La Cina annuncia ufficialmente una indagine su 200mila campioni di sangue prelevati a Wuhan prima dell’esplosione della pandemia di Covid-19, cioè prima di dicembre 2019. Una indagine estremamente interessante, come ha commentato Maureen Miller della Columbia University, “perché quei campioni contengono indizi assolutamente vitali”. “Una pura, ed è l’ennesima, azione di propaganda” ci ha detto in questa intervista il professor Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, “in quanto tale indagine avrebbe senso se fosse condotta da una commissione internazionale indipendente. Ormai Pechino ci ha dimostrato più volte che ogni dato da loro fornito è assolutamente privo di valore”. Un annuncio, quello cinese, che avviene comunque in un momento in cui tutto l’Occidente e lo stesso Joe Biden, che aveva giurato avrebbe fatto luce sull’origine del Covid, sembrano ormai disinteressati alla faccenda.
Pechino annuncia una commissione che esaminerà 200mila campioni di sangue di abitanti di Wuhan prelevati precedentemente alla pandemia. La Cina cambia verso rispetto alla posizione tenuta fino a oggi?
Diffido di questo annuncio, perché per ora tutti i dati che i cinesi hanno fornito si sono sempre rivelati farlocchi. È evidente che hanno talmente investito nella narrativa che non ci sia stato alcun incidente di laboratorio che ogni dato che andasse in una direzione diversa sarebbe censurato o modificato.
Quindi solo l’ennesima mossa propagandistica?
Sono iniziative che poggiano sul presupposto che uno si fidi di loro e che i dati che comunicano alla comunità internazionale siano veri. Ma se uno è a conoscenza di ciò che è successo fino ad oggi, sa cosa vuol dire avere a che fare con Pechino. Bisognerebbe che questi campioni fossero raccolti o almeno esaminati da un team internazionale davvero indipendente. Ma sappiamo bene che anche l’Oms è ampiamente controllata da filo-cinesi. Se i campioni sono raccolti e analizzati da loro, continuiamo a girare intorno al problema.
Come mai, però, un annuncio del genere in un momento in cui anche l’Amministrazione Biden sembra aver accantonato la questione?
Ci sarà un incontro tra Biden e Xi Jinping molto presto, si va verso una rappacificazione almeno su questa questione, forse non su Taiwan, che rimane argomento caldo. Credo che il problema Covid sia uno degli argomenti sul quale Biden sia disponibile a un colpo di spugna. Naturalmente deve stare attento, perché fra un anno in America si vota e che la Cina sia responsabile del Covid è un cavallo di battaglia dei repubblicani. Forse Biden ha già messo in conto di perdere le elezioni di midterm e quindi vorrà passare alla storia come l’uomo della pace con la Cina.
Però che la Cina riapra il caso, anche se per pura propaganda, non sta a significare che la sua immagine è stata duramente colpita?
Sì, sono operazioni di propaganda che secondo me non daranno altri risultati se non su quel piano. Qualunque dato che mostra i cinesi come innocenti sarà contestato da chi dirà: ecco, i dati li hanno raccolti ed esaminati da soli. È una operazione di immagine che non ci dirà nulla sull’effettiva conoscenza delle problematiche inerenti al virus.
Anche l’Occidente, oltre al presidente Biden, sembra ormai disinteressato alla questione legata alle origini del Covid. Che ne pensa?
Direi che l’Occidente è intenzionato a voltare pagina. Chi farebbe la guerra atomica alla Cina? Tutti i politici occidentali sperano che il dossier Taiwan esploda dopo che loro sono andati in pensione, e nel caso di Biden, vista l’età, non manca molto. Sugli altri dossier, se i cinesi non sbarcano a Taiwan, i leader occidentali sono disponibili a venire incontro a Pechino. Anche degli uiguri non si parla più. Tra l’altro, Cina e Usa in questo momento sono paradossalmente alleati.
Per quale motivo?
È in cantiere una risoluzione del Consiglio dei diritti umani che vieterebbe la pena di morte e su questo Cina e Stati Uniti si starebbero alleando per bloccare tale risoluzione.
Cioè per mantenere la pena di morte?
Esatto. Ovviamente sia Cina che Usa non hanno intenzione di abbandonare la pena di morte, e così i paesi islamici. Fanno tutti fronte comune contro gli europei. Negli Stati Uniti ogni sondaggio sulla questione della pena di morte vede favorevole il 90% della popolazione. Qualunque partito o chiesa che desse voce all’opinione contraria finirebbe travolto.
(Paolo Vites)
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