione. Questo obiettivo è raggiunto, in gran parte, attraverso il progetto geoeconomico della Belt and Road Initiative.
Infine, la rielezione nell’ottobre scorso di Xi Jinping a capo della Cina per il terzo mandato accentuerà la rivalità strutturale sino-americana in particolare intorno all’isola di Taiwan. In effetti, la Cina non intende fare alcuna concessione sul futuro di Taiwan, considerata parte degli interessi vitali e come una linea rossa delle relazioni sino–americane: “la risoluzione di questa questione è un affare tra cinesi e rientra negli affari interni della Cina”, ha ricordato Xi Jinping a Joe Biden durante il loro incontro al G20.
Pertanto, il ventesimo congresso è stato un cambiamento senza pari da quasi trent’anni nel Pcc. A parte forse Mao Zedong e Deng Xiaoping, nessun altro leader cinese ha avuto tanta forza come Xi Jinping. Il culto che si crea intorno alla sua persona suggerisce che la sua ambizione è almeno quella di essere al loro livello. La sua postura nei confronti di Taiwan ci sembra indicare la sua assertiva volontà di superare queste figure storiche della Cina del ventesimo secolo. Porre fine alla scissione che nemmeno il grande timoniere è riuscito a risolvere gli assicurerebbe sicuramente una fama senza precedenti; ammesso che ciò non significhi l’inizio di un grande conflitto su scala planetaria.
Se Mao ha tenuto il potere grazie al sostegno popolare, Xi Jinping tiene la Cina grazie agli arcani del potere del Pcc. Ma a tale proposito è necessario fare alcune precisazioni. L’organizzazione del Pcc è estremamente gerarchica. Xi Jinping troneggia in cima a questa piramide e centralizza sempre più il potere allontanando le altre fazioni dal cuore dell’apparato politico a livello nazionale.
Inoltre, dopo le nomine, due osservazioni fanno dire che l’attuale primo segretario sta già avanzando le sue pedine per mantenere la testa del Pcc (e quindi della Cina) al ventunesimo congresso nel 2027. Prima di tutto, non emerge alcun erede chiaro e la mancata promozione di Chen Min’er, già presentato come l’erede di Xi Jinping, nel comitato permanente dell’ufficio politico è stata una sorpresa anche per gli osservatori esperti. Inoltre, la regola tacita del limite di età di 68 anni esclude di fatto gli attuali membri del comitato permanente dell’ufficio politico (tranne Ding Xuexiang) dalla carica di segretario generale per il ventunesimo congresso del Pcc nel 2027. Una volta superato il limite del terzo mandato, non c’è più modo di tornare indietro, devi continuare verso un quarto.
Ma per arrivare a questo controllo non dobbiamo dimenticare che gli uomini di fiducia del segretario generale del Pcc provengono da quattro sotto–fazioni legate localmente al primo segretario:
– la “nuova armata del nord–ovest” della provincia dello Shaanxi, da cui proviene la famiglia di Xi.
– Il “nuovo esercito del Minjiang” della provincia del Fujian, in cui Xi ha vissuto per 13 anni.
– Il “nuovo esercito del Pujiang” di Shanghai; una sottofazione della banda di Shanghai del presidente Jiang Zemin, costituita dai suoi fedeli durante il suo passaggio alla carica di segretario del Pcc nella megalopoli.
– Il “nuovo esercito dello Zhejiang” (Xinjun Zhijiang) nella provincia dello Zhejiang, di cui Xi fu segretario dal 2002 al 2007.
I suoi luogotenenti hanno sperimentato un’ascesa fulminea dal diciottesimo congresso. Non sembrano seguire i classici percorsi di progressione graduale all’interno del Pcc e questa tendenza si amplifica durante il ventesimo congresso. La lealtà verso Xi e la sua dottrina anti–liberale sono motivi di promozione, mentre allo stesso tempo le prestazioni passate diventano secondarie. Li Qiang, responsabile del contenimento rigoroso a Shanghai, ne è una rappresentazione sorprendente. La tradizione che il primo ministro sia stato prima vice primo ministro si ferma con Li Qiang. La sua promozione come numero due del Pcc e primo ministro della Repubblica Popolare Cinese invia un messaggio limpido ai dirigenti del partito: la lealtà a Xi supera le prestazioni, la popolarità o l’esperienza. La logica della fazione e della lealtà è di fondamentale importanza nell’accesso alle alte sfere del potere a livello nazionale.
C’è anche una tendenza positiva nelle nomine e nelle promozioni per le fazioni con idee vicine a quelle di Xi. La promozione del generale He Weidong nel comitato esecutivo dell’ufficio politico del comitato centrale e il mantenimento del generale Miao Hua nel comitato centrale e il loro posto nella Commissione Militare Centrale (Cmc) mostra il ruolo che viene dato alla fazione dello Stretto di Taiwan nel nuovo comitato centrale. Questo tende a dimostrare la volontà del leader cinese di risolvere la questione taiwanese o almeno testimonia la pressione esercitata dalla frangia radicale del partito su questo argomento sensibile. Allo stesso tempo, la promozione di Zhong Shaojun, un fedele del nuovo esercito dello Zhejiang e segretario militare privato di Xi Jinping, al comitato centrale dimostra la volontà di Xi di rafforzare la sua presa sull’esercito.
Allo stesso tempo, dal diciottesimo congresso del Pcc l’ascesa della fazione aerospaziale è importante perché Xi valorizza i profili tecnici derivanti da questa frangia del partito. Inoltre, questa fazione non si oppone frontalmente alla visione della società di Xi Jinping. La fazione tecnocrate di Ma Xingrui è composta da ingegneri, sia militari che civili. Con 5 posizioni su 24 dell’ufficio politico, è la seconda più rappresentata. Inoltre, in Cina le industrie nucleari, missilistiche e spaziali e la fazione aerospaziale, rappresentata in particolare attraverso la China Aerospace Science and Technology Corporation (Casc), sono estremamente prestigiose. Il Pcc e Xi vogliono approfittare di questa aura mentre perseguono l’obiettivo della Cina di essere leader mondiale nel campo dello spazio e delle tecnologie all’avanguardia in generale.
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