L’amministratore delegato di Volkswagen l’altro ieri ha dichiarato che “una guerra prolungata in Ucraina rischia di essere molto peggio del Covid per l’economia europea”. Volkswagen è di gran lunga il maggiore gruppo industriale europeo ed è al centro di una rete di fornitori molto ampia. L’esplosione del Covid a febbraio 2020 ha fatto schizzare lo spread Btp-Bund da circa 135 a 280 in meno di un mese; ancora a maggio 2020 lo spread era a 250. Ad agosto, dopo l’intervento della Bce, lo spread era tornato sotto 150 per poi scendere sotto 100, ai minimi dal 2015, a febbraio 2021 quando Mario Draghi è diventato presidente del Consiglio. 



È lecito chiedersi se la crisi ucraina, che “è molto peggiore del Covid”, possa iniettare dosi massicce di volatilità sul mercato del debito europeo anche con Draghi come presidente del Consiglio; l’Italia è in prima linea in questa crisi sia per la dipendenza dalla Russia per molte forniture strategiche, come la Germania, sia perché, a differenza dei tedeschi, ha un debito pubblico molto elevato e un’economia che ancora fa i conti con le restrizioni da Covid. 



C’è un secondo elemento. Non è chiaro quale reazione politica e sociale si possa determinare in conseguenza della crisi ucraina. La crisi da Covid ha avuto effetti sulla politica italiana e l’arrivo di Draghi è uno di questi. Il Governo italiano sembra blindato, ma gli effetti di quello che sta succedendo in Ucraina non sono ancora arrivati se non in misura iniziale. Gli effetti politici sono amplificati dalle prossime scadenze elettorali. Tra qualche settimana sarà il turno del nostro “partner” francese e tra un anno, invece, arriveranno le elezioni politiche italiane. Se l’Italia dovesse essere scossa dagli effetti di un’economia di guerra, come hanno sintetizzato ieri alcuni dei principali giornali italiani e come ha evocato il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, è difficile prevedere gli effetti politici e sociali. Non ci sono paragoni a meno di tornare indietro di quasi un secolo. Nel frattempo la società italiana è cambiata profondamente e lo stile di vita ha fatto diversi salti quantici. Fare previsioni è quindi complicato, ma non si può escludere alcun scenario proprio per il cambiamento radicale che questa crisi porta.



Gli ingredienti, quindi, sono una crisi economica peggiore del Covid, un alto debito pubblico e, potenzialmente, volatilità politica. Basta che questa volatilità sia possibile; non è necessario che le elezioni siano vinte da una compagine che oggi non vediamo o da partiti che oggi riteniamo deboli, basta che questo scenario sia ritenuto possibile nei prossimi dodici mesi. Il Covid nella fase iniziale non ha unito l’Europa, anzi è stato vero l’esatto contrario. La domanda quindi è se e dopo quanto tempo la Bce interverrà di nuovo per “salvare l’euro” perché i costi di questa operazione saranno esorbitanti vista la crisi che arriva e visto lo stato delle economie europee dopo due anni di lockdown intermittenti. 

Il mondo è irriconoscibile rispetto a due settimane fa e i cambiamenti sono molto veloci. Ciò che sembrerebbe distante, in un mondo “normale”, oggi invece è molto più vicino. 

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