Avvertimenti più o meno in codice rispetto alla sostenibilità del nostro debito, rilanciati in grande stile dalla stampa finanziaria estera. La morte del Papa, ancorché nel contesto senza precedenti di un Pontefice emerito, le cui esequie sono state presiedute dal titolare ufficiale del soglio di Pietro.
E politici di nota estrazione neofascista – più o meno ripudiata – in posizione di potere. Enorme potere. La realtà attorno a noi. Ma anche una quasi copia carbone della trama di Suburra, il film di Stefano Sollima. Fossi Giorgia Meloni, lo riguarderei. E rifletterei. Perché sottotraccia la tensione è alta. Altissima. E non tanto nelle piazze, ancora piuttosto anestetizzate dalla concertazione e animate soltanto da pagliacciate spot in nome della difesa del Pianeta. Quanto negli ultimi piani dei palazzi che contano. Negli uffici dove pochi possono entrare. E quelli che lo fanno senza bussare, si contano sulle dita di una sola mano. I veri players.
Il mercato non è affatto calmo come appare. Tutt’altro. E la sua agitazione fa riferimento a dinamiche realmente serie. Quelle da addetti ai lavori. Quelle che non finiscono sui giornali. Quelle che i comuni mortali spesso stentano addirittura a capire, oltre che a cogliere. Tira un’aria strana attorno all’Italia. E il fatto che lo spread si muova in maniera quasi annoiata attorno a quota 200 significa che tutti stanno attendendo qualcosa. Un segnale.
La Bce? Il prossimo board con decisioni di politica monetaria è fissato per l’1-2 febbraio, troppo tempo. Forse, un’anticipazione potrebbe arrivare dal Consiglio del 25 gennaio. Ma, comunque sia, oltre due settimane di attesa. E l’aria è troppo elettrica per giustificare tempi così dilatati. Sarà per questo che, nonostante questo clima da vigile attesa di inizio anno sui mercati, un player di primissimo piano come BlackRock ha deciso di giocare d’anticipo? E bloccare le redemptions dal suo UK Property Fund, seguendo a distanza di settimane l’esempio di Blackstone con il suo BREIT. Parliamo di un colosso da 3,5 miliardi di assets esposto sul mercato immobiliare di Sua Maestà. E cos’ha imposto, manu militari e quasi dalla sera alla mattina? Stop ai prelievi per chi ha investito e vorrebbe scendere dalla giostra. Si alzano i gates. Pessimo segnale.
E se la follia insita nel Budget presentato dal poi dimissionato Governo britannico si sostanziò lo scorso settembre nel proverbiale grido al fuoco, al fuoco in un teatro affollato, perché Blackrock ha deciso di bloccare i riscatti proprio ora, quando la Bank of England pare aver domato l’incendio? Forse perché l’accordo raggiunto fra il CeO del colosso Usa, Larry Fink e Volodymir Zelensky non più tardi dello scorso 28 dicembre per ricostruire l’Ucraina garantisce profitto e, soprattutto, aura di santità politica che significa intoccabilità. Cioè un occhio di riguardo da parte di Fed, Sec e Treasury Usa, in caso qualcosa andasse storto. Ma attenzione, care anime belle: se non appare strettamente contingente e necessario, se non c’è rischio imminente di restare con il cerino in mano, nessuno alza i gates e blocca i riscatti da un suo fondo. Non fosse altro per la figura poco edificante cui si va incontro rispetto a investitori e concorrenti. Danno reputazionale, lettera scarlatta, stigma. Chiamatelo come volete, il concetto è chiaro. E il mercato implacabile.
Forse Blackrock sta prendendo più seriamente del resto del mercato quelle minute della Fed, in base alle quali ogni tentazione di politica espansiva potrebbe vanificare lo sforzo compiuto contro l’inflazione? Di fatto, stante il crollo senza precedenti del dato di vendita di nuove case negli Usa rappresentato in questa immagine, Blackrock comincia a fissare i paletti, in vista di un QT della Banca centrale statunitense che rischia di tramutare il mercato degli MBS in una bomba a mano senza spoletta?
Il NAV (Net Asset Value, il valore netto) del fondo in questione, come mostra questa ultima immagine, parla chiaramente la lingua di un roundtripping attorno nientemeno che ai minimi da Covid. Ma si sa, c’è la guerra che salverà la baracca. Occorre ricostruire l’Ucraina che Vladimir Putin ha distrutto. In compenso, per tutti gli altri vale il solito consiglio. Chi non dovesse avvicinarsi già da ora all’uscita di emergenza – pur continuando a ballare, tanto per non dare nell’occhio – potrebbe rimanere schiacciato nella calca. Già in formazione, vista la decisione di bloccare quegli outflows.
E se partisse un mezzo tsunami immobiliare a livello globale, la mina vagante del superbonus 110% in cosa potrebbe tramutarsi per il Governo? E, soprattutto, per il sistema bancario italiano e per il comparto dell’edilizia, a rischio di liquidità e solvibilità immediato? Ma non basta.
Proprio ieri, infatti, Credit Suisse ha voluto inviare un segnale della propria esistenza al mercato, dopo gli ultimi mesi da tachicardia. Ogni giorno ha la sua pena, si sa. Ma cominciano a diventare tante, queste pene. Troppe. Ancorché, debitamente occultate – almeno sui nostri media – da paradossali dispute politiche con la Bce. Perché se pagare 370 punti base al di sopra del Treasury Usa per piazzare 3,75 miliardi di dollari in bond a 2 e 5 anni appare sintomatico di criticità sottostanti per la tua filiale di New York, accordarne 425 (solo in calo minimo dai 435 initially-marketed) tramite l’ufficio di Londra per 500 milioni di sterline in bond a 3 anni sembra gridare vendetta. O aiuto.
Che Credit Suisse esca da un periodaccio e debba quindi scontare ancora un po’ di arretrati reputazionali quando corre a finanziarsi sul mercato, è ovvio. Stupirsi sarebbe ipocrita, gridare al complotto ridicolo. Soprattutto quando il tuo titolo ha perso il 65% nel 2022, portando il market value della banca a soli 12 miliardi di franchi: dieci volte meno del valore raggiunto sui massimi del 2007. Soprattutto, quando il secondo giorno della rights issue da 2,3 miliardi vede i diritti di acquisto di nuovi titoli scaricati come fossero le Canistracci Oil che Renato Pozzetto non riusciva a vendere in Mia moglie è una strega. Ma qualcosa non va. Perché quell’extra premio corrisposto per bond a scadenza relativamente breve è stato offerto dopo l’intervento – più o meno millantato, questo è il problema – di Qatar e Arabia Saudita. E ben oltre 10 miliardi di dollari garantiti dalla Fed alla Banca centrale svizzera tramite le swap lines estere. Quanto è profondo il buco, insomma? O, forse, trattasi di un unicum di trincea che vede la piena occupazione keynesiana fare coppia con la tela di Penelope?
Tradotto, quanto si può rivelare, prima che andare sul mercato diventi davvero insostenibile? Una cosa è certa: sotto il pelo dell’acqua di un mercato apparentemente ottimista per il nuovo anno, circolano iceberg di dimensioni epocali. E l’Italia, apparentemente defilata e spettatrice, potrebbe ritrovarsi nel centro del mirino quasi senza preavviso. Come nel conto alla rovescia che scandisce le vicende di Suburra. Negato dai protagonisti fino a un istante prima.
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