Ricordate, vero, la metafora della palla di neve che, rotolando senza che nessuno si preoccupi di contenerne la corsa, arriva a valle sotto forma di valanga? Ecco, qualcosa del genere è attualmente in atto.
Certo, l’armageddon atomico rappresenta un tema di facile appeal. Un’intera filmografia catastrofista viene in soccorso di chi ha gioco facile (e disperato, allo stesso tempo) nell’instillare terrori ancestrali nelle opinioni pubbliche. Ma l’escalation in atto fra Europa e Russia dopo il drammatico attentato di Mosca già annovera segnali di tensione reale. Ancorché sottotraccia. Guardate questo grafico: ci mostra come le valutazioni del gas naturale europeo abbiano cominciato a salire da venerdì scorso. Esattamente da quando, in ossequio a una prima rappresaglia per la strage, Mosca ha cominciato a picchiare durissimo con i droni sull’area ovest dell’Ucraina, quella più lontana dalla linea del fronte e la meno colpita nei tre anni di guerra. E per questo, sede dei siti di stoccaggio sotterraneo del gas. Un cosiddetto safe haven, tale da aver permesso appunto alle quotazioni di dimezzarsi da 50 euro dello scorso ottobre fino al range dei 25 euro che aveva placidamente dominato nelle ultime settimane. Traders tranquilli, futures narcotizzati, inverno ormai alle spalle. Tutti felici. Ma sono bastati pochi raid, mirati. E il mercato, quello vero e non l’azionario dopato, ha cominciato a prezzare all’insù.
Intendiamoci, ancora cifre assolutamente non da allarme. Nemmeno lontanamente. Ma come la palla di neve, 35 fa in fretta a diventare 100. Perché contemporaneamente, Mosca ha ordinato alle sue aziende petrolifere di tagliare immediatamente la produzione di greggio, al fine di giungere all’obiettivo Opec di 9 milioni di barili giornalieri entro la fine di giugno. E se quota 82 dollari può comunque sembrare poca cosa, attenzione anche in questo caso a sottovalutare i rotolamenti a valle. Soprattutto quelli silenziosi.
Il motivo? Semplice. Se da un lato oggi il conto energetico non è più variabile da fattorizzare solo in inverno, stante estati sempre più lunghe e roventi che impongono utilizzi massivi e terribilmente energivori di strumenti refrigeranti, dall’altro l’Europa sta lentamente prendendo atto del suo stato di estrema fragilità economica. A partire dalla Francia, fino all’altro giorno assoluta prima della classe nell’evocare l’ineluttabilità di uno scontro diretto contro la Russia, al punto da addestrare un battaglione di 2.000 uomini da inviare in Ucraina. Ebbene, martedì l’Insee, l’Istat francese, ha certificato come il rapporto deficit/Pil per il 2023 sia salito al 5,5% contro previsioni del Governo del 4,9% e in netto aumento dal 4,8% del 2022. Quota 154 miliardi. E una conseguente ratio debito/Pil salita al 110,6%. E a differenza di quanto accaduto in Italia, dove lo sforamento dal 5,3% della Nadef addirittura al 7,2% è stato bellamente nascosto da tutta la stampa, ridimensionato nelle sue conseguenze con una conventio ad excludendum almeno fino a dopo le Europee, Oltralpe la stampa sta togliendo la pelle di dosso a Eliseo ed Esecutivo. Anche la meno ostile. Sarà perché conscio di cosa stava arrivando che Emmanuel Macron ha cominciato a recitare la parte del Rambo in sedicesimi, al fine da giustificare il suo atteggiamento quasi disperato all’ultimo vertice europeo per ottenere gli eurobond in stile Covid al fine di sostenere il comparto bellico e della difesa? Warfare come moltiplicatore di un Pil sempre più gracile nel raffronto con deficit e debito. La lezione di Zio Sam è assolutamente servita.
Ed ecco che, di colpo e riemergendo dalle nebbie dell’oblio politico, proprio in contemporanea con la pubblicazione del dato francese, il ministro Giancarlo Giorgetti dà vita a un vero e proprio blitz in Consiglio dei ministri, sancendo l’immediato stop a sconto in fattura e cessione dei crediti legati al Superbonus. Un draconiano giro di vite al fine di rallentare il rotolamento a valle dei disastri che quella misura manipolatrice ha già innescato in seno ai conti pubblici, sforamento del deficit in testa. E obbligo di manovra correttiva in autunno garantita. Per Giorgetti, con questa mossa si è messo un punto finale, ma l’impatto del debito si farà ancora sentire.
E attenzione, stavolta a testimoniare la gravità della situazione ci pensa il fatto che l’intervento preveda ex ante una multa da 10.000 euro per chi ometterà le informazioni aggiuntive sull’avanzamento dei lavori in corso. Insomma, il Paese dell’abuso edilizio e del condono come categorie dello spirito diventa di colpo e giocoforza svizzero. Pessimo segnale. Cui, sempre mercoledì, si è unita un’altra sirena che cantava la fame di soldi dei nostri conti pubblici: il Mef vende il 12,5% di Mps per 650 milioni e scende sotto la quota psicologica del 30% di azionariato. Il tutto nel quadro di emissioni letteralmente record di debito pubblico da inizio anno, fra collocamenti retail e indicizzazioni che rischiano di fare una brutta fine, se davvero si continua a pensare che l’inflazione sia una dinamica libera e reale e non una variabile al servizio dei desiderata delle Banche centrali.
Non abbiate paura di missili, rifugi anti-atomici e invasioni di cosacchi 2.0. Esattamente come la Cina minaccia gli Usa di colpire dove fa più male, facendo saltare la bolla tech e dell’AI a Wall Street, attenzione alla possibile, sottile strategia di Mosca. Chi di default voleva ferire, ora rischia di perire. Andate a chiedere al ministro competente come hanno preso i nostri produttori di vino l’aumento smisurato dei dazi russi sulle importazioni delle nostre eccellenze enologiche? E quanti oligarchi pensate che spenderanno vagonate di soldi a Forte dei Marmi la prossima estate, avanti di questo passo? Non a caso, Croazia e Spagna non citano nemmeno la guerra. E lo stesso Emmanuel Macron, casualmente, ha cambiato tono e registro: Occorre cooperare con la Russia nella battaglia contro il comune nemico rappresentato dall’Isis. Il quale, guarda caso, negli ultimi mesi avrebbe tentato di colpire più volte proprio Oltralpe.
Tu guarda che copione per nulla scontato. E, soprattutto, mai recitato prima…
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