Mi pare incredibile ancora oggi dover spiegare il fallimento del Governo Draghi e la necessità di uscire dalla gabbia dell’euro e di una Unione europea che è stata tutto tranne che una “unione”. Eppure mi è capitato di nuovo, di recente, discutendo con una persona avanti negli anni. Potrei capire un giovane, uno che non ha visto l’Italia negli anni ’80 e ’90.
Ma uno che all’epoca era già adulto e ha visto e vissuto il progressivo deteriorarsi dell’economia italiana, come può ancora pensare che “non possiamo andare da soli”? Ma che significa andare “da soli”? Forse prima di Maastricht eravamo isolati dal mondo? E come avrebbe fatto il Made in Italy ad affermarsi nel mondo?
E cosa dire di Draghi e dei suoi continui fallimenti? Come governatore di Bankitalia ha fallito nel controllo delle banche (dai guai di Mps al fallimento di quattro banche, cono costi rovinosi per i cittadini e per le casse dello Stato). Come governatore della Bce ha fallito nel compito di tenere l’inflazione a un valore prossimo al 2%. Come presidente del Consiglio, lasciamo stare la politica estera e la sanità (di cui peraltro è almeno corresponsabile). ma che dire dei conti pubblici e del disastro dell’economia? Che dire dei 200 miliardi in più di debito pubblico? E che dire del rialzo dello spread? Ha puntato tutto sul Pnrr, che a detta di molti sarà irrealizzabile per mancanza di personale qualificato.
Notizia recente: l’agenzia di rating Moody’s ha avvisato che l’Italia potrebbe subire un declassamento. Ennesimo fallimento del Governo Draghi.
“Ma Draghi ha una reputazione internazionale!”. Sì certo, ma bisogna capire perché ha quella reputazione. Forse perché serve molto bene gli interessi stranieri? Forse perché ha dato una grossa mano per distruggere l’economia italiana, lasciando che un’azienda con una grossa partecipazione del ministero del Tesoro praticasse prezzi sulle bollette elettriche tali da condurre le imprese al fallimento o alla chiusura?
Mio padre, nato poco prima della Seconda guerra mondiale, mi raccontava quello che sapeva lui e cioè che abbiamo perso la guerra perché i soldati italiani sono stati mandati in Russia d’inverno con le scarpe di cartone. Ora invece il Presidente Draghi ci ha mandato in guerra senza nemmeno quelle. Senza gas, senza riscaldamento e pure senza lavoro, per le migliaia di imprese che stanno chiudendo a causa di bollette insostenibili.
Certo che ha fatto benissimo la sua parte: ha fatto gli interessi stranieri, che aspettano il momento giusto per replicare quanto hanno fatto già recentemente, cioè fare man bassa delle migliori aziende italiane, cioè acquistare a prezzi stracciati una qualità produttiva invidiata in tutto il mondo.
Tutto questo accade in un momento in cui tutta la finanza mondiale si trova sull’orlo del burrone, senza poter prevedere da dove arriverà il disastro, tante sono le crepe. L’immobiliare americano mostra evidenti segnali di crisi, quello cinese è già in default e sta tirando nel default le banche provinciali cinesi.
E non parliamo della guerra in Ucraina (chi sta pagando le armi che spediamo?), della crisi del gas, del taglio della produzione del petrolio deciso dai Paesi dell’Opec, dove evidentemente contano di più gli affari e la Russia degli Usa.
Ma una svolta potrebbe avvenire tra breve. L’inizio di una svolta che muoverà gli assetti politici in tutto il mondo. Se infatti alle prossime elezioni americane midterm potrebbero consegnare la Camera e il Senato ai Repubblicani, cioè a Trump, e mettere i bastoni fra le ruote all’Amministrazione Biden, tanto da costringerlo a cambiare radicalmente la sua politica estera, quindi a cambiare radicalmente la situazione in Ucraina e di conseguenza la posizione dell’Ue in materia.
In effetti, i recenti attentati al Nord Stream e al ponte in Crimea, di chiara responsabilità americana (o almeno corresponsabilità) assomigliano a tentativi disperati di far entrare in guerra la Russia con la Nato e modificare così il pensiero degli americani sul Presidente Biden.
Certo, la mia è pura speculazione, ma per sapere come stanno le cose basterà attendere i primi di novembre.
Intanto, in Italia si bisticcia e si fanno polemiche sui presunti “ritardi” del Pnrr; come dicevo poc’anzi, Moody’s sta per decidere di declassare l’Italia. I motivi dichiarati? Il debito alto, la mancata crescita economica e il ritardo nelle riforme, incluse quelle previste nel Pnrr.
Eh si, Draghi è stato proprio bravo.
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