Quella di oggi è una storia di balene. E di avvoltoi. Che non va in onda su National Geographic, però. Bensì Bloomberg. O Cnbc. Sempre che certe cose si potessero dire, ovvio.

Ora date un’occhiata a questa immagine e rifatevi gli occhi con l’estratto dal report Bank failures and contagion pubblicato il 9 gennaio scorso dal G30. Ovvero, il consesso mondiale di banchieri e finanziari. Di fatto, l’unica G maiuscola che davvero conta. E che detta le regole, gestisce il banco e distribuisce le carte. Insieme alla Bis.



Ancora qualche dubbio sul fatto che la seconda ondata di crisi bancaria Usa cui stiamo assistendo sia stata totalmente creata a tavolino per generare il casus belli e trasformare la Discount Window in un bancomat senza PIN? Di fatto, New York Community Bancorp, come vi dico dal primo giorno del suo inglorioso ingresso sul palcoscenico mediatico, ha rappresentato l’agnello sacrificale. E un agnello bello grasso. Da spolpare. Ed eccoci alle balene. E, appunto, agli avvoltoi.



Nella notte fra lunedì e martedì è arrivato il via libera all’iniezione da 1 miliardo di dollari da parte del pool di fondi capitanata dall’ex segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin e dal suo Liberty Strategic Capital. Le condizioni del rescue deal? Da manuale. Se con questa definizione si intende aver dato tempo alle balene di uscire indenni, stante il rimbalzo del titolo di NYCB dagli abissi dell’insolvenza dopo l’annuncio dei “cavalieri bianchi” della scorsa settimana. E ora garantire agli avvoltoi accesso illimitato ai depositi della banca e, soprattutto, alle facilities della Fed. Insomma, hedge funds on parade. Se tutte le azioni emesse venissero convertite, gli attuali azionisti comuni di NYCB controllerebbero il 39,6%: un capolavoro di diluizione. Parliamo di 76,6 milioni di azioni acquistate a 2 dollari per azione oltre a warrants per acquistare 315 milioni di azioni comuni a 2,5 dollari. Con scadenza a 7 anni. E mancano ancora particolari dettagliati sui titoli privilegiati, di cui temo fortemente fin da ora la ratio di conversione. E ovviamente, stante il carattere cannibalesco dell’operazione, tutte le azioni emesse saranno immediatamente negoziabili.



Certo, qualcuno – roteando un simbolico quanto pragmatico rasoio di Occam fra le mani – farà notare come la colpa principale sia del management di NYCB e della sua esposizione lisergica al commercial real estate. Verissimo. Ma quel documento del G30 unito al fatto che a orchestrare questo delitto finanziario perfetto sia stato un ex segretario al Tesoro Usa parlano ancora più chiaro. Questo non è mercato. Nella migliore delle ipotesi è Las Vegas. Nella peggiore, ma decisamente non più peregrina, è la Lehman 2.0. Ancora per salvare il Sistema.

Ma questo è nulla. Questo è business as usual. Occorre chiedersi e chiedere conto di altro. Ad esempio, cosa diavolo è successo la scorsa settimana? Uno shadow pivot. Silenzioso. Implicito. Tacito. Per mettere in prospettiva questo grafico occorre andare immediatamente con la sguardo a quest’altro e compararli.

Dopodiché, come buona abitudine di analisi impone, unire pazientemente i puntini. E rendersi conto che il quadro che ne emerge è la versione finanziaria di Guernica. Dunque, mentre le banche regionali Usa fanno i conti con miliardi di esposizione al real estate commerciale e da ieri hanno cominciato il countdown to extinction in attesa che la prossima settimana il board Fed tramuti la Discount Window in un bancomat senza PIN, l’inflow settimanale di capitali verso il settore del real estate esplode. Al massimo dal gennaio 2022. Ovvero, quando l’orizzonte monetario era rappresentato da una distesa di unicorni a perdita d’occhio. Contemporaneamente, l’outflow dal comparto tech registra il suo record settimanale. Assoluto. Dunque, ci si picchia per entrare in una palude di incagli e delinquencies su prestiti allegri per leasing ormai dal valore simbolico e si sfugge dai continui massimi di Nvidia e SMCI, dall’El Dorado dell’intelligenza artificiale. Un mercato autolesionista, oltre che manipolato.

Poi, la perla. Rappresentata in questo grafico.

L’ineffabile Goldman Sachs ci dice che il trading su opzioni legate a titoli del comparto semiconduttori ha pesato per il 42% del mercato totale in febbraio. E che da inizio anno l’aumento rispetto ai primi due mesi del 2023 è stato del 455%. Sobrio. E sostenibile. Forse anche per questo si scappa silenziosamente dal tech (ovvero, sfruttando i rialzi lisergici e vendendo sui massimi al parco buoi e ai fondi pensione) e si entra nel real estate? Forse quell’inflow carico di speranza, oltre che confermarci implicitamente che nessun’altra banca regionale Usa fallirà, ci dice che i tassi scenderanno? E in fretta. Tanto da far tornare il mattone in cima alla lista da FOMO, il mitico Fear Of Missing Out. La paura di perdere l’occasione della vita. Talmente unica da essere ciclica.

Nel frattempo, Bitcoin supera per la prima volta quota 72.000 dollari. E anche l’argento a livello di market cap, divenendo l’ottavo most valuable asset del mondo. E nemmeno troppo distante dal settimo e sesto posto, occupati rispettivamente da Alphabet (Google) e Amazon. Come mai questa nuova accelerazione? Perché la London Stock Exchange lunedì ha comunicato che dal secondo semestre di quest’anno accetterà domande per Etn (exchange-traded notes) su Bitcoin ed Ethereum. E la FCA britannica ha dato via libera anche alla possibilità di offrire prodotti simili a investitori istituzionali. Tanto basta mettere un bel disclaimer rispetto ai rischi di perdere ben oltre l’investimento iniziale e coscienza e fedina penale sono a posto.

Insomma, sotto il proverbiale pelo dell’acqua, l’incrociarsi di iceberg ricorda ormai un ingorgo sull’Aurelia. Il 14 di agosto. In orario di partenza tutt’altro che intelligente. Di converso, la possibilità di un botto sale. Come sulla pista degli autoscontri. Soprattutto in virtù di quelle porte girevoli che regolamentano in base a un’entropia da mero profitto sul breve le entrate e le uscite da real estate e tech, di fatto due impostazioni antitetiche. E con la Fed e le sue decisioni di politica monetaria in modalità Re Sole cui tutto e tutti ruotano attorno.

Ma quale richiamo a ultrasuoni è entrato in azione la scorsa settimana, tale da smuovere capitali a tempo di record e contestualmente risultare silente e muto alle orecchie dei comuni mortali? Adesso, attendiamo la riunione Fed della prossima settimana. Prima sarà tutta strategia. E playbook per addetti ai lavori. Attenzione però alle cortine fumogene. Più saranno dense, più saranno totalmente inutili all’atto pratico. E tese solo a distrarre. Un po’ come certe inchieste sui dossieraggi. Come diceva il Libanese nella versione cinematografica di Romanzo criminale? Se comandano tutti, non comanda nessuno. Se intercetti tutti, a strascico, vuoi solo creare un caso. Ma non il caos.

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