D’altronde, quale Banca centrale non si premura di preparare a tempo zero un bel Qe emergenziale, nel pieno di quello che si è rivelato un colpo di Stato presidenziale da operetta, un Golpe Borghese in salsa di soia? As announced together with the government, we will provide sufficient liquidity for a limited time until the financial and foreign exchange markets stabilize, dove per limited time si intende fino a quando il rischio di margin call non sarà scongiurato. Un po’ come la facility repo della Fed del 2019, insomma, quella emergenzialmente attivata nel mese di settembre quando esplosero i tassi overnight e chiusa soltanto nell’aprile 2020, quando il Covid la sostituì come generatore di liquidità a costo zero.
Quale golpe, poi, non fallisce perché il Parlamento gli vota contro? Va bene gli atti da despota, ma le forme vanno rispettate. Un po’ come se Benito Mussolini avesse dichiarato la Marcia su Roma nulla più che una competizione podistica, visto che parte del Parlamento non ne aveva preso parte e anzi ne temeva invece gli effetti. E quale Presidente non cambia conseguentemente idea sulla legge marziale appena imposta, tramutando un dramma in barzelletta in meno di 3 ore e con l’esercito che presta alla farsa?
Roba da Netflix. Compreso il fatto che, nonostante da mesi ormai la Corea del Nord – alibi per la messa in scena, stante la convinzione del Presidente che l’opposizione parlamentare interna vada a letto con Pyongyang – abbia accantonato i suoi esperimenti nucleari da Dottor Stranamore, la vera minaccia da instillare nell’opinione pubblica sia da cercare nei soldati inviati in sostegno delle truppe russe in Ucraina. E comunque sia, Pyongyang è il Monsieur Malausséne della destabilizzazione mondiale. Professione, capo espiatorio. Quando serve un’emergenza, appare. Un blazer blu del caos on demand.
Ora date un’occhiata a questo grafico. Al netto di un KOSPI, l’indice azionario benchmark coreano, che affonda ormai da settimane, questo nonostante il bando per legge dello short selling in vigore da qualche mese in Corea del Sud, ecco il vero, possibile busillis.
Il peso maggiore a livello di capitalizzazione ricade sull’andamento del comparto dei microchip. I quali l’anno prossimo beneficeranno come settore di aiuti statali per 10 miliardi di dollari. Una scelta già approvata che stona con i dati fantasmagorici sull’export di microprocessori resi noti solo la scorsa settimana. Una situazione win-win, insomma. Se il golpe presidenziale fosse paradossalmente andato in porto, liquidità per calmare tutti. Se si sgonfia com’è ovviamente accaduto, liquidità per calmare tutti dopo lo spavento. L’importante è che denaro a pioggia vada a oliare i meccanismi manipolati del KOSPI e del suo ruolo di canarino lontano ma molto osservato del round-tripping globale legato a utili, vendite e multipli del meraviglioso unicorno tech/AI. L’importante è che venga scongiurato un 2008.
Magari la legge marziale serviva a evitare il panico da bank-run, più che i fiancheggiatori interni della dittatura comunista della porta accanto. Perché basta dare un’occhiata al cambio del won sudcoreano sul dollaro per capire che qualcosa stesse pesantemente e prepotentemente andando fuori controllo. Non a caso, il primo proxy di quanto stava accadendo nei palazzi di potere è stato Ripple XRP: subito dopo l’annuncio, il volume di negoziazione della criptovaluta sulla piattaforma Upbit ha superato quello dell’intero KOSPI.
Prove tecniche di un “Covid della democrazia”, un’emergenza pandemica senza vaccini, né lockdown che veda il mondo occidentale accomunato nella lotta al virus delle autocrazie e dei sovranismi? Chissà. Di certo, proprio la democratica Corea del Sud ci ha platealmente dimostrato come certe distopie siano ormai all’ordine del giorno. Dove meno te lo aspetti. Prossimamente, persino sui nostri schermi, magari.
Qualche cattivo pensiero in vista dell’Inauguration Day statunitense del 20 gennaio prossimo, anche ripensando a Capitol Hill, al sottoscritto è balenato. A voi, no?
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