Passata la boa del biennio, le regole non scritte di Confindustria dicono che il Presidente entra in scadenza. Carlo Bonomi lo sa, tanto che sta stringendo sempre di più le già rigide regole imposte nella comunicazione della sua squadra. Se prima non erano apprezzate uscite stampa, ora sono proprio vietate. Ma l’altra regola non scritta dice che è tutto inutile. I candidati da dopo l’estate cominceranno a posizionarsi. E siccome fra i vertici attuali ci sono molti papabili, sarà impossibile ricondurli al silenzio.
Il più agitato, secondo radio Astronomia, è l’emiliano Emanuele Orsini. Il vicepresidente con delega al Credito aveva corso già l’ultima volta, quando guidava Federlegno. Molto vicino a Banca Intesa, paga una condotta un po’ disinvolta (dopo aver corso da solo ha finto di appoggiare Giuseppe Pasini salvo portare all’ultimo i suoi voti a Bonomi), e si dice che abbia uno scheletro nell’armadio risalente al suo precedente incarico, con una Porsche anch’essa un po’ disinvolta.
In rampa di lancio anche Maurizio Stirpe, vice con la delega al lavoro. Il romano gode di forti appoggi, e potrebbe avvantaggiarsi di un governo di destra. Proprio le sue posizioni estremiste, però, non gli fanno avere molta simpatia in larghe fette di Confindustria. Qualche pensiero lo starebbe facendo anche Barbara Beltrame, che ha la delega all’estero. La vicentina potrebbe beneficiare di due atout, è donna ed è veneta. Il Veneto non ha mai avuto un Presidente, ora potrebbe passare alla cassa con Assolombarda, facendo ricordare l’appoggio di massa a Bonomi. Ma, come si sa, il problema principale di quella regione è il fuoco di retrovia: per vincere bisogna avere Unione almeno in casa, e lì è complicato.
La Beltrame non sarebbe infatti l’unica possibile candidata; chi starebbe facendo più di un pensiero è il Presidente regionale Enrico Carraro, ottimi lombi natali e molto apprezzato dalla stampa. Su di lui pesa però la scarsa frequentazione romana.
In Emilia oltre a Orsini punta a viale dell’Astronomia il bolognese Maurizio Marchesini. Anche lui ha una lunga storia associativa ed è vice presidente per le Pmi. Potrebbe essere un buon candidato. Più defilati, ma non per questo esclusi dal toto presidente il torinese Marco Gay, già presidente dei giovani e attuale membro del Cda del Sole, e il mantovano Alberto Marenghi, anche lui vice di Bonomi. Quest’ultimo avrebbe però la strada sbarrata dalla regione di provenienza: dopo Marcegaglia, Squinzi e Bonomi, la Lombardia non ha più possibilità di avere un altro Presidente.
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