Un intrigo internazionale che si fa sempre più complesso. Joe Biden ha lanciato un pubblico attacco alla Cina sulla presunta diffusione del Covid-19 dai laboratori di Wuhan, chiedendo indagini approfondite. Come ci spiega in questa intervista Fabrizio Gatti, giornalista de l’Espresso, autore del libro L’infinito errore in cui documenta i retroscena della pandemia da Covid-19, “il problema è che gli Stati Uniti da tempo, dal 2020, avevano raccolto materiale probatorio che incolpava la Cina, ma per gli interessi dell’allora presidente Trump si erano guardati bene dal diffonderlo. Trump infatti aveva concluso un accordo sotto banco con Pechino per l’esportazione di derrate alimentari, cosa che gli avrebbe dato un ampio consenso da parte degli agricoltori americani in vista delle elezioni presidenziali. Nel frattempo le prove della diffusione del virus da parte cinese erano già in mano all’intelligence americana, poi a marzo, visto il diffondersi della pandemia e lo sterminio in atto negli Stati Uniti della popolazione stessa, Trump ha cambiato marcia. Adesso Biden riprende in mano quelle prove, ma deve stare attento che gli Usa non passino a loro volta sotto accusa per non aver diffuso quel materiale”. Nel frattempo 3 milioni e 740mila persone innocenti sono morte in tutto il mondo.
Le indagini richieste dal presidente Biden sono solo un diversivo, una scusa per attaccare la Cina come avviene da tempo? Quali pressioni potrà esercitare l’America?
Non direi che sia un diversivo degli Stati Uniti, perché i sospetti su quanto accaduto e il probabile coinvolgimento di più laboratori cinesi nella diffusione del virus non sono dati solo da informative dei servizi segreti. Bastava ripercorrere tutti gli studi pubblicati anche da scienziati cinesi dal 2005 a oggi per vedere quali sono i coinvolgimenti dei militari nella ricerca dei nuovi coronavirus dai pipistrelli.
Qual è il coinvolgimento dei militari?
L’amministrazione americana parla dei vertici militari cinesi coinvolti nella censura della diffusione del virus, come si trova a pagina 366 del mio libro. Si parla di un comitato internazionale di controllo dei laboratori di Wuhan che secondo l’istituto di virologia erano coinvolti in questi esperimenti, in realtà nessun scienziato internazionale andava a Wuhan dal 2012. Credo che quello che via via ci troveremo di fronte non sarà una indagine politica del regime comunista cinese, ma la necessità di una indagine internazionale per crimini contro l’umanità.
Secondo studi di laboratori americani, sarebbe provato che il genoma del Sars-Cov-2 non si trova in natura, sarebbe stato cioè prodotto artificialmente. È così?
No, il virus che ha provocato la pandemia non è un assemblaggio di diversi virus, come ha sostenuto qualche scienziato. È vero che a Wuhan sono stati costruiti artificialmente dei virus pericolosi, ma non è il caso di questo virus. Nel mio libro, e anche l’amministrazione Biden lo conferma, io non parlo di fabbricazione del virus, ma di coinvolgimento dei laboratori militari, perché sono impegnatissimi nella ricerca dei virus e pare che i due parenti più stretti del nuovo virus siano due virus dei pipistrelli isolati proprio dai militari.
A che scopo questa caccia ai virus: per utilizzarli come arma o per scopi di tutela medica?
L’indagine nasce come comprensibile ricerca scientifica dopo la prima epidemia di Sars, una cosa buona, giusta e legittima. Da un certo punto in poi, dal 2012, prima della costruzione del laboratorio di Wuhan, che tra l’altro non è nato per le indagini sui coronavirus, parte una caccia spasmodica ai coronavirus dei pipistrelli. Io avanzo l’ipotesi che sia stata motivata dall’avere, da un lato, una presunzione di superiorità sui vaccini. L’altro aspetto è che le armi nucleari sono sottoposte a moratoria, così come le armi batteriologiche. Sui nuovi virus non c’è alcuna moratoria e la Cina, dichiarando il falso, si è lanciata su questo con la partecipazione dei militari. In un documentario ufficiale cinese, poi rimosso dalla Rete, uno scienziato dice: “Speriamo che questi virus non vengano mai usati nella vita reale”.
Il regime cinese è impenetrabile, pensa si otterrà qualcosa? Ci saranno ulteriori pressioni?
La Cina dell’attuale presidente Xi Jinping non darà mai risposte a quello che la comunità internazionale chiede, dovrebbe smentire se stessa e la scelta deliberata assunta nel momento chiave della pandemia. Ammettere le responsabilità vorrebbe dire andare davanti a un tribunale internazionale, anche se in contumacia. Potrà rispondere soltanto in caso di cambio di politica interna rispetto alla linea nazionalista e imperialista di Xi, che si caratterizza per una ulteriore espressione di ferocia nei confronti di tutto ciò che è dissenso.
Quindi?
Nel libro pongo la questione che la pandemia non sarà più una questione sanitaria, ma una questione che il mondo libero dovrà porsi.
Quale?
Visto che il mondo cosiddetto libero fa affari con la Cina, e che l’Italia addirittura stringe alleanze politiche con una dittatura feroce, chiediamoci se è una cosa legittima dal punto di vista etico e morale. Potremmo essere complici dei loro crimini.
Davanti al muro incrollabile della Cina, cosa faranno gli Stati Uniti?
Dobbiamo capire quello che è accaduto prima di prendere decisioni politiche e anche economiche, visto il ruolo economico della Cina, grazie al patto globale con il capitalismo dalla fine degli anni 90. Gli Usa hanno già le risposte, sono informazioni raccolte nell’autunno del 2019, solo che Trump aveva stretto un accordo segreto per favorire l’esportazione delle merci agricole, nella speranza di essere rieletto alla Casa Bianca. Trump ha difeso la Cina fino a inizio marzo 2020, quando poi la gravità della situazione lo ha indotto a cambiare linea. Oggi gli Stati Uniti hanno informazioni che risalgono a un anno e mezzo fa. Questi 90 giorni Biden li ha dati alla Cina per sistemare le cose interne, altrimenti dovremmo chiederci perché gli Usa non sono intervenuti un anno e mezzo fa. Inoltre la comunità scientifica mondiale deve avviare una profonda revisione della propria coscienza etica. La faccenda coinvolge direttamente fondazioni scientifiche americane che hanno lavorato con quelle cinesi e bisogna chiedersi se è legittimo stringere alleanze scientifiche con accademie che dipendono da una dittatura.
(Paolo Vites)
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