Ancora una volta, il Giappone ci mostra la via maestra. Extra-emissioni per 44 miliardi di dollari. Tutto per finanziare l’extra-budget. E difficilmente il Parlamento potrà dire no a questa mossa appena decisa dal neo-insediato Governo di Shigeru Ishiba. Perché quel denaro servirà a sovvenzionare la classe media colpita dall’aumento dei prezzi, garantire sussidi per calmierare i costi energetici e finanziare le aree colpite dal terremoto dello scorso gennaio.



All’inizio dell’anno, le nuove emissioni programmate per il 2024 ammontavano a 35,4 trilioni di yen. Ora si sale a 42 trilioni. In sé la notizia non mi sconvolge. Trattasi del Giappone, la più grande tipografia a cielo aperto del globo terracqueo. Ma vi invito ora a dare un’occhiata a questo link. E questo sì, forse dovrebbe un po’ inquietarci. Perché l’annuncio del ministero delle Finanze nipponico è arrivato nemmeno 24 ore dopo quello della Bank of Japan relativo alle perdite legate alle detenzioni di titoli di Stato. Nei 6 mesi conclusisi a settembre, qualcosa come 90,3 miliardi di dollari di perdite. O 13,66 trilioni di yen. Quelle del semestre precedente, rese note nel mese di marzo, ammontavano a 9,43 trilioni di yen.



L’innalzamento ormai senza freni dell’asticella dell’economicamente tollerato, ecco il problema. Quando il Giappone, giocoforza, dovrà pagare su quel debito interessi realmente di mercato e non da manipolazione monetaria sistematica, cosa accadrà? E attenzione, perché come avevo già segnalato in un precedente articolo, sempre il Giappone nel terzo trimestre di quest’anno ha scaricato debito Usa per il controvalore record di 61,9 miliardi di dollari. Insomma, giocare con la Banca centrale in modalità croupier del casinò è rischioso, quando le scommesse superano un certo livello. Perché quelle perdite a bilancio sono da imputare all’aumento dei tassi di interesse, sintomo che la mossa dello scorso luglio di uscire trionfalmente da un decennio di tassi negativi/zero è ingestibile per il Giappone. Persino 25 punti base possono scatenare uno tsunami devastante, fra smobilizzi di massa dei carry trades e perdite a bilancio della Bank of Japan. Contestualmente, lo yen paga dazio a quella politica. Ed evitare crolli sotto i livelli non più gestibili per via ordinaria impone vendite di massa di Treasuries.



Sentite anche voi l’odore della paura che comincia ad appestare l’aria, a livello globale? Vedete anche voi nitidamente il muro contro cui stanno andando a sbattere le spalle della retorica da monetizzazione e finanziamento diretto dei deficit, in Giappone come negli Usa come nell’Ue?

Come si esce da un simile cul-de-sac? Lo suggerisce una dinamica un po’ apocalittica che sta circolando da qualche giorno. Oggi il Dow Jones è al di sopra del trend di resistenza a 125 anni. L’ultima volta che accadde fu nell’agosto del 1929. D’altronde, un crash da debito poi si può aggiustare solo con altro debito. O no? Fin che dura. E non durerà molto.

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