Avrei voluto parlarvi di altro oggi. Soprattutto, mi sarebbe piaciuto fare un bel focus sui disastri che, nel silenzio totale imposto dalla natura decisamente tecnica della questione, la Fed sta combinando sul mercato obbligazionario interno, roba che in confronto la Bank of Japan appare soggetto totalmente in controllo della situazione. Mi tocca, invece, tornare ancora sulle questioni politico-finanziarie interne. Scusate ma corre l’obbligo. E lo mostrano, plasticamente, queste due immagini. La prima è lo screenshot dell’agenzia con cui ieri mattina Bloomberg annunciava la sparata di Commerzbank sul probabile downgrade del debito italiano, consigliando ai clienti ancora long sui nostri Btp di chiudere quel trade.



Si commenta da sola. Solamente un aspirante suicida potrebbe darti un consiglio simile, quando hai la Bce alle spalle che ti garantisce le emissioni e ti sostiene lo spread, almeno fino alla fine del 2020. D’altronde, Commerzbank è come una di quelle dive del passato che non vuole scendere a patti con il trascorrere degli anni e che ancora si truccano pesantemente e vestono provocanti, foderando mollezze in collant di seta e impietose autoreggenti: patetiche. Ma anche tristemente ridicole. Non a caso la banca tedesca è reduce da un bel downgrade da parte di Fitch che deve essere risultato particolarmente indigesto, portando a reazioni scomposte come questa.



La seconda immagine, invece, rappresenta il solito pacato e tutt’altro che allarmista commento dell’onorevole Giorgia Meloni e del suo partito alla notizia. Notare la perla di rara lucidità d’analisi: sotto la sobria dizione È ufficiale! Vogliono affondarci, degna del miglior Istituto Luce, c’è il volto di Christine Lagarde. Ovvero della donna a capo dell’istituzione che da qui a dicembre comprerà circa 220 miliardi di quel debito italiano che quegli emuli dei fratelli Duke in Una poltrona per due che risiedono al centro studio di Commerzbank dicono di scaricare! Ora, io capisco che l’onorevole Meloni veda all’orizzonte l’occasione storica di arrivare al governo non più come soprammobile politico, bensì come parte integrante dell’arredamento di palazzo Chigi, ma – fatto salvo questo ragionamento politico da catalogo Ikea più che da manuale Cencelli – bisognerebbe anche evitare di sprofondare nel ridicolo.



Capisco l’attacco frontale contro Angela Merkel, ormai scontato come un lungo e buio corridoio in un film di Dario Argento ed evergreen come un abito blu, ma quantomeno evitiamo di puntare il dito verso quella commissariata ante litteram della Lagarde, la quale – se ancora non lo aveste capito – sta agendo sotto dettatura diretta di Mario Draghi. Quantomeno, da quando ha sortito la brillante uscita sugli spread svelando al mondo il suo vero profilo professionale. Onorevole Meloni, senza la Bce, lo spread sarebbe già oggi a 300 punti base: a quel punto, sì che qualcuno potrebbe essere tentato di scaricare i nostri Btp. E non in Germania, magari in Francia, dove le banche hanno in pancia debito italico per 285,5 miliardi. I consigli di Commerzbank, si fidi, equivalgono agli stili di vita raccomandati da certi guru televisivi: un accompagnamento coatto alla tomba. O, quantomeno, verso un blocco renale.

La cosa inquietante è che in questa polemica degna di un film di Luciano Salce, sia entrato anche un sottosegretario. E non uno qualsiasi, bensì Stefano Buffagni, grillino con residenza istituzionale al ministero dello Sviluppo economico. Il quale, ovviamente, è cascato con tutte le scarpe nella provocazione, definendo “folle” l’atteggiamento di Commerzbank in un momento simile e citando la partecipazione statale nella banca decaduta come aggravante politica al misfatto. Sottosegretario Buffagni, mi permetta di dirle solo due cose. Primo, Angela Merkel in Commerzbank ci ha messo solo i soldi: le assicuro che se vuole muovere pedine, di certo non alza il telefono per armare i report di un istituto la cui credibilità sul mercato è notoriamente ormai pari a quella di Luther Blissett come bomber nella storia del Milan. Secondo, le svelo un segreto: se uno vuole affondarti, scaricando il tuo debito sul mercato, non te lo dice in anticipo attraverso una nota pubblica agli investitori! Opera come fece Deutsche Bank nel 2011: prima scarica l’impossibile, in punta di piedi e quando le acque paiono ancora calme e poi opera così da infame da comunicarlo poco prima che si scateni la tempesta, addirittura sotto forma di documento ufficiale sulle detenzioni a bilancio. Per favore, evitiamo di sprofondare anche nel ridicolo, visto che siamo già con il virus che ci arriva fin sopra il collo.

Anche perché, fatta salva la stupidità legata alla contingenza che oggi vede la Bce operativa con non mai come backstop, Commerzbank non è che abbia scritto chissà quale bestemmia: non è colpa di Berlino se la nostra ratio debito/Pil è già oggi alle stelle e destinata a salire ancora, stante le necessità di indebitamento per far fronte alla pandemia. Se non ci fosse la Bce che opera come acquirente di ultima istanza e lavorassi al centro studi di Commerzbank, al netto dei circa 9 miliardi di Btp che quella banca ha in pancia, anch’io forse comincerei a ragionare su un possibile alleggerimento delle detenzioni, in vista di un downgrade del rating. Ma la Bce c’è. Eccome se c’è.

C’è talmente tanto che, in effetti, può anche starci come consiglio quello di vendere, se si è un investitore ultra-cautelativo: con lo spread in area 200 e il prezzo ancora accettabile, chiudere il trade significa monetizzare. Ma il quadro per l’Italia non cambia, visto che si sa con certezza che ogni possibile disimpegno della Commerzbank di turno verrebbe immediatamente tamponato dagli acquisti sistemici e strutturali dell’Eurotower. E ancora: se la sola Dbrs ha garantito per almeno due anni l’investment grade al Portogallo (quindi, lo status necessario per ottenere il profilo di collaterale accettato presso la Bce), quando ancora il Paese era nella crisi più nera, pensate davvero che su cinque agenzie di rating (le “tre sorelle” più appunto la sopracitata canadese e la cinese Dagong) nessuna si senta di garantire per Roma, sapendo che con la fine dell’estate a palazzo Chigi arriverà Mario Draghi a gestire la ripartenza?

È una partita tutta politica, una guerra di nervi. Gira tutto attorno alla moral suasion che Angela Merkel vuole cercare di imporre in sede europea per scongiurare del tutto e per sempre l’idea della mutualizzazione del debito, sia essa declinata emergenzialmente come Coronabonds o più sistemicamente come Eurobonds. Cortine fumogene, poco più. Giochi di specchi cui non bisognerebbe credere, anche perché basta poco per svelare i trucchi da prestigiatore da quattro soldi come quelli di Commerzbank. La quale con il suo report ha, di fatto, certificato soltanto una cosa: Mario Draghi sta preparando le valigie, direzione piazza Colonna. E questo sì che fa paura a qualcuno. Più di qualcuno.

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