Mentre prosegue il viaggio dei tre saggi nelle diverse tappe in Italia per ascoltare l’orientamento delle associazioni territoriali e di categoria, saranno con ogni probabilità tre i candidati di Confindustria che, avendo il 20% dei voti assembleari, si apprestano a superare il primo step.
Orsini, Garrone e Gozzi hanno già presentato le linee programmatiche per prendere parte all’ulteriore fase della procedura delle designazioni e sostenere la propria candidatura nel dibattito che si aprirà in vista della votazione fissata per il 4 aprile.
Nonostante Edoardo Garrone si stato il primo a certificare di essere in possesso del 20% dei voti assembleari e di conseguenza ad avere accesso al voto finale, al momento i consensi non decollano e non si trasformano in un plebiscito in suo favore, come inizialmente preannunciato.
Secondo fonti vicine ai candidati, Orsini si attesta ad avere il 28% dei voti, Garrone il 26% e Gozzi un risultato superiore al 20%. Mentre Alberto Marenghi sta preparando l’uscita di scena, essendo ancora lontano dal quorum.
Emanuele Orsini è vicepresidente di Carlo Bonomi con delega al credito, finanza e fisco nella squadra di presidenza. Definito il candidato “della continuità”, data dal fatto che anche lui, come Bonomi, è un piccolo imprenditore, presidente – ma non di tutte proprietario – di varie aziende emiliane che fatturano circa 110 milioni di euro. La delega al fisco ha permesso a Orsini di girare il Paese e creare un buon rapporto con gli istituti finanziari, in particolare Banca Intesa, oltre che iniziare la campagna elettorale con un anno di anticipo rispetto agli altri candidati. Superata la scabrosa vicenda di Federlegno, Orsini raccoglie consensi in Emilia-Romagna e Toscana, attestandosi attualmente al 28%.
Edoardo Garrone, patron della ERG e presidente del Sole 24 Ore, da oltre vent’anni è protagonista delle vicende dell’associazione ed è il tipico professionista di Confindustria. È stato vicepresidente di Confindustria ai tempi di Emma Marcegaglia. Presidente di ERG, il maggior produttore privato di energie rinnovabili in Italia, e uno dei più grandi in Europa, che nel 2022 ha fatturato circa 750 milioni di euro. Il business di ERG è quasi esclusivamente nelle fonti rinnovabili di cui una quota importante in Italia. Per realizzare impianti eolici o solari ERG ha bisogno di autorizzazioni che arrivano dopo una lunga procedura pubblica il cui primo passo è la VIA rilasciata dal ministero dell’Ambiente. Il secondo passo è la disponibilità alla connessione rilasciata da TERNA o da ENEL. Di fatto il business ERG dipende dallo Stato e a molti vengono dubbi su come Garrone si comporterebbe con il Governo. Farebbe davvero da presidente di Confindustria gli interessi delle imprese e saprebbe instaurare un dialogo imparziale? Nonostante l’attività serrata di Emma Marcegaglia per raccogliere consensi, Garrone attualmente è stabile al 26% dei voti assembleari.
Il vero underdog della sfida confindustriale è Antonio Gozzi, presidente del Gruppo Duferco, gigante dell’energia e dell’acciaio, e attuale presidente di Federacciai (al secondo mandato). Industriale che ha sempre partecipato alla vita associativa ma non da “professionista di Confindustria”. Forte europeista, Gozzi rappresenta un uomo d’impresa che conosce profondamente i meccanismi dell’Unione Europea, avendo vissuto per vent’anni a Bruxelles. Con Gozzi al momento si sono schierate le territoriali manifatturiere e i settori core dell’industria italiana, tra cui acciaio, vetro, chimica e poi moda e legno. Dopo l’endorsement di Ansaldo Energia, anche ENI e ENEL sembrano orientate a supportare la sua candidatura.
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