Anche in un regime di manipolazione ormai strutturale, ogni tanto il mercato si ricorda di fare il proprio mestiere. Ovviamente, occorre interpretarlo. Perché in un mondo in cui le reazioni sono tutte e comunque parametrate alla risposta che le banche centrali sapranno dare ai vari livelli di azzardo in circolazione, è facile incappare in fraintendimenti. Magari io stesso in queste righe sto compiendo un errore di valutazione madornale. Ma non credo. Partiamo da qui:



Questa è la reazione del rendimento del titolo decennale britannico alle parole del primo ministro laburista, sir Keir Starmer: “Il Budget del prossimo autunno sarà doloroso. Il governo sarà costretto a fare grandi richieste alla popolazione”. Insomma, lacrime e sangue con la manovra di ottobre. Certo, i 27 miliardi di buco lasciati in eredità dell’ultimo esecutivo Tory pesano come macigni. Ma dietro a quell’avviso così onesto e senza artifici interpretativi, c’è dell’altro. Ad esempio, i trasferimenti del Tesoro verso la Bank of England per tamponare le perdite generate dagli acquisti obbligazionari in seno al QE pandemico. Un salasso. Sempre crescente. E che i calcoli più recenti, pubblicati dall’autorevole Economist e mai smentiti, valutano in totale in una cifra pari addirittura al 7% del PIL britannico.



Insomma, il Sistema ha giocato la solita carta: la macelleria sociale è possibile solo se a perpetrarla è un governo laburista. Ma siccome questa volta i termini economici da imporre al Paese saranno realmente draconiani, ecco che si è resa necessaria la svolta censoria orwelliana ex ante: le rivolte razziali, sparite così come erano arrivate, hanno inviato un messaggio chiaro a tutti. Sindacati in testa. Attenzione alle proteste di massa del prossimo autunno, perché ci vuole un attimo a cucire addosso alle manifestazioni profili di nuova incostituzionalità in base alla Bibbia laica del woke, del razzismo e dell’antisemitismo. Con tanti saluti alle reali motivazioni, sacrosante. Ovvero, tutela di salari, pensioni, potere d’acquisto e il minimo sindacale di equità fiscale. Quel balzo del rendimento parla chiaro. Il lavoro che il governo Starmer è chiamato a compiere è rischioso, oltre che doloroso. E incorpora anche l’altissima probabilità di disvelamento del segreto di Pulcinella. Ovvero, il QE non è affatto un pasto gratis. Anzi, è una cena in un ristorante stellato. Da dove ci si alza da tavola ancora affamati ma con il portafoglio vuoto.



Ma la giornata di martedì ha visto gli spread e i rendimenti sovrani parlare molto. Non solo in Gran Bretagna. Anche nel nostro Paese. Bankitalia ha infatti reso noto come all’asta BTp short term del Tesoro, il MEF abbia offerto titoli con scadenza 28/08/2026 per un importo massimo di 2,5 miliardi, tutti assegnati a un tasso lordo del 2,89%. In calo di 21 punti base rispetto all’asta precedente di luglio. Oltretutto con una domanda di mercato che è stata sufficientemente solida, stante un rapporto di copertura di 1,54 per un controvalore di oltre 3,84 miliardi.

Direte voi: una gran bella notizia. E lo è, ci mancherebbe altro. Ma occorre sempre capire quali condizioni abbiano determinato un calo così drastico di quanto richiesto dal mercato per finanziare le nostre casse a 1 anno nell’arco soltanto di un mese. Oltretutto, in piena pausa estiva, quindi con le Camere chiuse da almeno quindici giorni. Forse si premia l’inazione politica intesa come impossibilità di fare danni? O quale rivoluzione silenziosa è avvenuta? Abbiamo scoperto un tesoretto inaspettato? Boom del turismo senza precedenti?

Nulla di tutto questo. Almeno stando alle cronache. In compenso, questa fiducia inaspettata è coincisa con il ritorno in grande stile del dibattito sul sistema pensionistico. E in senso decisamente britannico: ovvero, draconiano. Fare cassa con l’INPS. Alcuni giornali hanno parlato di sgambetto di Giorgetti a Salvini. Più semplicemente, è arrivato il redde rationem autunnale anche in Italia. Quello di cui vi parlo da mesi. Quello che va a sovrapporsi con la necessità di far rientrare sotto il 5% la nostra ratio deficit/PIL, attualmente al 7,2%. Il MEF non ha giocato sporco con il titolare dei Trasporti, magari per qualche provinciale logica di resa dei conti all’interno della Lega. Semplicemente, non può fare altro. Perché la cassa è vuota. E il sistema, INPS in testa, è arrivato al limite. Ecco cosa festeggia il nostro BTp short term: una seconda stagione di austerity in stile Monti-Fornero.

E se il governo attuale non intende compiere le riforme che “ci chiede l’Europa”, le manovre già in atto sottotraccia ci confermano come la possibilità di un cambio in corsa della maggioranza sia tutt’altro che peregrina. Non a caso, Forza Italia – partito pontiere per antonomasia – ha ritrovato una vitalità che non conosceva da anni. E al netto della provocazione-spia sullo ius soli, ecco che la saldatura con i poteri della “moderazione” e del “buonsenso” tecnico arriva a scatenare una guerra non più solo annunciata in Veneto per il dopo-Zaia. E un asse mai così bipartisan con sinistra e CEI contro l’Autonomia differenziata.

Quei 21 punti base di calo su un titolo di Stato a scadenza così breve come un anno parlano chiarissimo: si prezza un nuovo 2011 ma senza emergenza spread, qualunque sia la modalità necessaria per giungere a quell’assetto. Gran Bretagna e Italia, insomma, vivranno il più classico degli inverni dello scontento. Dopo un autunno di dolorosa presa d’atto dello status quo. Il governo in queste ore sta cercando risorse come un rabdomante. Perché al più tardi entro la fine di settembre deve inviare la prima nota all’Europa. Con le cifre di copertura delle manovre richieste. Deficit in testa. Detto fatto, ecco che le pensioni non sono più tabù. E, soprattutto, c’è il segnale rivelatore per antonomasia dell’arrivo di un esecutivo di intoccabili con benedizione da Bruxelles e dal Colle: il silenzio tombale dei sindacati, CGIL in testa. La Triplice è chiusa per ferie. O aperta solo per emergenze, come ad esempio l’antifascismo all’amatriciana o le pagliacciate LGBT.

E qui, attenzione: perché proprio il sindacato più rosso, di fatto sta in piedi solo grazie alle tessere e alle carovane organizzate dello SPI, i pensionati appunto. Nelle fabbriche, ormai è deserto. O quasi. Dove non è arrivato Monti, dove non è arrivato Renzi, chi sarà a osare e vincere? Sono aperte le scommesse. Il banco pagherà cifre magre, sappiatelo. Perché è tutto scritto. E quei 21 punti base sono la firma in calce.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI